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La Liturgia di Domenica 25 Agosto 2024

25/8/2024

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XXi DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
de Il settimanale di Padre Pio
Prima di entrare nella Terra Promessa, Giosuè mette gli israeliti di fronte a una scelta: i falsi dèi o il Signore. Giosuè disse a tutto il popolo: «Sceglietevi oggi chi servire [...] quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore» (Gs 24,15). Il popolo rispose che sceglieva la fedeltà a Dio, e disse: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi» (Gs 24,16). Il popolo riconobbe tutti i benefici che Dio gli aveva elargito, che lo aveva liberato dalla condizione servile in cui era assoggettato in Egitto, che aveva compiuto grandi segni e prodigi dinanzi ai suoi occhi e lo aveva custodito lungo il non facile cammino dell'esodo. Così venne rinnovata l'Alleanza con Dio e gli israeliti si prepararono ad entrare nella terra che Dio aveva loro promesso.

La stessa situazione la ritroviamo nel brano del Vangelo. Gesù mette i suoi discepoli di fronte a una scelta molto precisa: o stare con Lui ed accogliere il suo insegnamento, oppure andare via. Non è possibile una via di mezzo. Il testo dice che molti dei discepoli rimasero scandalizzati dal discorso che Gesù fece loro, il discorso del "Pane di vita": come era possibile che Gesù desse loro la sua Carne da mangiare e il suo Sangue da bere? Gesù non fa nessuno sconto. Al suo posto, molto probabilmente, noi avremo fatto di tutto per trovare una soluzione ambigua che accontentasse tutti. Gesù non fece così e ripropose letteralmente il solito insegnamento senza mitigarlo. Il Vangelo ricorda che «da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66).

Da questo episodio impariamo la necessità di essere pienamente fedeli all'insegnamento di Gesù e alla voce della Chiesa, la quale, grazie all'assistenza dello Spirito Santo, insegna infallibilmente le verità di fede e di morale. Non si possono fare riserve e la Chiesa non può sacrificare una parte di verità per un mal inteso "quieto vivere". Gesù, prendendo la parola, disse poi agli Apostoli: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67). Egli non fa nulla per trattenerli, non cerca una mediazione. Allora Pietro, a nome di tutti, disse con decisione: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).

Solo l'insegnamento di Gesù sazia la nostra fame e sete di verità, tutto il resto ci lascerà sempre inappagati. In proposito, è molto bello leggere quanto accadde a san Giustino che fu un martire dei primi secoli del Cristianesimo. Egli era un grande filosofo che si era messo sinceramente alla ricerca della verità. Aveva studiato tutte le filosofie, ma di tutte era rimasto deluso. Intuiva che vi era la verità, ma che ancora si nascondeva agli occhi della sua mente.

Mentre era nei pressi del mare e pensava alla verità, incontrò un anziano che in seguito mai più rivide. Egli gli parlò di Gesù Cristo, e gli fece capire che la verità da lui tanto cercata si trova nella Sacra Scrittura. Folgorato dalla grazia, san Giustino comprese che il Cristianesimo è l'unica Verità e comprese, come san Pietro, che solo Gesù ha parole di vita eterna. Si fece cristiano e, in seguito, affrontò valorosamente il martirio a Roma, dove nel frattempo si era trasferito. In una sua opera, egli così scrisse: «Il cristianesimo è la sola vera e utile filosofia».

Alcuni secoli dopo, sant'Agostino così scriveva: «Ci hai fatti per Te, o Signore, ed è inquieto il nostro cuore finché non riposa in Te». Anch'egli si convertì dopo lunghi anni di ricerca. Anch'egli aveva aderito un po' a tutte le correnti filosofiche in cerca della verità, e anch'egli, come san Giustino, era rimasto profondamente deluso di tutto. Finché non incontrò Gesù, e fu allora che pronunciò la frase poco prima ricordata. Come ben sappiamo, la sua conversione fu dovuta molto alle preghiere e alle lacrime della sua santa madre, santa Monica. Era impossibile – come ebbe a dire a lei lo stesso Vescovo – che il figlio di tante lacrime non si convertisse.

Proprio in questi giorni celebreremo la memoria di questi due santi, di santa Monica, il 27 agosto, e di sant'Agostino il 28 agosto. Sant'Agostino divenne poi sacerdote e vescovo, e fu uno dei più grandi teologi della Chiesa. Di questo ringraziò la sua mamma, la quale, per così dire, lo diede alla luce due volte: la prima volta quando nacque; la seconda volta quando scoprì che la verità è Gesù Cristo.
​
Come per sant'Agostino, anche per noi il cuore non avrà pace finché non riposerà nel Signore, perché solo il Signore ha parole di vita eterna. Solo quando noi ci arrenderemo alla verità, rivelata da Gesù Cristo e insegnata infallibilmente dalla Chiesa, vivremo nella pace.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi
e desiderare ciò che prometti,
perché tra le vicende del mondo
là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
O Dio, nostra salvezza,
che in Cristo, tua parola eterna,
riveli la pienezza del tuo amore,
guidaci con la luce dello Spirito,
perché nessuna parola umana ci allontani da te,
unica fonte di verità e di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
PRIMA LETTURA - Gs 24,1-2.15-17.18
Serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.
Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
SALMO RESPONSORIALE - Sal 33
Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. Rit. 

Gli occhi del Signore sui giusti,
i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo. Rit. 

Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti. Rit. 

Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato. Rit. 

Il male fa morire il malvagio
e chi odia il giusto sarà condannato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia. Rit. 
SECONDA LETTURA - Ef 5,21-32
Questo mistero è grande: lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne.
Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!
VANGELO - Gv 6,60-69
Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

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La Liturgia di Domenica 18 Agosto 2024

18/8/2024

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XX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Ascolta la versione audio del commento
Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 

Se prima la folla mormorava a causa di Gesù che si è definito pane disceso dal cielo, ora "discute aspramente" perché lo stesso pane è la sua carne e ci viene data da mangiare. È davvero troppo! Senza andare a cercare nella cultura ebraica, anche per noi occidentali del 2018 affermare qualcosa del genere è davvero un assurdità fuori da ogni logica.

Eppure Gesù usa un linguaggio vicinissimo a noi. Non ti è mai successo di dire o di sentire qualcosa tipo: "sei così bello che ti mangerei, ti mangerei tutto da quanto ti voglio bene"? Il senso è proprio qui: Gesù desidera instaurare con ciascuno una relazione intima profondissima, che coinvolge davvero ogni parte del nostro organismo. Mangiare è un atto sacro, che preserva la vita, ma è anche un atto intimo, interiore. L'incarnazione non si ferma a Betlemme, ma cammina e si sviluppa giorno dopo giorno, anche oggi, portando in se una potenza tale che sa sconvolgere le nostre vite, sia che la accogliamo, sia che la rifiutiamo. Non dimentichiamoci che l'opera di Dio ha questo potere.

Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 

Questo è vero anche a livello fisico: se non mangiamo e beviamo moriamo.Gesù ovviamente va oltre; proviamo a tradurre col nostro linguaggio di oggi questo concetto: "se non entri in intimità con Gesù, un'intimità così profonda che diventa inscindibile e impossibile da separare, se non vivi con Lui questa relazione trasformante, se non diventi tu stesso la sua carne e il suo sangue, ebbene non stai vivendo, stai vegetando forse, ma non vivi, sei come un ramo secco, buono solo a esser bruciato. Altro che religione, altro che filosofia, altro che idea! Gesù è vivo oggi e chiede a te tutto te stesso, come Lui si è donato totalmente. Ecco perché il vangelo è così attaccato: perché è tremendamente scomodo, una vera persecuzione, in senso positivo ovviamente.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 

Rimanere è la conseguenza di una scelta. Non è accettare supinamente qualsiasi cosa, ma volerci essere con tutto se stessi, a qualsiasi costo. A tale proposito mi viene in mente il rimanere di Maria e Giovanni ai piedi di Gesù crocifisso: sono voluti rimanere, sotto quella pioggia di sangue di dolore e di morte, hanno accolto le ultime parole, i rantoli del Signore. Rimanere è una relazione intima e profonda fra i due, quella che i teologi chiamano inabitazione: si rimane proprio perché abitati e vissuti da qualcuno, sennò... chi me lo fa fare? L'amore. Solo l'amore fa stare Maria ritta in piedi di fronte alla morte del Figlio. Solo l'amore sa declinare questo rimanere, sia nei giorni di sole che nei giorni di maltempo, quando tutto è buio, dentro e fuori. Solo l'amore coglie il primo alito di risurrezione, e pur con gli occhi arrossati dalle molte lacrime sa suscitare il canto dell'alleluia di risurrezione.

Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 

​
Gesù è pane per la vita dell'uomo: non ci può essere vita senza cibo. Gesù che diventa pane, oltre alla presenza reale nei tabernacoli, ci comunica tutta la premura di Dio nel voler essere la nostra vita, il nostro bene insostituibile, e questo non perché Lui sia un megalomane, ma perché Dio è la fonte di tutto ciò che a volte disperatamente cerchiamo: amore, pace, serenità, benessere! Fare la comunione significa riconoscere Gesù come insostituibile presenza d'amore. I martiri di Abitene (or TUnisia) interrogati dal proconsole affermarono: "Senza domenica, senza l'Eucaristia non possiamo vivere".

Quel pane spezzato e quel vino versato sono il nucleo irrinunciabile della nostra vita di esseri umani e di credenti, l'esempio perfetto di ciò che siamo chiamati ad essere: Amore. Il Servo di Dio don Tonino Bello disse: "Non vi preoccupate del fatto che se non venite a messa fate peccato, ma preoccupatevi perché vi sottraete a un flusso di grande Amore". Immergiamoci in questo oceano d'Amore, saremo in comunione e vivremo.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi nei nostri cuori la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) ​
O Dio, che sostieni il tuo popolo
con il pane della sapienza
e in Cristo tuo Figlio lo nutri con il vero cibo,
donaci l'intelligenza del cuore
perché, camminando sulle vie della salvezza,
possiamo vivere per te, unico nostro bene.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Pr 9,1-6
Mangiate il mio pane, bevete il vino che vi ho preparato

La sapienza si è costruita la sua casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
«Chi è inesperto venga qui!».
A chi è privo di senno ella dice:
«Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete,
andate diritti per la via dell’intelligenza».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 33
Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. Rit.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. Rit.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. Rit.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. Rit.

SECONDA LETTURA - Ef 5,15-20
Sappiate comprendere qual è la volontà del Signore

Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore.
E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

VANGELO - Gv 6,51-58
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno»
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La Liturgia di Giovedi 15 Agosto 2024

15/8/2024

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ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: SOLENNITÀ
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
di don Paolo Zamengo
Ascolta la versione audio del commento
La liturgia ci propone due testi molto belli, uno dall’Apocalisse e l’altro dal vangelo di Luca, e c’è un filo rosso che li lega. 

L’Apocalisse è il tentativo di leggere la storia con lo sguardo di Dio. C’è un drago che sembra trascinare le stelle del cielo e farle precipitare sulla terra con il suo potere distruttivo. Che nome diamo a questo drago e alle sue forze che sembrano sbranare il bambino che la donna ha generato? 

Il figlio viene rapito verso Dio che prepara per la donna un rifugio. Forse il messaggio è questo: non vincono i disegni dei potenti, non vince l’arroganza, non vince la morte.  L’assunzione di Maria sembra ricordare a noi che, con occhi smarriti, assistiamo alle vicende inquiete del nostro tempo, che la morte di Gesù ha sconfitto il drago.

Il vangelo ci parla della visita che Maria fa a Elisabetta che tutti ritenevano lontana dal poter  generare vita, eppure è già al sesto mese. È  in attesa, come lei, anche Maria, con il suo grembo giovane abitato da una promessa.  Il centro del mondo sembra quel villaggio di cui non è detto il nome, quella casa, quella porta, quelle due donne abbracciate.

Due donne, non ci sono uomini. Non c’è Giuseppe. Maria è salita da sola per quella montagna. Zaccaria, il marito di Elisabetta, è fuori causa, è muto per non aver creduto. E il vangelo di Luca racconta le parole di queste due donne sulla porta, due donne abitate dallo Spirito che si scambiano i pensieri del cuore.

Elisabetta pronuncia una benedizione, “Maria colma di Spirito santo” e lo dice  “a gran voce”, come avessero dovuto sentirla anche le pareti di casa, sentirla tutti. E  parlò guardando Maria  negli occhi. “Beata perché hai creduto all’adempimento di ciò che il Signore ha detto”.

Elisabetta che aveva visto un marito diventare muto perché non aveva creduto, ora non poteva non dire la sua ammirazione per Maria che aveva creduto, che aveva aperto con fiducia la sua porta a Dio. La cosa più importante era ed è dare credito a Dio. È la vera beatitudine di Maria, e di ognuno di no, dare fiducia a Dio e alla sua parola.

Maria risponde con il canto, il  Magnificat. Dovremmo ripercorrerlo pensando che a pronunciare quelle parole era stata un ragazza, senza corone in testa, con la fatica della montagna ancora nel fiato, lei che si considerava piccola, stupita di Dio che aveva avuto un pensiero per lei.

Ha guardato, disse, la sua piccola serva. Ma i piccoli hanno dentro una forza incredibile che è  la loro fiducia in Dio. E così la ragazza di Nazareth cantò a Dio e alla sua forza. Canta a un Dio che “ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, che ha rovesciato i potenti dai troni , ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote”. 

E l’azione di Dio non riguarda solo il futuro, quando a essere sottomessa sarà la morte. Riguarda anche il presente: ha disperso, ha rovesciato, ha innalzato, ha ricolmato, ha rimandato. Il cielo futuro sì, ma anche la terra, oggi.

La ragazza di Nazareth legge la storia con gli occhi di Dio. Dio prenderà gli umili e li porterà in alto. Oggi sappiamo chi Dio ha portato in alto: Maria assunta in cielo.
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LITURGIA DELLA PAROLA -  MESSA DELLA VIGILIA
Colletta
O Dio, che volgendo lo sguardo
all’umiltà della beata Vergine Maria
l’hai innalzata alla sublime dignità di Madre
del tuo Figlio unigenito fatto uomo
e oggi l’hai coronata di gloria incomparabile,
per sua intercessione fa’ che,
salvati per il mistero della tua redenzione,
possiamo essere da te innalzati alla gloria del cielo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 1Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2
Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa

In quei giorni, Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i levìti.
I figli dei levìti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei levìti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia.
Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio.
Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.


SALMO RESPONSORIALE - Sal 131
Rit. Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza

Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
l’abbiamo trovata nei campi di Iàar.
Entriamo nella sua dimora,
prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi. Rit. 

I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia
ed esultino i tuoi fedeli.
Per amore di Davide, tuo servo,
non respingere il volto del tuo consacrato. Rit. 

Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto». Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 15,54-57
Dio ci dà la vittoria per mezzo di Gesù Cristo

Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?».
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!


VANGELO – Lc 11,27-28
Beato il grembo che ti ha portato!

In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!».
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».

LITURGIA DELLA PAROLA -  MESSA DEL GIORNO
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima
l’immacolata Vergine Maria, Madre del tuo Figlio,
fa’ che viviamo in questo mondo
costantemente rivolti ai beni eterni,
per condividere la sua stessa gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ap 11,19; 12,1-6.10
Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 44
Rit. Risplende la regina, Signore, alla tua destra

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. Rit. 

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. Rit. 

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio. Rit. 

Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 15,20-26
Cristo risorto è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

VANGELO - Lc 1,39-56
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili
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In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

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PREGHIERA ALLA BEATA VERGINE MARIA ASSUNTA IN CIELO di Papa Pio XII
O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella tua Assunzione trionfale in anima e corpo al Cielo, dove sei acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi; ad essi ci uniamo per lodare e benedire il Signore che Ti ha esaltata sopra tutte le creature e offrirti il nostro omaggio ed il nostro amore.
Ave Maria...

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi sappiamo che il tuo sguardo, che maternamente accarezzava l'umanità umile e sofferente di Gesù in terra, si sazia ora in Cielo alla vista dell'umanità gloriosa della Sapienza increata, e che la letizia dell'anima tua, nel contemplare faccia a faccia l'adorabile Trinità, fa sussultare il tuo cuore di beatificante tenerezza; noi, poveri peccatori a cui il corpo appesantisce il volo dell'anima, Ti supplichiamo di purificare i nostri sensi, affinché apprendiamo fin da questa nostra vita terrena a gustare Iddio, Iddio solo, nell'incanto delle creature.
Ave Maria...

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi confidiamo che le tue pupille misericordiose si abbassino sulle nostre miserie e sulle nostre angosce, sulle nostre lotte e sulle nostre debolezze; che le tue labbra sorridano alle nostre gioie e alle nostre vittorie; che tu senta la voce di Gesù dirti di ognuno di noi, come già del suo discepolo amato: «Ecco il tuo figlio»; noi, che Ti invochiamo nostra Madre, Ti prendiamo come Giovanni, per guida, forza e consolazione della nostra vita mortale.
Ave Maria...

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi abbiamo la vivificante certezza che i tuoi occhi, i quali hanno pianto sulla terra irrigata dal sangue di Gesù, si volgano ancora verso questo mondo in preda alle guerre, alle persecuzioni, all'oppressione dei giusti e dei deboli; noi, fra le tenebre di questa valle di lacrime, attendiamo dal tuo celeste lume e dalla tua dolce pietà, sollievo alle pene dei nostri cuori, alle prove della Chiesa e della nostra Patria.
Ave Maria...

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

O Vergine Immacolata, Madre di Dio e degli uomini, noi crediamo infine che nella gloria dove regni vestita di sole e coronata di stelle Tu sia, dopo Gesù, la gioia e la letizia di tutti gli Angeli e di tutti i Santi; da questa terra dove passiamo pellegrini, confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di Te, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza. Attiraci con la soavità della tua voce per mostrarci un giorno, dopo il nostro esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Amen.
Ave Maria...

O Maria assunta in Cielo in corpo ed anima, prega per noi.

Salve, o Regina..

(Papa Pio XII il 1 novembre 1950, nel giorno della dichiarazione del Dogma)
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La Liturgia di Domenica 11 Agosto 2024

11/8/2024

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XIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Ascolta la versione audio del commento
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 

Il brano di vangelo di questa domenica inizia male. Mormorare è dissentire su un argomento o un'idea (e questo non sarebbe negativo), non manifestando il proprio pensiero ma creando polemiche e chiacchiere all'insaputa del diretto interessato. Il mormorio è sempre ‘contro' qualcuno, non è mai con, non è mai costruttivo. Mormorano contro Gesù perché si è definito pane disceso dal cielo.

Davanti a Gesù ci sono solo due possibilità: o ti metti in cammino per accoglierlo e fare spazio per Lui nella tua vita, oppure ti pianti come un mulo (tutto il mio rispetto per il buon animale), e non lo accetti, non fai niente per capire, anzi, ripeti come un disco rotto le tue quattro idee ben confuse, creando dissapore, distruzione e morte intorno a te.

E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?». 

Il loro ragionamento parte bene: Gesù è uno di noi, conosciamo bene la sua famiglia, abita proprio vicino a me... riescono a sentire Gesù come loro vicino, ma non riescono, non vogliono camminare con Lui verso Dio. Questa vicinanza di Gesù è letta solo a livello geografico e sociale, non riescono ad alzare lo sguardo verso il cielo, non accolgono il progetto del Padre, e così rimangono intrappolati nei loro piccoli meschini pensieri.

Se ci pensi il camminare non è una sola azione, ma più azioni protratte nel tempo e nello spazio. Per camminare bisogna fare una serie di passi, in base alla distanza da coprire, e il movimento fisico deve essere preceduto da una volontà di camminare. Questi giudei che mormorano, iniziano a fare un primo passo: "Gesù è uno di noi": che bello! Però poi si fermano e non riescono, non vogliono fare il secondo passo: Gesù è il dono del cielo per noi, Gesù ci vuole liberare dal pollaio esistenziale in cui viviamo, Gesù ci vuole donare aria pulita e panorami mozzafiato. Chi, lui?? Il mio vicino di casa?? Ma figurati! E si bloccano...

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 

Gesù interrompe questo atteggiamento distruttore e cerca di condurre i Giudei fuori dalle prigioni e dagli schemi mentali, che spesso imprigionano anche noi. Gesù chiarisce che non è sufficiente essere suo vicino di casa, e usa tre verbi di movimento più uno: venire, attirare, mandare, risorgere.

Venire: indica un cammino, appunto, uno spostarsi, un mettersi in gioco, lasciare la stabilità (quella che oggi chiamiamo zona di comfort). È un verbo che riguarda me, la mia volontà, il mio crederci, il mio dare la vita per.

Attirare: Quando un bimbo fa i primissimi passi, è molto instabile e vacillante, spesso perde l'equilibrio e si siede a terra (e l'airbag-pannolone risolve tanti problemi!). Allora succede che la mamma o il papà si mettano a qualche passo da lui con un gioco, o un dolce, di modo che il bimbo superi le sue paure e difficoltà e il cammino sia reso più semplice da questa attrazione. Attrarre è il verbo del Padre, è il suo lavoro, la sua missione, ma diciamocelo, anche il suo più grande desiderio.

Dio Padre attrae a sé non per egocentrismo o per possederci, ma per farci camminare, correre, volare! Santa Camilla Battista da Varano, clarissa, dice: "Cammina, corri, vola nella via di Dio. I virtuosi camminano, i sapienti corrono, gli innamorati volano. Se puoi correre, non camminare. Se puoi volare, non correre, perché il tempo è breve." Dio Padre ci attrae, sostenendo così il nostro cammino, e irrobustendo la nostra volontà.

Mandare: i teologi lo definirebbero un verbo Cristologico. Gesù è l'inviato, il mandato dal Padre. Mandato dove? In questo mondo. A chi? A noi, per essere nostro fratello e amico, Lui che è "il primogenito tra molti fratelli" (Rm 8,29).

Risorgere: Questo è il quarto verbo che riassume gli altri tre: camminiamo attratti dal Padre, sostenuti dal Figlio che viene mandato a noi, verso la resurrezione. Questo verbo è anche una promessa, è il progetto realizzato: la vita nuova viene donata ad ogni figlio e figlia che si lascia attrarre dall'Amore e per Amore! Se il mormorio dei Giudei può essere paragonato a un piccolo pollaio, questi quattro verbi ci portano sulla cima dell'Everest, aria purissima, visuale a 360 gradi, esperienze d'alta quota: Dio non ci delude mai, mai!

Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 

Dopo aver insegnato a camminare, Gesù inizia ad insegnare qualcosa, e usa tre verbi "scolastici", più uno: istruire, ascoltare, imparare, vedere.

Istruire: significa dare delle istruzioni, perlopiù pratiche, di modo che, davanti a qualunque situazione si sia in grado di porre una soluzione valida. Dio Padre è molto concreto e pratico, e ci dà il libretto delle istruzioni, appunto. Non siamo figli sprovveduti, ma amati e per questo istruiti, preparati a tutto.

Ascoltare: senza ascolto non ci può essere comunicazione, non si può imparare né conoscere. Senza ascolto possiamo imparare a memoria un concetto, ma questo non diventerà mai vita vissuta.

Imparare: Se istruire è un verbo che riguarda il maestro, imparare è il lavoro dell'alunno, ed è una conseguenza dell'ascolto. Se ascolto imparo.

Vedere: questo verbo, solo apparentemente slegato dagli altri tre, riguarda il Figlio, Gesù. Solo Lui ha visto il Padre, ne ha fatto esperienza, e proprio per questo ce la può trasmettere, non come una teoria, un'ipotesi fumosa e sfuocata, ma come vita reale e concreta. Gesù è questo ponte meraviglioso che si snoda tra il Padre e noi, solo attraverso Lui possiamo fare esperienza del Padre.

In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. 

Dopo il cammino, dopo la scuola, ora Gesù continua il suo percorso, sempre più profondo, anzi sempre più verso il cielo, l'infinito, l'eterno. Noi facciamo sempre tanta fatica nei riguardi dell'eternità, ci sembra una favola irrealizzabile, così distante dal nostro spazio e dal nostro tempo, dai nostri striminziti orologi e calendari. Eppure Gesù è così chiaro: chi crede ha la vita eterna. Credere significa plasmare la propria vita sul modello di Dio, lasciarsi scolpire dall'Artista, mettersi nelle sue mani. La nostra fatica forse non è tanto la vita eterna, ma il credere, l'affidarsi e fidarsi che Dio ha cura di noi, in tutto e per tutto.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 

La manna è sicuramente stato un dono del cielo, ma la sua funzione era limitata una soluzione temporanea all'emergenza cibo vissuta dal popolo d'Israele che vagava nel deserto. Gesù chiarisce che Lui non è come la manna, e lo afferma dicendo che Lui è il pane della vita, (quelli che hanno mangiato la manna sono tutti morti). Il pane della vita ci fa vivere per sempre, ci conduce passo dopo passo su quel ponte che è Gesù stesso e ci ricongiunge col Padre. Non solo dopo la morte fisica, ma già ora, adesso, oggi. Questa vita eterna la releghiamo all'aldilà, ma se è eterna coinvolge anche l'aldiqua, migliorando tutto di me e degli altri.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno». 

Essere pane: a parte i quadretti romantici e le belle omelie sull'Eucaristia, abbiamo mai pensato cosa significa veramente essere pane? Essere morso, mangiato, usato per dare energia e forza per poi essere digerito ed eliminato. Bello eh?...

Sicuramente il pane è necessario per la vita dell'uomo, accompagna (cum panis) ogni giorno della nostra vita, ma ha in sé anche una dimensione di dolore, di donazione totale, di nascondimento. Se guardiamo il crocifisso capiremo meglio tutto questo. Gesù utilizza la metafora del pane per insegnarci che il suo dono è totale. Lui si lascia spezzare affinché noi abbiamo la pienezza della vita; Gesù ci invita a cibarci di Lui, a prendere da Lui gli elementi nutritivi. Spesso si cita il filosofo materialista Feuerbach: "l'uomo è ciò che mangia". Ebbene, se mi cibo del pane di vita non solo sopravvivo, ma vivo per sempre.

Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. 

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Gesù ci porta ai piedi della sua croce, dove Lui diventa l'altare e la mensa per chiunque abbia fame e sete di infinito, di eternità. Il suo corpo, assunto con l'incarnazione, ora diventa il nostro stesso corpo, ci viene dato, consegnato, affinché noi possiamo trarre da lui vita e vita eterna. Questa carne del Figlio di Dio non è semplicemente il corpo martoriato di un condannato a morte, il cadavere di un crocifisso. È la promessa mantenuta che la sua vita e la sua morte sono la nostra vita, quanta ne vogliamo, e tutte le volte che vogliamo. Lui è presente, non come un soprammobile impolverato, ma come persona. Che vive, ama, soffre, muore e risorge. Poiché Gesù non è egoista desidera spartire con te questo cammino. Accetti?
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
guidati dallo Spirito Santo,
osiamo invocarti con il nome di Padre:
fa' crescere nei nostri cuori lo spirito di figli adottivi,
perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) ​
O Padre,
che guidi la tua Chiesa pellegrina nel mondo,
sostienila con la forza del cibo che non perisce,
perché, perseverando nella fede e nell'amore,
giunga a contemplare la luce del tuo volto.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 1Re 19,4-8
Con la forza di quel cibo camminò fino al monte di Dio

In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra.
Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò.
Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve.
Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 33
Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. Rit.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. Rit.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. Rit.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. Rit.

SECONDA LETTURA - Ef 4,30-5,2
Camminate nella carità come Cristo

Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione.
Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

VANGELO - Gv 6,41-51
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
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La Liturgia di Domenica 4 Agosto 2024

4/8/2024

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AGOSTO:
MESE DEDICATO A DIO PADRE

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In questo santo mese di Agosto, rinnoviamo il nostro affidamento consacrandoci totalmente a Dio

Consacrazione a Dio Padre
Dio, Padre Nostro, con profonda umiltà e grande riconoscenza ci apprestiamo al tuo cospetto e mediante quest’atto speciale di affidamento e di consacrazione poniamo la nostra vita, le nostre opere, il nostro amore sotto la tua paterna protezione. Ardentemente desideriamo poterti conoscere ed amare sempre più. Umilmente aneliamo poter accogliere in noi la tua bontà ed il tuo infinito paterno amore e di donarli ad altri.

Concedici, te ne preghiamo, la grande grazia di imparare ad amare sempre più il divin Cuore del tuo amatissimo Figlio e, così rafforzati dal tuo santo Spirito, poter glorificare sempre la tua paterna ed eterna bontà, o Padre infinitamente buono.
Santa Maria, figlia del Padre e nostra Madre Celeste, prega per noi. Amen.


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XVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Ascolta la versione audio del commento
Quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 

Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Ansia, la folla che cerca Gesù trasmette ansia. Lo cercano, lo rincorrono, non per se stesso, ma come si rincorre un fenomeno da baraccone; non instaurano con lui una relazione di amicizia, di affetti, né di stima. A loro non interessa chi è ma ciò che fa.

Lo chiamano Rabbì, maestro, ma loro non sono discepoli, non desiderano imparare, non accolgono, non ascoltano. Addirittura la domanda che gli fanno sembra quasi un rimprovero: "Quando sei venuto qua"?? Questo atteggiamento della folla funge da valido esame di coscienza: Chi seguo? Come lo seguo? Perché lo seguo? Lo seguo davvero, o mi illudo? Seguo una persona o un'idea? Sono domande che attendono risposte concrete, e vere, lasciamoci mettere in crisi dal vangelo, dal Signore Gesù.

Gesù rispose loro: «voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 

Gesù come al solito smaschera le intenzioni dei cuori e tira dritto in rete: voi mi cercate perché avete mangiato, non per il miracolo in se stesso. Ché se il miracolo fosse stato ridare speranza a un disperato, ridare pace a un cuore tormentato, ascoltare una persona sola, accogliere un misero, allora la folla non si sarebbe mossa dalle loro sedie.

Finché Gesù risponde ai miei bisogni, va bene, lo seguo, in qualche maniera cerco di essere presente alle iniziative della mia comunità cristiana... appena mi viene chiesto di cambiare la mia vita, di operare una conversione, di donare del mio, allora inizio a trovare mille scuse, per non impegnarmi, per non vivere un cammino serio, per non credere, per non amare. Madre Teresa di Calcutta dice: "Ama finché fa male". Se non ti fa male, non stai amando, stai seguendo una filosofia, non la persona di Gesù Cristo.

Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 

Sappiamo bene che il pane, come qualsiasi altro cibo è destinato a corrompersi. Qui Gesù, dopo aver smascherato la folla e averla messa davanti allo specchio, non la condanna, neppure la giudica, ma consiglia di orientare tutto questo impegno per il cibo che rimane per la vita eterna.

Questo non significa non lavorare, non impegnarsi per portare avanti anche economicamente la propria vita e la propria famiglia, ricordiamoci che Giuseppe e Gesù hanno lavorato tutta la vita, tuttavia il loro centro non era il conto in banca, il gruzzoletto, il loro centro non era ammassare ricchezze e beni, ma vivere pienamente l'amore a tutti i livelli, dalla terra fino al cielo di Dio, e il cielo lo avevano in quelle povere quattro mura, un cielo che si è incarnato per divenire "simile in tutto a noi, fuorché nel peccato" (Eb 4,15).

Il cibo che rimane per la vita eterna è il bene vissuto, è la carità fattiva, è essere dono per gli altri, è diventare cuore occhi e mani di Dio per chi ci sta accanto. Questo cibo è eterno, incorruttibile, sempre fresco e genuino, e come ogni buon cibo, anche questo porta beneficio a chi lo mangia, trasformando la propria vita, salvandola dal ripiegamento egoistico.

Questo cibo ci viene dato dal Figlio dell'uomo Gesù. Aspetta, non correre subito all'altare e al tabernacolo, rimani pure in soggiorno, o seduto sulla panchina del parco, e prova a guardare con occhi rinnovati tutto l'amore di Dio per te, tutto ciò che Gesù ha pensato per renderti felice e realizzato. Guarda a tutto il bene che hai fatto oggi, la settimana scorsa, nei mesi e negli anni passati. Poi entra in te stesso e guarda l'infinito desiderio di bene che sperimenti. Ecco, è questo il cibo che dura per la vita eterna, e che Gesù ti dà. Gustalo, cibatene, e fanne dono!

Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 

Benedetta folla! Sei così concentrata sul fare prodigi, sull'avere più potere, che non riesci neppure ad ascoltare cosa ti dice colui che tu stessa chiami Maestro. Maestro, ci insegni a moltiplicare i pani? Ci fai un corso (breve eh) su come si fanno i miracoli? La folla non chiede: aiutaci a essere amore, aiutaci a conoscerti, facci conoscere l'amore di Dio per noi... la folla neppure si fa carico della stanchezza di Gesù, tutta presa com'è da questa sete di potere, perché di questo si tratta: avere potere, esercitare cose fuori dalla normale portata.

Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». 

Credere implica un'adesione del cuore, della vita. Io posso seguire un'ideologia, una corrente di pensiero, e la mia vita viaggia su binari paralleli, senza che essa debba cambiare minimamente. Credere e seguire Gesù invece necessita uno stravolgimento radicale, totale. Non è solo dire, come nella formula dell'atto di fede: "credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere": questo sarebbe molto riduttivo, un'adesione solo intellettuale, nozionistica. Credere invece è adesione di tutto me stesso, del mio cuore (affetti, desideri, sensibilità) della mia mente (modo di pensare e quindi di agire, di relazionarmi, di intervenire in un contesto), del mio modo di vivere: credere è lasciarmi plasmare dal vangelo, dalla bella notizia che Dio è vicino, che Dio è amore.

Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"».

La folla non si schioda. Se si mette in moto per vedere segni e prodigi, non si lascia però condurre da Gesù. Vogliono vedere un segno (com'è lampante qui che neanche moltiplicare pani e pesci è sufficiente!) La folla intende una fede razionale, fatta di regole e precetti, che non intacca minimamente il loro vissuto. Non è disposta a credere senza un segno, senza una prova del 9.

La folla è così entusiasta della moltiplicazione dei pani e dei pesci che tira fuori dal cilindro la manna: per loro il segno, l'opera, il vedere e il credere sono esclusivamente tangibili, riconducibili a una visione egoistica. Se ci pensiamo cosa offre la folla? Nulla, si pone solo come soggetto ricevente, passivo, parassita. Non c'è dono, non c'è condivisione, ma solo fruizione di un servizio. Ebbene, questo non è vangelo.

È il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 

Gesù apre la porta di casa, presentando il Padre. È papà che provvede il necessario alla famiglia, che compie fatiche e sacrifici per la gioia dei suoi cari, è lui che dopo una giornata di lavoro massacrante ha la forza di tornare a casa e invece di pensare a se stesso e alla sua stanchezza, gioca e ride coi suoi figlioletti.

Il Padre dona il pane e rimane nascosto, in penombra, come i padri di qualche decennio fa, dediti al lavoro e alla famiglia, scarni di parole, ma con gesti concreti di operosità e affetto. Gesù conosce bene il Padre, lo ama, e desidera che anche noi lo conosciamo e lo amiamo, non per il pane, non per i miracoli, ma per ciò che esso è: Papà.

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 

Il dialogo con la folla continua, ma senza alcun miglioramento della situazione. La folla tiene a due mani il pane del fornaio, quello che non dura, e non accoglie il pane vero, quello che ha la capacità di trasformare i cuori e renderli luminosi, ardenti, santuari della presenza di Dio. Dacci sempre di questo pane: è la ricerca del gratis, o quantomeno dello sconto, del bonus, per acciuffare qualcosa e metterselo in tasca, senza fatica e senza coinvolgimento. Tu mi dai, io ricevo; non ringrazio, non condivido, non dono. Il cuore diventa il luogo dell'egoismo più sfrenato, e il mondo un labirinto di specchi dove vedo solo me stesso, il mio ego abnorme che fagocita tutto, cose, persone, situazioni.

Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». 

No, non pensare subito all'Eucaristia, alla Messa. Rimani nella casa di papà, cerca di cogliere i dettagli di una famiglia che ti accoglie per quello che sei, di un Padre che ti offre tutto il suo amore incondizionato, cogli questo affetto che vibra per te. Se hai chi ami davanti a te, non andare in cerca degli album di fotografie, ma abbraccia la persona in carne ed ossa, quella carne e quelle ossa che il Figlio, l'amato ha assunto e donato fino alle estreme conseguenze.

È Lui il pane vero, il pane che si conserva per la vita eterna, il pane della vita. È Lui il dono del Padre, che rende familiari dei perfetti sconosciuti, e consanguinei popoli lontanissimi. In questa famiglia non esiste straniero, non esiste il forestiero. In questa famiglia tutti troviamo una sedia e una tavola per essere dono reciproco. E se non sei a tuo agio, lasciati abbracciare dal Padre, lasciati prendere dal vortice del suo amore, un vortice che risana e consola.

L'Eucaristia diventa il punto di arrivo e di ripartenza di questo amore. Gesù diventa pane non per essere rinchiuso in un armadietto, ma per diventare il nutrimento dell'amore che vivi ogni giorno, per divenire il fulcro della tua vita. È Lui il perché di ogni tua scelta? Ti do una bella notizia: Dio sa attendere, e accompagna i tuoi passi, accogliendo con un sorriso malcelato ogni tuo progresso. Passo dopo passo ti avvicini a casa, la casa dove il pane è sempre fresco e fragrante. Solo qui sarà saziata la tua fame e la tua sete.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Mostra la tua continua benevolenza, o Padre,
e assisti il tuo popolo,
che ti riconosce creatore e guida;
rinnova l'opera della tua creazione
e custodisci ciò che hai rinnovato.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) ​
O Dio, che affidi al lavoro dell'uomo
le risorse del creato,
fa' che non manchi il pane sulla mensa dei tuoi figli,
e risveglia in noi il desiderio della tua parola.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Es 16,2-4.12-15
Io farò piovere pane dal cielo per voi

In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne.
Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».
Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: “Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”».
La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 77
Rit. Donaci, Signore, il pane del cielo

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto. Rit.

Diede ordine alle nubi dall’alto
e aprì le porte del cielo;
fece piovere su di loro la manna per cibo
e diede loro pane del cielo. Rit.

L’uomo mangiò il pane dei forti;
diede loro cibo in abbondanza.
Li fece entrare nei confini del suo santuario,
questo monte che la sua destra si è acquistato. Rit.

SECONDA LETTURA - Ef 4,17.20-24
Rivestite l’uomo nuovo, creato secondo Dio

Fratelli, vi dico e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri.
Voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

VANGELO - Gv 6,24-35
Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! 

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

1-2 AGOSTO 2024
INDULGENZA PLENARIA DEL SANTO PERDONO DI ASSISI
Foto
"Ti domando perdono per tutti i miei fratelli peccatori; e tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno le soglie di questo luogo, abbiano da te o Signore, che vedi i loro tormenti, il perdono delle colpe commesse".
​(dalle Fonti Francescane)


COME SAN FRANCESCO CHIESE ED OTTENNE L'INDULGENZA DEL PERDONO
Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!

Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe".

"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".

E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visone avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco:"Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni". E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

COME OTTENERE L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI (Per sè o per i defunti)
Dal mezzogiorno dell'1 agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell'Ordinario (Vescovo della Diocesi), nella domenica precedente o seguente il 2 agosto si può lucrare una volta sola l'indulgenza plenaria.

CONDIZIONI RICHIESTE
1 - Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l'indulto e recita del Padre nostro (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del Credo (dove si rinnova la professione di fede);
2 - Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti);
3 - Partecipazione alla Messa e Comunione eucaristica;
4 - Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un Padre nostro e un'Ave Maria o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice;
5 - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato anche veniale.

Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti (8 gg) a quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.

L'INDULGENZA: che cosa è?
I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche ma riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.

La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza. (C.E.l., Catechismo degli adulti, n. 710)

Clicca qui per il sito ufficiale del SANTO PERDONO DI ASSISI

​Clicca qui per il programma del PERDONO 2024
​Clicca qui per per accedere alla webcam della Porziuncola
​
Sarà possibile seguire tutti i principali eventi in diretta mediante la WebTV della Porziuncola, dalla App gratuita “Frati Assisi” e dai Canali social “FratiAssisi” Facebook e Youtube 
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