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La Liturgia di Sabato 22 Agosto 2015

21/8/2015

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22.8.2015 - Beata Vergine Maria Regina
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Colletta

O Padre, che ci hai dato come nostra madre e regina 
la Vergine Maria, 
dalla quale nacque il Cristo, tuo Figlio, 
per sua intercessione 
donaci la gloria promessa ai tuoi figli nel regno dei cieli. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Rt 2,1-3.8-11; 4,13-17)
Il Signore non ti ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide.

Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz. Rut, la moabita, disse a Noemi: «Lasciami andare in campagna a spigolare dietro qualcuno nelle cui grazie riuscirò a entrare». Le rispose: «Va’ pure, figlia mia». Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori. Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlec.
Booz disse a Rut: «Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo. Non allontanarti di qui e sta’ insieme alle mie serve. Tieni d’occhio il campo dove mietono e cammina dietro a loro. Ho lasciato detto ai servi di non molestarti. Quando avrai sete, va’ a bere dagli orci ciò che i servi hanno attinto». 
Allora Rut si prostrò con la faccia a terra e gli disse: «Io sono una straniera: perché sono entrata nelle tue grazie e tu ti interessi di me?». Booz le rispose: «Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso gente che prima non conoscevi». 
Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio.
E le donne dicevano a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli». 
Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi!». E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 127)
Rit: Benedetto l’uomo che teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

VANGELO
 (Mt 23,1-12) 
Dicono e non fanno. 

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. 
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Commento

Quando un popolo è oppresso, o quando un paese è invaso da un altro, esso è per così dire nelle tenebre. L’angoscia di un individuo è una specie di oscurità. Ogni volta che un popolo o un individuo è nel buio, cerca la luce della liberazione spera ardentemente che un giorno verrà la luce. 
Quando un popolo cammina nelle tenebre, è portato di solito a dedurre che Dio lo ha abbandonato. È una conclusione sbagliata, perché è stato, invece, il popolo ad abbandonare Dio. Quando il popolo si pente, comincia a ritrovare la retta via: può camminare nella luce e avere speranza. 
Qualche volta, questa speranza di luce si localizza su un bambino la cui nascita può dare corpo e vita alla speranza. Per gli abitanti della Palestina settentrionale, l’invasione degli Assiri era stata oscurità e tristezza, ma la profezia di Isaia sulla nascita di un bambino era capace di infondere speranza. 
L’annuncio della nascita di questo fanciullo si riferiva ad un futuro re, dotato di una notevole saggezza e prudenza, un guerriero che sarebbe stato ritenuto un eroe dal suo popolo. Con la sua potenza avrebbe riportato la pace e così l’oscurità si sarebbe cambiata in luce. 
La cristianità primitiva ha visto in questo bambino portatore di speranza Gesù di Nazaret. Avendo Maria dato alla luce la speranza fatta carne, è onorata come Regina del cielo. 
Gesù non fu un guerriero né un eroe. Però, insegnò la sapienza. Si dedicò al popolo. Proclamò una pace che il mondo non può dare. Non fu il tipo di re che il popolo si era immaginato, ma trasformò le tenebre in luce.

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a sera
MESSA PREFESTIVA della 

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
ANNO B - RITO ROMANO
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La Liturgia di Venerdi 21 Agosto 2015

20/8/2015

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21.8.2015 - San Pio X
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Giuseppe Sarto (Treviso 1835 – Roma 20 agosto 1914), vescovo di Mantova (1884) e patriarca di Venezia (1893), sale alla cattedra di Pietro con il nome di Pio X. E’ il pontefice che nel Motu proprio «Tra le sollecitudini» (1903) affermò che la partecipazione ai santi misteri è la fonte prima e indispensabile della vita cristiana. Difese l’integrità della dottrina della fede, promosse la comunione eucaristica anche dei fanciulli, avviò la riforma della legislazione ecclesiastica, si occupò positivamente della questione romana e dell’Azione Cattolica, curò la formazione dei sacerdoti, fece elaborare un nuovo catechismo, favorì il movimento biblico, promosse la riforma liturgica e il canto sacro.

Colletta

O Dio, che per difendere la fede cattolica 
e unificare ogni cosa nel Cristo 
hai animato del tuo Spirito di sapienza e di fortezza 
il papa san Pio X, fa’ che, alla luce dei suoi insegnamenti 
e del suo esempio, 
giungiamo al premio della vita eterna. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Rt 1,1.3-6.14-16.22)
Venne Noemi, con Rut la moabita, e arrivò a Betlemme.

Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo, [chiamato Elimèlec,] con la moglie Noemi e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab. 
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l’altra Rut. Abitarono in quel luogo per dieci anni. Poi morirono anche Maclon e Chilion, [figli di Noemi,] e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane. 
Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei. Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio». 
Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene. 

Egli rimane fedele per sempre, 
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. 

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. 

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

VANGELO 
(Mt 22,34-40) 
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso. 

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».


Commento
ANDARE DRITTI ALLA FONTE DI TUTTI I COMANDAMENTI.
Da questa fonte tutti gli altri comandamenti derivano e dipendono.

Gesù fa risalire al primo di tutti i comandamenti: "Amerai...".
Il primo comandamento non è un comandamento, ma un atteggiamento della vita.
Un comandamento che si rende presente a noi come atteggiamento della vita ci fa essere in grado di distinguere tutte le regole e i comandi della legge di Dio e dell'umanità.
Amare.
Non è una legge, se non insita nel cuore dell'uomo, nella sua natura.
Orientare questo amore rende vivo il comandamento, rende possibile osservare la Legge, che altrimenti sarebbe soltanto regola di morte.

Andare dritti alla fonte, a quella sorgente di acqua viva che è l'amore, che rinfresca, rianima e disseta tutta la sete di osservanza e la rende umanamente appetibile: "con tutto il cuore, l'anima e la mente".
DALLA FONTE DELL'AMORE FINO AL LEGISLATORE DELL’AMORE.
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La Liturgia di Giovedi 20 Agosto 2015

19/8/2015

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20.8.2015 - San Bernardo
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Bernardo (Digione, Francia, 1090 – Chiaravalle-Clairvaux 20 agosto 1153), dopo Roberto, Alberico e Stefano, fu padre dell’Ordine Cistercense. L’obbedienza e il bene della Chiesa lo spinsero spesso a lasciare la quiete monastica per dedicarsi alle più gravi questioni politico-religiose del suo tempo. Maestro di guida spirituale ed educatore di generazioni di santi, lascia nei suoi sermoni di commento alla Bibbia e alla liturgia un eccezionale documento di teologia monastica tendente, più che alla scienza, all’esperienza del mistero. Ispirò un devoto affetto all’umanità di Cristo e alla Vergine Madre.


Colletta

O Dio, che hai suscitato nella tua Chiesa 
san Bernardo abate, 
come lampada che arde e risplende, 
fa’ che per sua intercessione 
camminiamo sempre con lo stesso fervore di spirito, 
come figli della luce. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA 
(Gdc 11,29-39)
Chiunque uscirà per primo dalle porte di casa mia, io lo offrirò in olocausto.

In quei giorni, lo spirito del Signore venne su Iefte ed egli attraversò Gàlaad e Manasse, passò a Mispa di Gàlaad e da Mispa di Gàlaad raggiunse gli Ammoniti. 
Iefte fece voto al Signore e disse: «Se tu consegni nelle mie mani gli Ammoniti, chiunque uscirà per primo dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io lo offrirò in olocausto». 
Quindi Iefte raggiunse gli Ammoniti per combatterli e il Signore li consegnò nelle sue mani. Egli li sconfisse da Aroèr fin verso Minnit, prendendo loro venti città, e fino ad Abel Cheramìm. Così gli Ammoniti furono umiliati davanti agli Israeliti. 
Poi Iefte tornò a Mispa, a casa sua; ed ecco uscirgli incontro la figlia, con tamburelli e danze. Era l’unica figlia: non aveva altri figli né altre figlie. Appena la vide, si stracciò le vesti e disse: «Figlia mia, tu mi hai rovinato! Anche tu sei con quelli che mi hanno reso infelice! Io ho dato la mia parola al Signore e non posso ritirarmi». 
Ella gli disse: «Padre mio, se hai dato la tua parola al Signore, fa’ di me secondo quanto è uscito dalla tua bocca, perché il Signore ti ha concesso vendetta sugli Ammoniti, tuoi nemici». Poi disse al padre: «Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne». 
Egli le rispose: «Va’!», e la lasciò andare per due mesi. Ella se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità. Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli compì su di lei il voto che aveva fatto.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 39)
Rit: Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Beato l’uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore
e non si volge verso chi segue gli idoli
né verso chi segue la menzogna. 

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo.

Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia 
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, 
Signore, tu lo sai.

VANGELO 
(Mt 22,1-14) 
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Commento
Che delusione per quel Re che aveva invitato alle nozze tutti quelli!
Nessuno di loro, chiamati, aderisce all'invito, anzi si fa lontano da Lui.
Non c'è comprensione né apprezzamento per la festa che Dio ci fa.
Non c'è adesione all'invito che Lui ci dà: la nostra adesione non c'è.

PERCHE' QUEGLI INVITATI NON VOLLERO ANDARE ALLA FESTA?

Gli interessi e le cose materiali del momento prevalgono sulla festa alla quale si è invitati.
Anche chi partecipa, forse per abitudine e per forza, quasi costretto dalle necessità e dalle convenzioni, ma senza l'adesione del cuore, non indossa "l'abito nuziale".

Per questo, la sua adesione esteriore e ipocrita viene smascherata e denunciara: fuori viene cacciato, "nelle tenebre e nello stridore di denti".

L'adesione alla festa di Dio con noi è la grande scommessa che ci viene proposta come scelta tra le cose di Dio e le nostre realtà; tra quello che siamo noi, e quello che Dio fa per noi.

ESSERE ALLA FESTA SENZA ESSERE NELLA FESTA: E' MORTE.
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La Liturgia di Mercoledi 19 Agosto 2015

18/8/2015

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19.8.2015 - Mercoledì della XX settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, che hai preparato beni invisibili 
per coloro che ti amano, 
infondi in noi la dolcezza del tuo amore, 
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, 
otteniamo i beni da te promessi, 
che superano ogni desiderio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Gdc 9,6-15)
Avete detto: Un re regni sopra di noi. Invece il Signore, vostro Dio, è vostro re

In quei giorni, tutti i signori di Sichem e tutta Bet Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlec, presso la Quercia della Stele, che si trova a Sichem.
Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizìm e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!
Si misero in cammino gli alberi
per ungere un re su di essi.
Dissero all’ulivo:
“Regna su di noi”.
Rispose loro l’ulivo:
“Rinuncerò al mio olio,
grazie al quale
si onorano dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi al fico:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro il fico:
“Rinuncerò alla mia dolcezza
e al mio frutto squisito,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero gli alberi alla vite:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose loro la vite:
“Rinuncerò al mio mosto,
che allieta dèi e uomini,
e andrò a librarmi sugli alberi?”.
Dissero tutti gli alberi al rovo:
“Vieni tu, regna su di noi”.
Rispose il rovo agli alberi:
“Se davvero mi ungete re su di voi,
venite, rifugiatevi alla mia ombra;
se no, esca un fuoco dal rovo
e divori i cedri del Libano”».

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 20)
Rit: Signore, il re gioisce della tua potenza!

Signore, il re gioisce della tua potenza!
Quanto esulta per la tua vittoria!
Hai esaudito il desiderio del suo cuore,
non hai respinto la richiesta delle sue labbra. 

Gli vieni incontro con larghe benedizioni,
gli poni sul capo una corona di oro puro.
Vita ti ha chiesto, a lui l’hai concessa,
lunghi giorni in eterno, per sempre.

Grande è la sua gloria per la tua vittoria,
lo ricopri di maestà e di onore,
poiché gli accordi benedizioni per sempre,
lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto.

VANGELO 
(Mt 20,1-16) 
Sei invidioso perché io sono buono? 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. 
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Commento

La Bibbia non manca di realismo. Ci aiuta a non sopravvalutare le istituzioni umane, spesso le ridimensiona, offrendoci in proposito vedute contrastanti, che ci preservano da entusiasmi troppo facili. 
Nella prima lettura di oggi l'apologo di Iotam presenta l'istituzione della monarchia in modo dispregiativo, anzi sarcastico. Gli alberi racconta Iotam vogliono crearsi un re. Evidentemente hanno della monarchia un concetto alto: per farlo re cercano un albero di grandi qualità, di grandi capacità, perché occorre che il re sia il migliore di tutti. Si rivolgono quindi all'ulivo, che produce l'olio, derrata tanto preziosa, l'olio che nutre, l'olio che serve per preparare rimedi, per preparare profumi, l'olio che può anche dare una fiamma che illumina. Ma l'ulivo rifiuta di diventare re. Si rivolgono al fico, il cui frutto è così squisito; il fico rifiuta. Si rivolgono alla vite: "Vieni, regna su di noi!", ma anche la vite rifiuta. Perché? Perché tutti questi alben hanno un concetto bassissimo del compito di un re: dicono che il re "si agita al di sopra degli alberi". 
L'ulivo risponde: "Rinunzierò forse al mio olio, grazie al quale si onorano dei e uomini e andrò ad agitarmi sugli alberi?". Così viene descritta la funzione del re, la posizione del re: agitarsi al di sopra degli altri. E il fico: "Rinunzierò alla mia dolcezza e al mio frutto squ~sito e andrò ad agitarmi sugli alberi?". 
E una grande lezione di umiltà per gli ambiziosi che aspirano al potere per essere al di sopra degli altri. Devono prendere coscienza della relativa sterilità della loro posizione. Comandare di per sé non è un'attività produttiva; se non ci fossero altre persone che lavorano, che producono, chi comanda non servirebbe a niente. 
D'altra parte però è indispensabile che vi siano amministratori, dirigenti, capi politici, per far sì che gli sforzi produttivi degli altri contribuiscano a un'opera comune e non si perdano in diverse direzioni, non siano contrastanti tra di loro. L'autorità però deve essere un servizio, un servizio effettivo, non un vano agitarsi al di sopra degli altri, non uno sfruttamento egoistico delle capacità altrui, non un dominio ispirato alla superbia. L'autorità deve essere un servizio. "Chi è il più grande tra voi ha detto Gesù diventi come il più piccolo, e chi governa come colui che serve" (Lc 22, 26). La vera grandezza consiste nel servire umilmente, per amore. È la grandezza di Cristo, che non ritenne come un privilegio da conservare la sua uguaglianza con Dio, ma umiliò se stesso, fattosi obbediente fino alla morte di croce (cfr. Fil 2, 8ss.). Umiliò se stesso, per mettersi al servizio di tutti, per dare la vita in riscatto di tutti, per diventare il Servo di Jahvè, diventare il nostro Signore e fratello grazie a questo servizio.
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La Liturgia di Martedi 18 Agosto 2015

17/8/2015

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18.8.2015 - Martedì della XX settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, che hai preparato beni invisibili 
per coloro che ti amano, 
infondi in noi la dolcezza del tuo amore, 
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, 
otteniamo i beni da te promessi, 
che superano ogni desiderio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Gdc 6,11-24)
Gedeone, salverai Israele: non ti mando forse io?

In quei giorni, l’angelo del Signore venne a sedere sotto il terebinto di Ofra, che apparteneva a Ioas, Abiezerita. Gedeone, figlio di Ioas, batteva il grano nel frantoio per sottrarlo ai Madianiti. L’angelo del Signore gli apparve e gli disse: «Il Signore è con te, uomo forte e valoroso!». Gedeone gli rispose: «Perdona, mio signore: se il Signore è con noi, perché ci è capitato tutto questo? Dove sono tutti i suoi prodigi che i nostri padri ci hanno narrato, dicendo: “Il Signore non ci ha fatto forse salire dall’Egitto?”. Ma ora il Signore ci ha abbandonato e ci ha consegnato nelle mani di Madian». 
Allora il Signore si volse a lui e gli disse: «Va’ con questa tua forza e salva Israele dalla mano di Madian; non ti mando forse io?». Gli rispose: «Perdona, mio signore: come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse e io sono il più piccolo nella casa di mio padre». Il Signore gli disse: «Io sarò con te e tu sconfiggerai i Madianiti come se fossero un uomo solo». 
Gli disse allora: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, dammi un segno che proprio tu mi parli. Intanto, non te ne andare di qui prima che io torni da te e porti la mia offerta da presentarti». Rispose: «Resterò fino al tuo ritorno». 
Allora Gedeone entrò in casa, preparò un capretto e con un’efa di farina fece focacce àzzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto e glielo offrì. L’angelo di Dio gli disse: «Prendi la carne e le focacce àzzime, posale su questa pietra e vèrsavi il brodo». Egli fece così. Allora l’angelo del Signore stese l’estremità del bastone che aveva in mano e toccò la carne e le focacce àzzime; dalla roccia salì un fuoco che consumò la carne e le focacce àzzime, e l’angelo del Signore scomparve dai suoi occhi. 
Gedeone vide che era l’angelo del Signore e disse: «Signore Dio, ho dunque visto l’angelo del Signore faccia a faccia!». Il Signore gli disse: «La pace sia con te, non temere, non morirai!». Allora Gedeone costruì in quel luogo un altare al Signore e lo chiamò «Il Signore è pace».

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 84)
Rit: Il Signore annuncia la pace per il suo popolo

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli,
per chi ritorna a lui con fiducia.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

VANGELO
 (Mt 19,23-30) 
È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

Commento

Nella vocazione di Gedeone, riferita nella prima lettura di oggi, si manifesta il modo apparentemente strano con cui Dio sceglie i suoi strumenti per intervenire nella storia del suo popolo. Gedeone non è un personaggio di grande rilievo, lui stesso lo fa notare al Signore che lo chiama: "Signore mio, come salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre". 
Come mai il Signore sceglie uno strumento così debole, così disprezzabile, dalla famiglia più povera e, in questa famiglia, il più piccolo? 
Questo modo di fare di Dio lo ritroviamo ancora dopo, quando Gedeone deve combattere i Madianiti. Egli, vedendo la loro forza, convoca tutti gli Israeliti; un gran numero viene per combattere: sono trentaduemila uomini. Cosa dice Dio? Dice: "La gente che è con te è troppo numerosa". Come mai troppo numerosa? I Madianiti sono molto forti, forse trentaduemila uomini non basteranno! Ma Dio dice di no, perché Israele potrebbe vantarsi e dire: "La mia mano mi ha salvato!". Quindi il Signore ordina a Gedeone di rimandare a casa prima tutti quelli che non si sentono troppo forti, troppo coraggiosi, che hanno qualche obiezione possibile. Rimangono diecimila uomini. "E ancora troppo", dice Dio. E allora propone una prova un po' speciale: vedere come questi uomini si mettono per bere l'acqua di un torrente. Trecento prendono una posizione insolita: proprio questi trecento sono scelti. Così il numero va bene, è abbastanza piccolo perché si manifesti la potenza e la grandezza di Dio. 
Dio regolarmente sceglie i suoi strumenti in questo modo. San Paolo lo diceva quando, parlando della sua vocazione che stimava in modo straordinario, osservava: "Abbiamo questo tesoro in vasi di creta", cioè portiamo queste grazie in condizione di debolezza, di infermità umana, "perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi". Questo è importante: che l'uomo non possa attribuire a se stesso ciò che in realtà viene da Dio. Sarebbe un gran danno, anzitutto per lui stesso, perché se l'uomo si chiude in sé, nella sua superbia, non vive più nella corrente dell'amore di Dio, si separa dalla fonte di ogni bene e si ritrova isolato, senza vera gioia, senza vera pienezza. Invece, se accetta una condizione umile, allora può veramente ricevere tutta l'abbondanza della grazia divina. San Paolo lo ha esperimentato. Essendo provato, supplicava il Signore di liberarlo, e Gesù gli rispose: "Ti basta la mia grazia; la potenza si rivela nella debolezza". E la regola per le opere di Dio. 
Quindi non dobbiamo avvilirci quando ci sentiamo deboli, incapaci, quando i nostri mezzi appaiono inadeguati per l'opera che ci è affidata, quando sopravvengono difficoltà da ogni parte, ostacoli che non siamo in grado, umanamente parlando, di superare. Invece di lamentarci, dobbiamo allora proclamare la nostra fiducia. Se cerchiamo di fare l'opera del Signore con amore, lui manifesterà la sua potenza e la sua bontà, darà una grande fecondità apostolica ai nostri umili sforzi.
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La Liturgia di Lunedi 17 Agosto 2015

16/8/2015

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17.8.2015 - Lunedì XX settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, che hai preparato beni invisibili 
per coloro che ti amano, 
infondi in noi la dolcezza del tuo amore, 
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, 
otteniamo i beni da te promessi, 
che superano ogni desiderio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Gdc 2,11-19)
Il Signore fece sorgere dei giudici, ma neppure a loro davano ascolto.

In quei giorni, gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto, e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli circostanti: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e le Astarti. 
Allora si accese l’ira del Signore contro Israele e li mise in mano a predatori che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno, ed essi non potevano più tener testa ai nemici. In tutte le loro spedizioni la mano del Signore era per il male, contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all’estremo. 
Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li salvavano dalle mani di quelli che li depredavano. Ma neppure ai loro giudici davano ascolto, anzi si prostituivano ad altri dèi e si prostravano davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore: essi non fecero così. 
Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li salvava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita del giudice, perché il Signore si muoveva a compassione per i loro gemiti davanti a quelli che li opprimevano e li maltrattavano. Ma quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi più dei loro padri, seguendo altri dèi per servirli e prostrarsi davanti a loro: non desistevano dalle loro pratiche e dalla loro condotta ostinata.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 105)
Rit: Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo.

[I nostri padri] non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
ma si mescolarono con le genti
e impararono ad agire come loro.

Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
Immolarono i loro figli
e le loro figlie ai falsi dèi.

Si contaminarono con le loro opere,
si prostituirono con le loro azioni.
L’ira del Signore si accese contro il suo popolo
ed egli ebbe in orrore la sua eredità.

Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti
ma egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido.

VANGELO
 (Mt 19,16-22) 
Se vuoi essere perfetto, vendi quello che possiedi e avrai un tesoro nel cielo.

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?». 
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». 
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.
 
Commento

All'inizio del Libro dei Giudici ci viene offerta una visione generale della storia del popolo eletto durante questo periodo. E uno schema teologico, desolante e poi anche confortante. Voglio dire che tutto comincia con l'infedeltà umana, però si manifesta la fedeltà di Dio, che alla fine ha il sopravvento. 
Infedeltà umana. "Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore". Questa frase torna poi come un ritornello in tutto il libro. Gli Israeliti non sono riconoscenti a Dio, cercano altri dei, più disponibili alle loro aspirazioni immediate. Abbandonano il Signore e vogliono servire i Baal. il risultato è l'ira del Signore e il castigo: "Si accese l'ira del Signore contro Israele e li mise in mano ai razziatori, che li depredarono". Israele è così di nuovo in una situazione di oppressione e di schiavitù, per sua colpa. Allora implora nuovamente il Signore, e il Signore si lascia commuovere dai gemiti del suo popolo oppresso e gli manda dei "giudici", cioè dei capi ispirati da lui, che prendono in mano la situazione e riescono a vincere gli oppressori, perché il Signore "era con il giudice e li liberava dalla mano dei loro nemici". Ma purtroppo lo schema si ripete: 
dopo la morte del giudice gli Israeliti di nuovo fanno ciò che è male agli occhi del Signore e la situazione peggiora: ritorna l'oppressione e ricominciano i gemiti. E il Signore sempre si lascia commuovere. 
Dio educa cosi il suo popolo alla conversione, conversione innanzitutto alla fiducia in lui, a rimanere fiduciosi in lui attraverso tutte le circostanze, fiduciosi in lui anche malgrado i peccati commessi, a tornare al Signore misericordioso per ritrovare la pienezza di vita. La fedeltà di Dio così ha il sopravvento sull'infedeltà dell'uomo. 
Nel Vangelo di oggi una lezione complementare ci viene data mostrando che la fedeltà umana, quando c'è, ha bisogno di un complemento divino. Vediamo questo ragazzo che vuol sapere qual è la via buona per ottenere la vita eterna, e interroga Gesù. Gesù gli dice: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". È la fedeltà umana, richiesta per ottenere tutte le grazie di Dio. il ragazzo ha sempre osservato tutti i comandamenti e chiede: "Che cosa mi manca ancora?". Se la sua fedeltà è stata completa, cosa può mancargli? 
La risposta di Gesù è paradossale, come spesso accade. "Non ti manca niente; hai troppo. Ti manca di farti povero di beni terreni per essere disponibile all'amore divino". "Va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". 
"Beati i poveri" ha detto Gesù "perché di essi è il regno dei cieli". Distaccarsi da tutto per fare spazio ai veri tesori: ecco il segreto della vita in pienezza. Distaccarsi anche da se stessi per accogliere la vita di Cristo: "Vivo non più io, vive in me Cristo". E un cammino lungo, non facile, però pieno di speranza. Gesù vuole comunicarci la sua gioia, l'ha detto più volte: "La mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena". 
Questo si ottiene con il distacco da tutti i beni materiali per accogliere l'amore generoso di Cristo.
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16.08.2015 - XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO

16/8/2015

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Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna
di Padre Mariano Pellegrini

Il Vangelo di questa ventesima domenica del Tempo Ordinario prosegue il lungo discorso che Gesù fece a Cafarnao, discorso che è riportato dal capitolo sesto del Vangelo di Giovanni e che si incentra sul tema dell'Eucaristia. Gesù proclama solennemente: «Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per vita del mondo» (Gv 6,51).

I Giudei non compresero il senso di queste parole. Allora Gesù continuò dicendo: «Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,54-55).

Queste parole si riferiscono alla verità della Presenza reale di Gesù nell'Ostia consacrata. Anche noi mangiamo la Carne di Gesù e beviamo il suo Sangue, accogliendo in noi la Vita eterna, ogni volta che riceviamo degnamente la Santa Comunione.

La prima lettura anticipa questo discorso sul "pane di vita" parlando del sontuoso banchetto preparato dalla Sapienza, la quale invita tutti a mangiare il pane e a bere il vino: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato» (Prv 9,5). In queste parole dell'Antico Testamento si vede chiaramente prefigurato il mistero dell’Eucaristia.

L'Eucaristia è il dono più grande che possiamo ricevere sulla terra, dopo di che non c'è che il Paradiso. Nel brano del Vangelo, Gesù dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6,56). Queste parole ci devono riempire di gioia e di consolazione, al pensiero di una grazia così grande. Se si pensasse veramente a queste parole sentiremo molto forte il desiderio di intrattenerci con Gesù subito dopo la Comunione. Per circa un quarto d'ora, ovvero fino a quando perdurano in noi le specie del pane e del vino, Gesù è presente dentro di noi, nel nostro cuore, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Lui in noi, e noi in Lui. Non c'è momento più bello e prezioso della nostra giornata.

La Chiesa, pertanto, raccomanda di fare il Ringraziamento dopo la Comunione. Guardiamo all'esempio dei Santi: Padre Pio era inesorabile verso tutti quelli che trascuravano di fare il Ringraziamento, e a un sacerdote che diceva essere per lui quasi impossibile, dal momento che subito dopo la Messa doveva riprendere a confessare, Padre Pio rispondeva: «Guarda bene che il non potere non sia il non volere!».

I nostri Ringraziamenti devono essere proprio un "rimanere con Gesù", per parlargli familiarmente di tutto ciò che ci sta a cuore. Quante grazie vanno perdute perché manca da parte nostra questo colloquio pieno di amore e confidenza! Rimaniamo con Gesù! San Giovanni Maria Vianney affermava che dopo la Comunione noi e Gesù siamo come due candele che si fondono insieme e che alimentano una stessa fiamma.

Al momento della Comunione, quando il Signore entra nel nostro cuore, la nostra preghiera si unisce a quella di Gesù, come l'acqua di un piccolo fiume che sfocia nel fiume più grande. Allora la nostra preghiera diventa molto, molto potente e possiamo ottenere tutto ciò che è bene per noi. Le più grandi grazie le riceveremo durante i Ringraziamenti ben fatti. Non sciupiamo un tempo tanto prezioso.

Gesù continua il discorso affermando: «Colui che mangia me, vivrà per me [...] chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6,57-58). Con l'Eucaristia noi abbiamo un pegno della gloria futura. Si racconta che san Piergiuliano Eymard, poco prima di morire, a chi gli chiedeva un consiglio spirituale, disse: «Avete l'Eucaristia, avete tutto!». Se abbiamo Gesù, con Lui abbiamo ogni grazia, e nulla ci potrà mancare.

Se ci nutriamo assiduamente dell'Eucaristia dobbiamo anche ben assimilare l'insegnamento che Gesù ci dona nel suo Vangelo. San Paolo, nella seconda lettura, così ci esorta: «Fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi» (Ef 5,15).
Non sarebbe infatti lodevole ricevere spesso l'Eucaristia se da parte nostra non ci fosse anche l'impegno a fare nostro il Vangelo, ad incarnarlo nella nostra vita. Sono due cose che devono andare sempre assieme. La meditazione del Vangelo sarà un'ottima preparazione alla Comunione. In questo modo Gesù ci trasformerà interiormente, e noi diventeremo sempre più simili a Lui.

Chiediamo alla Madonna, a Colei che per prima accolse il Figlio di Dio al momento dell'Annunciazione, la grazia di ricevere sempre degnamente Gesù nel nostro cuore.

Letture della Domenica

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O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

Oppure: 
 
O Dio della vita, che in questo giorno santo ci fai tuoi amici e commensali, guarda la tua Chiesa che canta nel tempo la beata speranza della risurrezione finale, e donaci la certezza di partecipare al festoso banchetto del tuo regno.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA (Pr 9,1-6)
Mangiate il mio pane, bevete il vino che vi ho preparato

La sapienza si è costruita la sua casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
«Chi è inesperto venga qui!».
A chi è privo di senno ella dice:
«Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete,
andate diritti per la via dell’intelligenza».

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 33)
Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Venite, figli, ascoltatemi:
vi insegnerò il timore del Signore.
Chi è l’uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?

Custodisci la lingua dal male,
le labbra da parole di menzogna.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene,
cerca e persegui la pace.

SECONDA LETTURA
 (Ef 5,15-20)
Sappiate comprendere qual è la volontà del Signore

Fratelli, fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. 
E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

VANGELO (Gv 6,51-58)
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

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15.08.2015 - ASSUNZIONE DELLA B.V. MARIA - RITO ROMANO Messa del Giorno 

15/8/2015

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A CHE DEBBO CHE LA MADRE DEL MIO SIGNORE VENGA A ME? 
di Padre Mariano Pellegrini

Nella vita di san Bernardino Realino si narra di un'esperienza mistica molto bella. In un momento molto difficile della sua vita, quando tutto sembrava irrimediabilmente perduto, ed egli era immerso in una sofferenza desolante, all'improvviso gli apparve la Vergine Santissima. Ella gli sorrideva e tendeva verso di lui le mani come per accoglierlo, poi lo sollevò dalla sedia dove egli si trovava preso dai suoi tristi pensieri, e gli indicò il Cielo, dicendogli: «Ecco la tua patria!». La visione poi scomparve. La Vergine Maria era sparita al suo sguardo, ma nel cuore gli era rimasto un grande desiderio di consacrarsi a Dio e di compiere opere sante.

In questo piccolo episodio troviamo racchiuso il senso di questa odierna festività: contemplando la Vergine Immacolata assunta alla gloria del Cielo in anima e corpo noi veniamo sollevati dalla meschinità dei nostri pensieri, dalla tristezza delle nostre miserie, per guardare a quella che sarà la nostra sorte futura. Se anche noi incontreremo il sorriso di Maria e ci lasceremo da Lei sollevare, troveremo la forza per andare avanti generosamente nel nostro cammino, e per fare grandi cose per la gloria di Dio.

L'odierna festività ci insegna che la vita diventa molto bella, pur tra le sofferenze di ogni giorno, se terremo i nostri cuori costantemente rivolti al Cielo, dove è la nostra patria. Da un antico autore, la Vergine Santissima è stata definita come la potente calamita dei cuori. Dio si serve proprio di Lei per attirare a sé il cuore dei suoi figli. Egli, il Creatore del cielo e della terra, ha voluto rendere Maria incomparabilmente bella e buona, affinché i nostri occhi e i nostri cuori non possano mai staccarsi da Lei. Quando la preghiamo con fede e con amore, noi la contempliamo con gli occhi del nostro spirito e veniamo sollevati potentemente verso il Signore.

Quando si sale una montagna, sotto di noi tutto diventa più piccolo. Allo stesso modo, quando noi ci innalziamo con la preghiera, i problemi della nostra vita, che prima ci sembravano insormontabili, li vedremo più semplici di quanto sembrava, e ci sentiremo allora animati da una grande fiducia.

Ecco il primo messaggio che possiamo trarre da questa bella solennità dell'Assunzione: pregare sempre il Santo Rosario, con fiducia e amore. Così riusciremo a risolvere i più grandi problemi della nostra vita e, soprattutto, riusciremo ad eliminare il più grande intralcio che paralizza le nostre anime: il peccato.

Vi è un altro messaggio che dobbiamo cogliere quest'oggi. La Madonna è stata Assunta in Cielo in anima e corpo perché Ella è l'Immacolata, la Madre di Dio e la Sempre Vergine. Per essere piena e profonda, la Verginità della "Tutta Santa" non doveva conoscere il disfacimento del sepolcro. Il giglio candidissimo della purezza di Maria non ha mai cessato di esalare il suo profumo ed anche ora, in Paradiso, è la gioia degl'Angeli e dei Santi.

Ecco allora che l'Assunzione di Maria al Cielo ci insegna l'altissima dignità che ha il nostro corpo: anch'esso è chiamato alla gloria del Paradiso. Il nostro corpo risorgerà solamente alla fine dei tempi, quando ci sarà il Giudizio universale, e si unirà all'anima per condividerne la sorte eterna: se l'anima è dannata, il corpo seguirà quella condanna; se l'anima è beata, esso risorgerà glorioso.

Impariamo fin da adesso a rispettare il nostro corpo e a non degradarlo con il peccato. L'uomo d'oggi esalta il corpo e i piaceri della carne. In realtà egli rende il proprio corpo schiavo delle passioni che lo abbruttiscono sempre di più. Contemplando l'Immacolata Assunta in Cielo, noi possiamo vedere la grande dignità dell'uomo e della donna. Se vogliamo raggiungere la gloria che già da ora risplende in Maria, dobbiamo amare e praticare la bella virtù della purezza.

Questa virtù forse è "fuori moda" ma rimane l'unica via per giungere alla comunione eterna con Dio. Quando a san Domenico Savio, giovane discepolo di Don Bosco, dicevano che non occorreva essere così mortificati negli occhi e che poteva anche vedere i divertimenti delle giostre, egli rispondeva che voleva mantenere puri gli occhi per poter vedere Gesù e Maria in Paradiso.

Un tempo si arrossiva anche per la più piccola immodestia, ora l'indecenza imperversa e a molti sembra quasi una cosa normalissima. Si è perso il senso del pudore e i mezzi di comunicazione (televisione, stampa, internet) propongono molto spesso "immondizia a basso costo". Per recuperare il senso cristiano della vita, guardiamo con gli occhi del cuore la gloria della "Tutta Santa" Assunta in cielo. Chiediamo a Lei un grande amore alla virtù della purezza e la grazia di rimanere fedeli in mezzo alle tante insidie dell'odierna società.

L'Eucaristia ci dà il grande insegnamento della carità. Se avremo carità verso il prossimo, dimostreremo l'autenticità del nostro amore al Signore.

Letture della Solennità

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Dio onnipotente ed eterno,  
che hai innalzato alla gloria del cielo in corpo e anima l’immacolata Vergine Maria, madre di Cristo tuo Figlio, fà che viviamo in questo mondo costantemente rivolti ai beni eterni, per condividere la sua stessa gloria.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA 
(Ap 11,19; 12,1-6.10)
Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. 
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. 
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. 
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. 
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 44)
Rit. Risplende la regina, Signore, alla tua destra.

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

SECONDA LETTURA 
(1Cor 15,20-26)
Cristo risorto è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. 
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. 
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

VANGELO (Lc 1,39-56)
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. 
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: 
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

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14.08.2015 - San Massimiliano Maria Kolbe - Memoria - Rito Romano 

14/8/2015

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14.08.2015 - San Massimiliano Maria Kolbe
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Rosso

Massimiliano Maria Kolbe è entrato nell'elenco dei santi con i titolo di sacerdote e martire. La sua testimonianza illumina di luce pasquale l’orrido mondo dei lager. Nacque in Polonia nel 1894; si consacrò al Signore nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali. 
Innamorato della Vergine, fondò "La milizia di Maria Immacolata" e svolse, con la parola e con la stampa, un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Deportato ad Auschwitz durante la seconda guerra mondiale, in uno slancio di carità offrì la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Morì nel bunker della fame il 14 agosto 1941. 
Giovanni Paolo II lo ha chiamato "patrono del nostro difficile secolo". La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte.


Colletta

O Dio, che hai dato alla Chiesa e al mondo 
san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire, 
ardente di amore per la Vergine Immacolata, 
interamente dedito alla missione apostolica 
e al servizio eroico del prossimo, 
per sua intercessione concedi a noi, 
a gloria del tuo nome, 
di impegnarci senza riserva al bene dell’umanità 
per imitare, in vita e in morte, 
il Cristo tuo Figlio. 
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA
 (Gs 24,1-13)
Presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume; vi feci uscire dall’Egitto; vi feci entrare nella terra.

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo:
«Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi. Io presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume e gli feci percorrere tutta la terra di Canaan. Moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. A Isacco diedi Giacobbe ed Esaù; assegnai a Esaù il possesso della zona montuosa di Seir, mentre Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto.
In seguito mandai Mosè e Aronne e colpii l’Egitto con le mie azioni in mezzo a esso, e poi vi feci uscire. Feci uscire dall’Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mar Rosso, ma essi gridarono al Signore, che pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; sospinsi sopra di loro il mare, che li sommerse: i vostri occhi hanno visto quanto feci in Egitto. Poi dimoraste lungo tempo nel deserto. 
Vi feci entrare nella terra degli Amorrei, che abitavano ad occidente del Giordano. Vi attaccarono, ma io li consegnai in mano vostra; voi prendeste possesso della loro terra e io li distrussi dinanzi a voi. In seguito Balak, figlio di Sippor, re di Moab, si levò e attaccò Israele. Mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse. Ma io non volli ascoltare Balaam ed egli dovette benedirvi. Così vi liberai dalle sue mani.
Attraversaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Vi attaccarono i signori di Gerico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Ittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei, ma io li consegnai in mano vostra. Mandai i calabroni davanti a voi, per sgominare i due re amorrei non con la tua spada né con il tuo arco. 
Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato”».

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 135)
Rit: Il suo amore è per sempre.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
rendete grazie al Dio degli dèi,
rendete grazie al Signore dei signori.

Guidò il suo popolo nel deserto,
colpì grandi sovrani,
uccise sovrani potenti.

Diede in eredità la loro terra,
in eredità a Israele suo servo.
Ci ha liberati dai nostri avversari.

VANGELO
 (Mt 19,3-12) 
Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così.

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». 
Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 
Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». 
Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 
Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Commento

"PER LA DUREZZA DEL VOSTRO CUORE..."

Per la durezza del cuore non siamo più in grado di accogliere il dono di Dio.
Per la durezza del cuore.

Per questo il matrimonio diventa anche oggi un'arma letale dell'egoismo, invece di essere un dono dell'amore.
Per questa durezza del cuore non si comprende più cosa significhi essere chiamati da Dio per vivere da "eunuchi" per il Regno.

La durezza del cuore impedisce la vocazione all'amore e la restringe nell'ambito umano.
Le manifestazioni, da dono, diventano sempre più diritto e dovere da valutare e soppesare a seconda della situazione esterna, che ha preso così il posto di Dio.

Per la durezza del cuore, "solo alcuni possono comprendere" e accogliere questo dono.
Ma proprio questo piccolo drappello di arditi sta a rappresentare la verità della "durezza del cuore" del mondo e sono il segno della grazia.


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a sera
ASSUNZIONE DELLA B.V. MARIA - RITO ROMANO 
Messa della Vigilia

Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: Bianco

Colletta

O Dio, che volgendo lo sguardo all’umiltà 
della Vergine Maria 
l’hai innalzata alla sublime dignità di madre 
del tuo unico Figlio fatto uomo 
e oggi l’hai coronata di gloria incomparabile, 
fa’ che, inseriti nel mistero di salvezza, 
anche noi possiamo per sua intercessione 
giungere fino a te nella gloria del cielo. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (1Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2)
Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa.

In quei giorni, Davide convocò tutto Israele a Gerusalemme, per far salire l’arca del Signore nel posto che le aveva preparato. Davide radunò i figli di Aronne e i levìti. 
I figli dei levìti sollevarono l’arca di Dio sulle loro spalle per mezzo di stanghe, come aveva prescritto Mosè sulla parola del Signore. Davide disse ai capi dei levìti di tenere pronti i loro fratelli, i cantori con gli strumenti musicali, arpe, cetre e cimbali, perché, levando la loro voce, facessero udire i suoni di gioia. 
Introdussero dunque l’arca di Dio e la collocarono al centro della tenda che Davide aveva piantata per essa; offrirono olocausti e sacrifici di comunione davanti a Dio. 
Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore.

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 131)
Rit: Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza.

Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata,
l’abbiamo trovata nei campi di Iàar.
Entriamo nella sua dimora,
prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.

I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia
ed esultino i tuoi fedeli.
Per amore di Davide, tuo servo,
non respingere il volto del tuo consacrato.

Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto».

SECONDA LETTURA 
(1Cor 15,54-57) 
Dio ci dà la vittoria per mezzo di Gesù Cristo.

Fratelli, quando questo corpo mortale si sarà vestito d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?».
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!

VANGELO
 (Lc 11,27-28) 
Beato il grembo che ti ha portato!

In quel tempo, mentre Gesù parlava alle folle, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». 
Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
 
Commento
La solennità dell’Assunzione di Maria è una celebrazione della sua risurrezione. Per essere stata la Madre di Gesù, Figlio Unigenito di Dio, e per essere stata preservata dalla macchia del peccato, Maria, come Gesù, fu risuscitata da Dio per i gaudi della vita eterna. Maria fu la prima, dopo Cristo, a sperimentare la risurrezione. 
Tutti sono corruttibili, cioè, ogni essere umano è composto di carne e di sangue destinati a perire. Dopo la morte e sepoltura, avviene la decomposizione. Nel giro di pochi anni, rimane ben poco ad indicare che quel tale una volta camminava su questa terra. 
Tutti sono mortali, cioè, per ciascuno viene il giorno della morte. Nessuno vive per sempre. La medicina moderna e la tecnologia riusciranno forse a prolungare la vita fino a ottanta, novanta, o anche cento anni, ma, prima o poi, la sorte di ogni essere umano è quella di morire. La morte è un evento a cui nessuno riesce a sfuggire. 
Però, grazie alla risurrezione di Gesù, Dio ha trasformato ciò che era corruttibile e mortale in incorruttibile e immortale. Quando Dio ha risuscitato Gesù dai morii e gli ha elargito una nuova vita eterna, ha anche reso possibile che ogni essere umano fosse risuscitato dai morti e partecipasse alla vita nuova ed eterna. Il corpo umano morirà e si decomporrà, ma Dio ha dimostrato che questa non è la fine. 
Dio ha sconfitto la morte risuscitando Gesù dai morti. Ha rivestito il corpo risorto di Gesù di incorruttibilità e di immortalità. La morte ha perduto la battaglia; Dio ha riportato vittoria. Dopo Gesù, Maria è stata la prima a risorgere e ad essere rivestita della vita incorruttibile ed immortale di Dio. Quello che Dio ha fatto per Gesù e per Maria sarà fatto per ogni credente.
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13.08.2015 - Giovedì XIX settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano

12/8/2015

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13.08.2015 - Giovedì della XIX settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Dio onnipotente ed eterno, 
che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, 
fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, 
perché possiamo entrare 
nell’eredità che ci hai promesso. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gs 3,7-10.11.13-17)
L’arca dell’alleanza del Signore sta per attraversare il Giordano dinanzi a voi.

In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi comincerò a renderti grande agli occhi di tutto Israele, perché sappiano che, come sono stato con Mosè, così sarò con te. Da parte tua, ordina ai sacerdoti che portano l’arca dell’alleanza: “Una volta arrivati alla riva delle acque del Giordano, vi fermerete”». 
Disse allora Giosuè agli Israeliti: «Venite qui ad ascoltare gli ordini del Signore, vostro Dio». Disse ancora Giosuè: «Da ciò saprete che in mezzo a voi vi è un Dio vivente: proprio lui caccerà via dinanzi a voi il Cananeo, l’Ittita, l’Eveo, il Perizzita, il Gergeseo, l’Amorreo e il Gebuseo. Ecco, l’arca dell’alleanza del Signore di tutta la terra sta per attraversare il Giordano dinanzi a voi. Quando le piante dei piedi dei sacerdoti che portano l’arca del Signore di tutta la terra si poseranno nelle acque del Giordano, le acque del Giordano si divideranno: l’acqua che scorre da monte si fermerà come un solo argine».
Quando il popolo levò le tende per attraversare il Giordano, i sacerdoti portavano l’arca dell’alleanza davanti al popolo. Appena i portatori dell’arca furono arrivati al Giordano e i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca si immersero al limite delle acque – il Giordano infatti è colmo fino alle sponde durante tutto il tempo della mietitura –, le acque che scorrevano da monte si fermarono e si levarono come un solo argine molto lungo a partire da Adam, la città che è dalla parte di Sartàn. Le acque che scorrevano verso il mare dell’Aràba, il Mar Morto, si staccarono completamente. Così il popolo attraversò di fronte a Gerico. 
I sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore stettero fermi all’asciutto in mezzo al Giordano, mentre tutto Israele attraversava all’asciutto, finché tutta la gente non ebbe finito di attraversare il Giordano.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 113)
Rit: Trema o terra, davanti al Signore.

Quando Israele uscì dall’Egitto,
la casa di Giacobbe da un popolo barbaro,
Giuda divenne il suo santuario,
Israele il suo dominio. 

Il mare vide e si ritrasse,
il Giordano si volse indietro,
le montagne saltellarono come arieti,
le colline come agnelli di un gregge.

Che hai tu, mare, per fuggire,
e tu, Giordano, per volgerti indietro?
Perché voi, montagne, saltellate come arieti
e voi, colline, come agnelli di un gregge?

VANGELO (Mt 18,21-19,1) 
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. 

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. 
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». 
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

Commento
Nel bel racconto del passaggio del Giordano da parte degli Israeliti, possiamo notare l'insistenza sull'arca dell'alleanza. il personaggio principale, si può dire, non è Giosuè, non è il popolo: è l'arca, l'arca dell'alleanza, che viene chiamata anche "arca di Dio", "arca dell'alleanza del Signore di tutta la terra". 
Grazie all'arca dell'alleanza un ostacolo insormontabile, cioè il Giordano, che era in piena durante tutto il tempo della mietitura, come avviene ancora oggi, viene superato con facilità. 
Questo ci dimostra che l'elemento decisivo nella nostra vita, per superare le difficoltà, per vincere gli ostacoli, non sono le nostre forze, non sono le nostre capacità, ma è la presenza di Dio, l'unione con Dio. L'arca si chiama "arca dell'alleanza"; l'arca simboleggiava proprio la presenza di Dio in mezzo al suo popolo; l'arca conteneva due realtà, esprimenti la presenza di Dio: da un lato un dono di Dio, la manna e, dall'altro lato, una esigenza di Dio, le tavole dell'alleanza, cioè il Decalogo. 
Se vogliamo essere uniti a Dio dobbiamo accogliere allo stesso modo questi due aspetti della presenza di Dio nella nostra vita. 
il dono di Dio. Questo aspetto è sempre il primo, il più importante; tutto comincia con l'amore di Dio per noi. "Non siamo stati noi ad amare Dio dice san Giovanni ma è lui che ci ha amati". La manna simboleggia questo amore di Dio, premuroso, generoso, che ci mantiene in vita, che ci fa progredire. La manna lo sappiamo è anche la prefigurazione del dono di Dio in Cristo, nell'Eucaristia. il pane dal cielo non lo diede Mosè dice Gesù nel Vangelo di Giovanni ma è il mio Padre che vi dà il vero pane dal cielo. Il pane dal cielo è la carne del Figlio di Dio, data per la vita del mondo. 
La nostra vita deve essere orientata da questo dono di Dio. Ricevere il dono di Dio nell'Eucaristia è fondamentale, se vogliamo avere il giusto orientamento e superare le difficoltà della vita in modo positivo; invece di esserne abbattuti saperle trasformare in occasioni di progresso. 
Per questo è anche necessario accogliere l'altro aspetto della presenza divina, cioè l'esigenza divina. Le tavole dell'alleanza esprimevano la volontà di Dio per il suo popolo; una volontà di amore, una volontà di liberazione; una volontà molto positiva, però che talvolta può anche sembrare un'esigenza severa, sgradevole, che non ci permette di seguire i nostri capricci, di cercare le nostre soddisfazioni. 
Nel Nuovo Testamento l'esigenza di Dio è diventata ancora più profonda e più positiva allo stesso tempo, perché è stata riassunta da Gesù nel duplice comandamento dell'amore: "Amerai il Signore tuo Dio... Amerai il tuo prossimo". Anzi l'esigenza è diventata: 
"Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato": una esigenza meravigliosa, in fondo: soltanto amare. Siamo fatti per amare, lo sentiamo. Quindi è una esigenza che accogliamo con entusiasmo, quando la capiamo bene. Però d'altra parte è una esigenza reale, perché l'amore è esigente, l'amore non si vive senza accettare sacrifici, senza accettare rinunce. L'amore è duro come l'inferno, dice il Cantico dei Cantici. In certe circostanze sentiamo che non è facile amare sul serio. È quindi una vera esigenza. Però una esigenza che è contemporaneamente un dono di Dio. Gesù viene in noi per amare; possiamo amare grazie al suo cuore, che ci è dato. Sant'Agostino diceva: "Dammi ciò che comandi, comanda ciò che vuoi". La vita cristiana è proprio questo accogliere il dono di Dio, il dono dell'amore di Dio, non soltanto un modo passivo, essendo amati da lui, ma in modo anche attivo: amando con lui. E così tutte le difficoltà diventano occasione di crescita e di cammino.
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