Tutte le ragioni utilizzate per giustificare l’uso di porre a lato il Tabernacolo anche se non volessero diminuire l’atteggiamento di adorazione, ne minano la ragion d’essere. Non esiste una sola ragion d’essere dell’adorazione, se ne potrebbero almeno individuare un paio: l’adorazione prossima e l’adorazione presente.
La prima (l’adorazione prossima) è riscontrabile in tutte quelle spiritualità che posseggono almeno una di queste due caratteristiche: riconoscimento dell’uomo come non-creatura oppure riconoscimento dell’uomo come realtà totalmente separata da Dio e quindi insanabile. In queste spiritualità l’adorazione è prossima, in quanto non esisterebbero le condizioni per poter veramente adorare.
L’adorazione presente è, invece, un tratto tipico del cattolicesimo, perché in questo manca tanto la caratterizzazione panteistica, quanto quella protestantica di demonizzazione del mondo. Nel cattolicesimo di certo la tensione dell’attesa non è assente, ma è fondamentale la convinzione secondo cui tutto ciò che attualmente è sperimentabile dall’uomo è già “luogo” di una Presenza vera e salvifica del mistero del Verbo incarnato. Ciò è della fede nella Presenza reale dell’Uomo-Dio nell’Eucaristia.
La Chiesa è sì comunione dei figli di Dio, ma nella, con e per la Presenza reale di Cristo. La centralità del Tabernacolo è la centralità dell’Eucaristia, cioè della presenza reale, fisica, di Cristo ancor oggi nella Chiesa. La centralità del Tabernacolo ha lo scopo di rendere l’edificio liturgico non luogo per attendere e per ricordare, ma luogo per incontrare una Presenza “presente” (chiediamo scusa del gioco di parole) che è anche fisica.
Dal sito il cammino dei Tre sentieri
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