I peccati contro la purezza e di intemperanza sono quelli che causano il disorientamento intellettuale. Perché? Perché l’antropologia (concezione dell’uomo) cristiana afferma che l’uomo è stato voluto da Dio come sintesi di spirito e di corpo. L’anima individuale è sostanzialmente legata al corpo, ma non ad un corpo qualsiasi, bensì a quel preciso corpo per cui è stata creata. Tale unione sostanziale fa sì che ci sia un’interazione tra l’anima e il corpo, nel senso che l’anima incide sul corpo e il corpo incide sull’anima. Prima abbiamo detto: …Se non si vive come si pensa, si finirà col pensare come si vive. Ed è così: il disordine corporeo si traduce sempre in disordine mentale. Quando s’introduce volutamente il dominio dell’istinto nel proprio comportamento avviene una sorta di bestializzazione, che diviene anche accecamento dell’intelligenza: appunto come le bestie! Ecco perché i santi, anche se non hanno cultura, riescono ad esprimere una sapienza che è superiore ad ogni altro. Ed ecco perché, si può aver letto anche biblioteche intere, ma se si vive nel peccato si diranno sempre cose insensate.
L’uomo bestializzato perde il pensiero; certo, non il pensiero in quanto tale, ma la capacità di cogliere il vero senso della vita. L’intelletto se funziona bene coglie la verità. La buona volontà fa sì che questa verità venga amata. Invece con la bestializzazione si corrompono l’intelletto e la volontà, per cui si arriva non solo a non poter conoscere la verità, ma perfino a non amarla, anzi ad odiarla. O meglio: si sceglie la menzogna e ci si lascia affascinare da essa.
Dio ha creato nell’uomo una gerarchia: gli istinti alla base, la ragione ad orientare gli istinti e la volontà a fare in modo che gli istinti possano conformarsi agli orientamenti della ragione. Però, quando la volontà fallisce, gli istinti lievitano a dismisura arrivando a soffocare la ragione (è ciò che si chiama “accecamento dell’intelligenza”) e il peccato diviene possibile.
Ecco perché il Cristianesimo fa una differenza tra sapienza ed intellettualismo. La prima è il raggiungimento della verità, il secondo è solo una ricca conoscenza che prescinde dall’adesione al Vero. Quante persone, anche analfabete, raggiungono una grande sapienza; e quanti intellettuali, pur avendo letto biblioteche intere, si allontanano dalla Verità distruggendo altri e se stessi? Ciò perché tutto dipende dall’esercizio della virtù…in particolar modo dall’esercizio della temperanza.
Giovanni Duns Scoto dice -e con lui tutta la scuola francescana- che l’intelletto è inevitabilmente influenzato dalla volontà.
Si possono avere tutti i talenti intellettivi di questo mondo, ma per conoscere bene, cioè per conoscere ciò che davvero conta nella vita, occorre la Luce (che è la Grazia!) e la Grazia è data dall’esercizio della virtù.
Ed ecco perché la Madonna disse a Giacinta di Fatima che i peccati che fanno andare più all’inferno sono quelli della carne… perché sono i più facili a farsi e da questi scaturiscono anche gli altri peccati.
L’uomo bestializzato perde il pensiero; certo, non il pensiero in quanto tale, ma la capacità di cogliere il vero senso della vita. L’intelletto se funziona bene coglie la verità. La buona volontà fa sì che questa verità venga amata. Invece con la bestializzazione si corrompono l’intelletto e la volontà, per cui si arriva non solo a non poter conoscere la verità, ma perfino a non amarla, anzi ad odiarla. O meglio: si sceglie la menzogna e ci si lascia affascinare da essa.
Dio ha creato nell’uomo una gerarchia: gli istinti alla base, la ragione ad orientare gli istinti e la volontà a fare in modo che gli istinti possano conformarsi agli orientamenti della ragione. Però, quando la volontà fallisce, gli istinti lievitano a dismisura arrivando a soffocare la ragione (è ciò che si chiama “accecamento dell’intelligenza”) e il peccato diviene possibile.
Ecco perché il Cristianesimo fa una differenza tra sapienza ed intellettualismo. La prima è il raggiungimento della verità, il secondo è solo una ricca conoscenza che prescinde dall’adesione al Vero. Quante persone, anche analfabete, raggiungono una grande sapienza; e quanti intellettuali, pur avendo letto biblioteche intere, si allontanano dalla Verità distruggendo altri e se stessi? Ciò perché tutto dipende dall’esercizio della virtù…in particolar modo dall’esercizio della temperanza.
Giovanni Duns Scoto dice -e con lui tutta la scuola francescana- che l’intelletto è inevitabilmente influenzato dalla volontà.
Si possono avere tutti i talenti intellettivi di questo mondo, ma per conoscere bene, cioè per conoscere ciò che davvero conta nella vita, occorre la Luce (che è la Grazia!) e la Grazia è data dall’esercizio della virtù.
Ed ecco perché la Madonna disse a Giacinta di Fatima che i peccati che fanno andare più all’inferno sono quelli della carne… perché sono i più facili a farsi e da questi scaturiscono anche gli altri peccati.