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La Liturgia di Domenica 27 Ottobre 2024

27/10/2024

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XXX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di padre Paul Devreux​
Bartimèo, figlio di Timeo, è una persona eccezionale, che vuole vivere e non si accontenta. E' un cieco che però ci vede bene per quel che riguarda gli affari; in atti riesce a mettersi in un punto molto strategico, dove devono passare i pellegrini che salgono in pellegrinaggio a Gerusalemme, i quali si sentono obbligati a fargli l'elemosina per sentirsi buoni e giusti.

Di per se è uno che ha raggiunto una posizione tranquilla, perché non deve faticare molto per vivere. Di positivo ha il fatto che lui sa di essere cieco, e questo non è scontato. Essere cieco fisicamente è brutto, e mi spaventa l'idea che potrebbe capitare anche a me, ma significa anche non vedere la Luce, non vedere Dio, non avere né prospettive né futuro, vivere in un mondo di tenebre; ma può capitare che ci si abitui.

Bartimèo no, e quando sente che passa Gesù, si mette a gridare, e questo è il suo secondo punto di forza. Non si vergogna e grida, prega con intensità. E uno che ha ascoltato Gesù, o ne ha sentito parlare, anche perché non è la prima volta che Gesù passa di li.

Tra lui e Gesù si frappongono due tipi di persone che chiamerei i diavoli e gli angeli.

I diavoli sono quelli che lo rimproverano dicendogli di non disturbare, di stare attento, di non fidarsi, come succede anche oggi a chi desidera incontrare e fare sul serio con il Signore. Possono essere gli amici, i collegi di lavoro. A volte siamo anche noi preti o qualche fedele devoto ma pieno di paure, perché il suo grido disturba la nostra tranquilla sequela.

Poi ci sono gli angeli, che sono quelli che gli dicono: "Coraggio, ti chiama".

Ma perché Gesù aspetta che gridi, mentre altre volte è lui che prende l'iniziativa di andare incontro ai malati e a guarirli? Gesù vuole formare noi a diventare tramite tra Lui e chi lo cerca. Inoltre vuole essere sicuro che Bartimèo desideri veramente essere guarito. Infatti prima gli domanda che cosa vuole. Se quello si fosse limitato a dirgli che aveva finito le sigarette, gli avrebbe comperato le sigarette e basta. Questa battuta ci può fare sorridere, ma è una tragica realtà che succede tutti i giorni; i fatti tutti quelli che si danno da fare per aiutare, sanno che la cosa più difficile è aiutare chi non vuole esserlo o non ne vede la necessità.

Bartimèo è uno che desidera essere aiutato veramente, e Gesù lo vede dal fatto che butta il mantello, cioè tutto quello che ha e balza in piedi per andare da Gesù, e dopo si mette a seguirlo. Gli amici avranno detto che hanno perso Bartimèo, perché se n'è andato appresso a quello là, ma per lui inizia veramente una nuova vita.

Il cieco posso essere anche io. Per esempio quando il Signore mi propone di camminare con Lui verso la luce, e io reagisco dicendo che non ho voglia, che sto bene seduto nel mio cantuccio, dove posso vivere di rendita. Anche San Paolo era cieco, convinto di fare la volontà di Dio perseguitando i cristiani. Sapere di essere cieco, non è scontato, ma la conseguenza è che perdiamo delle belle opportunità.

Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me e di tutti coloro che preferiscono le tenebre alla luce.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa' che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio, Padre buono,
che nel tuo Figlio unigenito
ci hai dato il sacerdote compassionevole
verso i poveri e gli afflitti,
ascolta il grido della nostra preghiera
e fa' che tutti gli uomini vedano in lui
il dono della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ger 31,7-9
Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo

Dal libro del profeta Geremìa

Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».
​
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 125
Rit. Grandi cose ha fatto il Signore per noi

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia. Rit. 

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia. Rit. 

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia. Rit. 

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni. Rit. 

SECONDA LETTURA - Eb 5,1-6
Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek

Dalla lettera agli Ebrei

Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek».

Parola di Dio

VANGELO - Mc 10,46-52
Rabbunì, che io veda di nuovo! 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
​
Parola del Signore
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La Liturgia di Domenica 20 Ottobre 2024

20/10/2024

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XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin​
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Che cos'è la gloria? E' essere visti, riconosciuti, identificati, amati, accolti. Giacomo e Giovanni chiedono una cosa bella, magari lo chiedono in modo non consono, ma chiedono di stare col Maestro, di vivere sempre con Lui, vicini a Lui. Questa richiesta è un atto di amore e di tenerezza, che però nasconde un tranello: in un contesto di affetto e di accoglienza vogliono essere i più grandi, onorati e stimati da tutti, non curandosi degli altri dieci, che giustamente si fanno sentire.

Può succedere anche a te, a me, che per eccessivo desiderio di essere riconosciuti e amati, scivoliamo travolgendo e calpestando gli altri, magari dicendo: "Scusa, non ti avevo visto", appunto, accecati come siamo dal nostro desiderio non domato, usiamo gli altri come sgabello per raggiungere il nostro fine.

Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Gesù dice, in altre parole: non sapete, non avete imparato e mi fate una domanda senza senso, ma state sicuri che io, il Maestro, disseterò e sazierò ogni vostro desiderio. Il calice è tutto l'immenso dolore che il Figlio di Dio vivrà da lì a poco, tutte le incomprensioni, i tradimenti, i flagelli, gli sputi, tutte le lacerazioni più che profonde di un amore ridotto a brandelli. Questo calice lo berranno anche i suoi, chi prima, chi dopo, anche chi è scappato, tutti, nessuno escluso.

Il battesimo potrebbe apparire come un sinonimo del calice, ma sappiamo bene che il vangelo non usa due parole se può usarne una: il calice contiene il dolore del Signore; il battesimo è l'oceano di dolore nel quale il Signore è immerso. Sempre di dolore si tratta, un dolore assunto in prima persona, pur non voluto (Padre, se vuoi, allontana da me questo calice) ma accolto, in cui Gesù non solo beve, ma si immerge (Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà) Lc 22,42. Il calice è la firma di Gesù sul progetto, il battesimo è la realizzazione nella sua carne di questo progetto d'amore e di dolore. E sulla croce le ultime parole saranno: "Tutto è compiuto" (Gv 19, 30).

Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono.

Gesù ci mette davanti ciò che vediamo ogni giorno in TV e nei giornali, come a dire: se i governanti si comportano così con chi è stato loro affidato, dominano, opprimono, schiacciano e usano, anche voi, ci dice il Maestro, correte questo rischio, fate attenzione. A te è stato affidato il tuo prossimo, l'altro, ogni altro, non andare a cercare chissà dove: il primo che incontri quello è il tuo "altro" da accogliere, amare, tutelare, aiutare. Schiacciare l'altro significa ridurlo a una cosa, svuotarlo di ogni dignità e adoperarlo per il proprio tornaconto, esattamente come hanno fatto con Gesù. Vuoi comprendere come si rende oggetto una persona? Guarda Gesù crocifisso, e comprenderai quanto male si può compiere in nome di un egoistico "bene".

Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.

Pronti a rivoltare il calzino? Hai presente come funziona nel mondo? Ecco, con Gesù è tutto il contrario. Vuoi essere riconosciuto, amato stimato? Vuoi essere il più grande? -Sii servo di tutti. No ma ecco, io veramente, cioè... Gesù spiazza sempre, e va al nocciolo del problema: è grande chi si sa fare piccolo, è primo chi sa essere l'ultimo; in caso contrario è solo una vuota e inutile competizione, dove si continua a schiacciare gli altri. Se invece ti fai servo, gli altri li accogli, li proteggi, gli altri diventano incarnazione del tuo amore, gli altri diventano il tuo paradiso in terra, non perché sia facile, non lo è affatto, ma perché il tuo servizio ti farà pregustare la gioia del dono, che gusteremo in pienezza in Paradiso.

Anche il Figlio dell'uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Gesù è il modello perfetto, e incarna perfettamente ciò che dice. Lui, il servo del Signore, servo della gioia dell'uomo. Ogni istante della sua vita è stato servizio, umiltà, Lui si è chinato sulle bassezze dell'essere umano, per trarre da lui quel tesoro dimenticato, sepolto tra i cadaveri dell'egoismo e del ripiegamento. Gesù è servo fino all'ultimo respiro, è servo in croce, è servo nel sepolcro, quando lascia il sudario piegato, a parte, è servo il mattino di Pasqua quando appare alle donne, a Maria Maddalena. E' servo oggi, in ogni tabernacolo del mondo, dove passa giorni, mesi e anni nel silenzio e nel buio, spesso dimenticato, ma sempre pronto a riaccendere speranza e donare pace. E' servo nei momenti dolorosi, quando ti senti perso, e una sua mano ti salva dall'abisso.

Gesù servo non si intende di primi posti, di reggie e troni. Lui sa solo cingersi dell'asciugatoio e chinarsi per lavare i piedi di chi ama. Anche i tuoi.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
donaci di orientare sempre a te la nostra volontà
e di servirti con cuore sincero.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio della pace e del perdono,
che hai inviato il tuo Figlio nel mondo
per dare la sua vita in riscatto per tutti,
concedi alla tua Chiesa di servire l'umanità intera
a immagine di Cristo, servo e Signore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 53,10-11
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza

Dal libro del profeta Isaìa

Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 32
Rit. Donaci, Signore, il tuo amore: In te speriamo

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. Rit. 

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. Rit. 

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. Rit. 

SECONDA LETTURA - Eb 4,14-16
Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
​
Parola di Dio

VANGELO - Mc 10,35-45
Il Figlio dell'uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore

oppure:
VANGELO Forma breve - Mc 10, 42-45
Il Figlio dell'uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e disse loro:
«Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.
Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Parola del Signore
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La Liturgia di Domenica 13 Ottobre 2024

13/10/2024

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XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?» 

Anche tu hai posto questa domanda, a te stesso, alla natura, agli eventi, a Dio. Ti sembra assurdo che tutto ciò che vivi debba finire, se è bello, oppure debba solo dar fastidio, se è brutto. Eternità è una parola poco o per nulla usata, ma in ognuno di noi scava lunghi solchi che la desiderano, la invocano, la vogliono.

Questa domanda contiene un desiderio ma anche una volontà: che cosa devo fare? In altre parole: sono disposto a fare qualsiasi cosa pur di dissetare questo bisogno di eternità, di infinito. Il desiderio è la strada, la volontà sono i miei passi, l'eternità è la meta. Come puoi constatare a te viene richiesto solamente di metterti in cammino (o se preferisci, di pedalare). Lo sconforto può occupare la tua carreggiata quando ti fermi, quando dimentichi il traguardo e ti chiedi per chi stai camminando e soffrendo. Se non conosci la meta, anche un solo passo perde di senso.

Gesù gli disse: «Tu conosci i comandamenti» Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza»

Il più classico dei bravi ragazzi, attento, gentile, premuroso, ligio ai suoi doveri, cordiale... I comandamenti sono come il guardrail della strada che percorri. Il tuo desiderio, per quanto forte, ha necessità di avere una guida per non finire in un dirupo, o fuori strada. Questo guardrail non ti costringe, non ti obbliga, anzi, ti libera da tanti guai, ti tutela, e ti assicura il cammino. Ti senti imprigionato, legato, costretto? Pensa alla tua gestazione all'interno del grembo materno. In quei nove mesi di ambiente protetto ti veniva data tutta la protezione e la cura affinché la tua vita potesse venire alla luce. Allo stesso modo i comandamenti non sono una proibizione, ma una lunga gestazione di vita eterna .

«Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!»

Gesù punta in alto, lo sappiamo. Questo suggerimento del Maestro è molto impegnativo: chiede al ragazzo di espropriarsi, e non parla solo di beni mobili o immobili, parla della persona, dei suoi pregi e difetti, di ciò che ha fatto, delle sue risorse interiori: vendi tutto, espropriati, togli la targhetta del tuo nome dalle buone azioni che fai, vivi nella libertà dei figli di Dio, non appropriarti di un dono, ma sii tu stesso il regalo di Dio per il mondo!

Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. 

Ok, sono un bravo ragazzo, mi impegno, osservo i comandamenti, cammino seriamente, non basta? No, non basta, perché se tu fai tutte queste bellissime cose per te stesso, per la tua gloria, "per essere lodato dalla gente" (Mt 6,2), è come se scavalcassi il guardrail per buttarti nel dirupo della vanagloria, della presunzione, del "ma quanto sono bravo". Gesù chiede una marcia in più, la marcia del dono, dell'espropriazione, non perché tu non sia importante e degno di stima, ma perché il soggetto non sei tu, il soggetto non è il tuo ego, non è il tuo fare o non fare: il soggetto è il traguardo, la meta. Vuoi giungere alla meta? Investi tutto te stesso nel cammino, giocati tutto, cammina libero da ogni zavorra, e affida a Dio tutto ciò che sei e che fai, lascia tutto nelle sue mani, e vedrai che non perderà nulla di quanto gli affidi.

Gesù disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». (...) «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Non impossibile, ma difficile. Le ricchezze, lo abbiamo già detto, non sono solo la villa al mare o il gruzzoletto in banca, che male non fanno, le ricchezze sono un abbraccio non dato, un ripiegamento su se stessi, una buona azione ostentata. Tutte queste cose intralciano il cammino, lo rallentano, a volte lo bloccano definitivamente.

Questa difficoltà nel giungere alla meta, viene accolta dai discepoli come un'impossibilità, come a dire: "ma allora che ci siamo messi in cammino a fare se è impossibile giungere alla meta?" Questo scoraggiamento ci dice il perché dell'espropriazione e del dono di se stessi: tu non stai camminando per essere inserito nel Guinnes dei Primati o per abbattere tutti i record; tu stai camminando per essere la miglior versione di te stesso, affinché il dono della tua vita sia bello e piacevole per chi lo riceve.

Libera la tua strada dall'egoismo, affida alle mani di Dio tutto il tuo bene, e lascia che sia Lui a custodire la tua vita. E a tagliare il traguardo non sarai solo: Lui esulterà con te, gridando: "Vittoria!".
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore,
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,
non ci stanchiamo mai di operare il bene.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio, nostro Padre,
che conosci i sentimenti e i pensieri del cuore,
donaci di amare sopra ogni cosa Gesù Cristo, tuo Figlio,
perché, valutando con sapienza i beni di questo mondo,
diventiamo liberi e poveri per il tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Sap 7,7-11
Al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza

Dal libro della Sapienza

Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.
L’ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
​
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 89
Rit. Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male. R.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

SECONDA LETTURA - Eb 4,12-13
La parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri del cuore

Dalla lettera agli Ebrei

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.
​
Parola di Dio

VANGELO - Mc 10,17-30
Vendi quello che hai e seguimi

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Parola del Signore

oppure:
VANGELO Forma breve - Mc 10, 17-27
Vendi quello che hai e seguimi

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Parola del Signore
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La Liturgia di Domenica 6 Ottobre 2024

6/10/2024

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OTTOBRE: 
MESE DEDICATO ALLA RECITA DEL SANTO ROSARIO

Ottobre è comunemente chiamato il Mese del Rosario perché il giorno 7 viene celebrata la memoria della Beata Maria Vergine del Rosario.        
Il Santo Rosario è chiamato “Salterio della beatissima Vergine Maria”. Questo modo di pregare Dio consiste nel lodare la beatissima Vergine ripetendo il saluto angelico 150 volte, quanti sono i salmi del salterio di David, interponendo ad ogni decina il “Padre nostro” con meditazioni illustranti l’intera vita del Signore nostro Gesù Cristo.     
Sorto all’inizio del secolo XII, il Rosario si è diffuso in tutta la Chiesa arricchito da numerose indulgenze, compagno fedele di tutti i cristiani che vogliono condurre seriamente la loro vita.
San Giovanni Paolo II ha pubblicamente dichiarato di preferire la preghiera del Santo Rosario a qualunque altra non liturgica. Egli ha anche felicemente arricchito i Misteri tradizionali con quelli della Luce che culminano con il mistero della istituzione dell'Eucaristia. Quanta luce entra nel cuore e nella vita con questo augusto Sacramento!

TU HAI LA CORONA DEL SANTO ROSARIO? LA RECITI IN FAMIGLIA, O CON L’ASSEMBLEA DEI FEDELI, O ALMENO DA SOLO?          
In questo mese, trova un po’ di tempo, meglio se ogni giorno, per pregare il Rosario. Semina, durante la giornata tante “Ave Maria” dovunque ti trovi. Incarica il tuo “Angelo custode” di raccoglierle per farne una corona d’amore per la Regina del cielo e della terra, una catena di salvezza per le anime infelici e sbandate a causa del peccato, una forza di sostegno per i missionari che dedicano la vita alla predicazione del Vangelo nel mondo. Essi lo fanno anche a nome tuo, perché nessun battezzato si può sottrarre alla missione di “annunciare la buona novella di salvezza”.


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XXVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
​

Questa pagina di vangelo inizia male: i farisei pongono una domanda a Gesù, e fin qui tutto ok, ma il male è già avvenuto, perché quella posta è una domanda sgambetto, a loro non interessa la risposta, quanto poter usare le parole di Gesù contro di Lui. Chiedono una norma che già sanno, tanto che Gesù risponde con un'altra domanda, per farli uscire allo scoperto e metterli davanti a se stessi; allo sgambetto il Maestro risponde con un invito alla verità e alla trasparenza. Loro chiedono se è permessa la separazione, Gesù li invita all'unità, non solo della coppia, ma dell'essere umano con se stesso. La domanda di Gesù è un tentativo di tornare a un'unità della persona, come a dire: Perché chiedete a me? Non avete la legge di Mosè?

Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 

I farisei chiedono di separare, Gesù di unire, e per farlo torna al momento solenne della creazione, ben prima di Mosè. Il progetto di Dio sull'uomo e sulla donna è un progetto di comunione, non di separazione. La prescrizione di Mosè è una concessione, come conseguenza della sclerocardìa, cioè la durezza di cuore, che in quanto muscolo necessita di continuo movimento e allenamento, altrimenti si atrofizza e muore. Questa indisponibilità ad amare e a lasciarsi amare genera morte dentro e fuori di sé. Al contrario, se il mio cuore diventa dono, sarà il campo fecondo dell'amore, sempre, in qualsiasi situazione e relazione, inclusa quella di coppia. L'uomo non divida: non frammenti l'opera di Dio, non frammenti se stesso, ma miri all'unità, all'unicità, nei sentimenti, nel pensiero, nelle azioni.

Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio.

Un bel quadretto, Gesù coi bambini, viene rovinato dall'eccessivo zelo dei discepoli. I bambini disturbano, fanno chiasso, piangono, sporcano, fanno i capricci, in una parola: sono bambini. Il Maestro non deve essere disturbato, avranno pensato, e scatta la catena umana per preservarlo da qualsivoglia molestia. Gesù, ci dice il vangelo, si indignò, un atteggiamento che esprime nervosismo, collera, ma se  il verbo greco è "soffrì curvo" e possiamo tradurre così: "Gesù si piegò in due dal dolore", un dolore immenso che colpisce il Maestro allontanato dai piccoli. Questo dolore del Maestro ci dice la sua profonda sensibilità e tutto il suo amore per chi è piccolo, per chi è uno, come i bambini, che non indossano maschere, che non dissimulano, che sanno essere se stessi sempre, anche a costo di rimproveri plateali. A chi è così appartiene il Regno di Dio.

Appartenere: può sembrare un verbo di possesso, ma il Regno non è tascabile, fuori di noi: sei tu, sono io, il Regno di Dio è chiunque si lascia appartenere dall'amore di Dio, e in nome di questo Amore mette tutta la sua vita a disposizione del Regno, sottraendo se stesso alle mani avide dell'egoismo.

In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».

L'accoglienza è la chiave del Regno! Come accoglie un bambino? Senza finzioni, senza 'ni', senza doppie facce. Un bimbo accoglie l'altro per quello che è, non si attende nulla, e lui stesso si offre così com'è. Questa accoglienza così pura e cristallina aprirà le porte del Regno, qui su questa terra e poi in Cielo.

E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

Il dolore curvo di Gesù viene lenito dalla gioia dei bimbi: li prende tra le braccia, li abbraccia, impone le mani, tutti gesti di protezione, di cura, di tutela. Essere bambini ci rende "abbracciabili" da Gesù, e il suo amore può fluire liberamente in noi.

Apparentemente il vangelo di oggi contiene due argomenti: "l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto" e "chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso", ma in realtà sono le due facce della stessa medaglia. Dio è unità, e avendoci creati a sua immagine, anche noi in origine siamo unici, poi lungo il percorso della vita può succedere di frammentare i nostri intenti, spaccare la nostra unicità, disperdere le nostre energie. Ecco che Gesù ci dà la soluzione: tornare come bambini, unici, senza filtri e veri. Questa nuova creazione dipende da ognuno di noi, che si mette nelle mani del vasaio per essere nuovamente plasmato, ripulito, modellato secondo il progetto originale che il Padre da sempre sogna e realizza in ciascuno: essere creatura unica e irripetibile, un'icona vivente del Regno.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
oltre ogni desiderio e ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio, che hai creato l'uomo e la donna
perché i due siano una carne sola,
dona loro un cuore sempre fedele,
perché nella santità dell'amore
nulla separi quello che tu stesso hai unito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gen 2,18-24
I due saranno un’unica carne

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda».
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse:
«Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta».
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 127
Rit. Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. R.
 
La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa. R.
 
Ecco com'è benedetto
l'uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion. R.
 
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele! R.

SECONDA LETTURA - Eb 2,9-11
Colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine

Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

VANGELO - Mc 10,2-16
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

oppure:
VANGELO Forma breve - Mc 10, 2-12
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
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