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IL POTERE DEL SANTO NOME DI GESU'

2/1/2018

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Dopo aver letto questo, ti consigliamo di invocarlo ogni giorno

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Come ci dice l’evangelista San Luca, “Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre” (Luca 2:21).

Il santo nome di Gesù è stato donato dal cielo, per questo ha potere. Santa Giovanna d’Arco è morta sul rogo ripetendo il nome di Gesù. Il nome di Gesù rappresenta la Persona divina del Verbo incarnato.

“Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:9-11).

L’angelo ha detto chiaramente a San Giuseppe il motivo di questo nome: “Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21). La parola “Gesù” in ebraico vuol dire “Dio salva”, oppure Salvatore. Pronunciare il nome di Gesù con fede significa quindi accettarlo come divino salvatore.

È nel nome di Gesù che i peccati vengono perdonati. “Sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati” (Marco 2:10). Lui può dire al peccatore: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” (Marco 2:5). E lui trasmette questo potere agli uomini – gli apostoli (Giovanni 20:21-23) che lo utilizzano nel suo Nome.

La Resurrezione di Gesù glorifica il nome di Dio Salvatore, perché da quel momento in poi è il nome di Gesù che si manifesta pienamente nel potere supremo del “nome sopra ogni altro nome”.

Gli spiriti malvagi temono il suo nome ed è nel nome di Lui, che i discepoli di Gesù hanno compiuto miracoli. Poiché tutto quello che hanno chiesto al Padre, nel Suo nome, il Padre lo ha concesso.

È nel nome di Gesù che i malati sono vengono curati, è nel suo nome che i morti resuscitano, gli zoppi camminano, i sordi vedono, i lebbrosi sono sanati… Quel nome benedetto ha potere.

Dopo che il peccato ha raggiunto l’umanità, soltanto il nome di Dio Redentore può salvare l’uomo. E questo nome è Gesù.

È mediante il nome di Gesù che gli apostoli compiono meraviglie. “E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».” (Marco 16:17-18).

Pertanto, il santo nome di Gesù ha il potere e deve essere invocato con rispetto, riverenza e fede.

I farisei e i dottori della legge volevano impedire agli apostoli di predicare nel nome di Gesù: “E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù” (Atti 4:18).

Ma loro si sono rifiutati di smettere di pronunciare quel santo nome, perché sapevano che non esiste alcuna salvezza in nessun altro: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (Atti 4:12).

Gesù Cristo è l’unico nome divino che dona salvezza e può essere invocato da qualsiasi persona, perché si è unito a tutti gli uomini tramite l’Incarnazione.

Il nome di Dio Salvatore veniva invocato una volta l’anno dal sommo sacerdote per l’espiazione dei peccati di Israele, dopo aver asperso il propiziatorio del Santo dei Santi con il sangue sacrificale.

Il propiziatorio era il luogo della presenza di Dio. Quando San Paolo dice di Gesù che “Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue” (Romani 3:25), vuole dire che “è stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo” (2 Corinzi 5:19).

Il nome di Gesù è il fulcro della preghiera cristiana. Tutte le preghiere liturgiche si concludono con la formula: “Per il nostro Signore Gesù Cristo…”.

L’Ave Maria culmina con la frase “benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù”. Il nome di Gesù è al centro dell’Ave Maria; il Rosario è focalizzato nel nome di Gesù, ecco da dove deriva il suo potere.
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Che possiamo anche oggi, e sempre, pronunciare con fede e devozione questo nome dolce, santo e potente. Come il cieco di Gerico, che ha gridato con fede ed è stato guarito: “Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!»” (Luca 18:38).
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UN FATTO VERO CHE DIMOSTRA COME OGNI MESSA HA UN VALORE INFINITO

29/12/2017

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Ogni Messa, indipendentemente dove è detta e indipendentemente dalla santità del sacerdote, ha sempre un valore infinito. Vi spieghiamo perché.

Mentre ogni preghiera –pur importante– ha un valore finito, perché è l’uomo che prega Dio e si offre a Lui, la Messa ha sempre un valore infinito perché è Dio stesso che si offre al Padre. Dunque se è Dio che si offre nella Messa, questa ha un valore infinito perché Dio ha un valore infinito.
​
Facciamo un esempio. Prendiamo una bilancia, quella antica, con i classici due piatti. Su un piatto mettiamo tutte le preghiere di questo mondo e sull’altro una sola Messa. Ebbene, la bilancia penderebbe dalla parte della sola Messa. Più azioni finite formano una realtà finita, l’infinito rimane invece sempre infinito. Se queste cose si capissero la gente correrebbe continuamente per partecipare alla Messa. San Pio da Pietrelcina (1887-1968) soleva dire: “Se la gente sapesse cosa è la Messa, dinanzi alle chiese occorrerebbero i carabinieri per governare le folle.” E il Santo Cappuccino diceva ancora: “E’ più facile che il mondo si regga senza il sole, piuttosto che senza la Messa.”

Un giorno di molti anni fa, in un piccolo villaggio del Lussemburgo, un capitano della Guardia Forestale stava conversando con il macellaio quando arrivò un’anziana signora. Il macellaio chiese all’anziana signora: “Cosa vi servo, signora?” La donna rispose: “Un pezzetto di carne, ma non ho soldi per pagare.” Il capitano che era lì presente sorrise visibilmente pensando alla stranezza della richiesta. Il macellaio ribatté: “Solo un pezzetto di carne, ma come contraccambiate?”. L’anziana signora disse allora al macellaio: “Mi dispiace di non avere soldi, ma in cambio vi prometto di assistere quest’oggi alla Messa per voi”. Siccome il macellaio e il capitano erano molto scettici nei confronti della religione, cominciarono a ridere. “Molto bene -disse il macellaio-  Andate pure a Messa per me, e ritornate, vi darò l’equivalente del valore della Messa”. La donna in quel giorno assistette alla Messa e poi ritornò dal negoziante. Ella si avvicinò alla cassa e il macellaio le disse: “Prendete questa carta e scrivete…” E la donna scrisse: “Ho offerto la Messa per te”. Il macellaio pose la carta su un piatto della bilancia e sull’altra parte un misero osso…  la carta era più pesante. In seguito mise un pezzetto di carne al posto dell’osso, ma la carta era sempre più pesante… I due uomini cominciarono a meravigliarsi ma non demorsero. Fu posto un grosso pezzo di carne sulla bilancia, ma la carta era sempre più pesante. Inquieto e turbato, il macellaio esaminò la bilancia, ma questa funzionava benissimo. “Cosa vuole signora…?  Dovrei darle un’intera coscia di pecora?”.Egli pose la coscia di pecora sulla bilancia, ma la carta era sempre più pesante.  Mise un pezzo di carne ancora più grosso, ma il peso rimaneva sempre dalla parte della carta. Ciò impressionò talmente il macellaio che questi promise alla donna di darle la carne ogni giorno in cambio di una preghiera offerta per lui durante la Messa. Egli poi si convertì. Il capitano se ne andò anche lui molto scosso e andò a Messa ogni giorno. Due dei suoi figli divennero sacerdoti, uno Gesuita e l’altro fu sacerdote del Sacro Cuore, era il famoso Padre Stanislao, grande apostolo del Sacro Cuore. Egli poi ha raccontato: “Sono un religioso del Sacro Cuore e il capitano era mio padre. Dopo questa dimostrazione, mio padre divenne un grande fervente della Messa quotidiana, e noi, suoi figli, abbiamo seguito il suo esempio. Andate a Messa ogni giorno se potete, otterrete tutto e vi trasformerete.”
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''PARLO DA CATTOLICO, MA...'' (TENETEVI FORTE)

22/8/2017

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di Giuliano Guzzo

Brutte notizie amici, ci siamo persi un comandamento per strada: quello che impone di parlare “da cattolici”. Altri invece devono averlo scovato in qualche vangelo apocrifo e lo mettono drammaticamente in pratica. Lo si vede e lo si legge tutti i giorni – non occorre fare nomi e cognomi – nelle dichiarazioni di politici, intellettuali e in qualche caso persino di prelati i quali, con frequenza sempre maggiore, allorquando si accingono ad affrontare temi eticamente sensibili, non perdono occasione per riproporre l’imperdibile puntualizzazione: «Parlo da cattolico». Ora, al dato positivo – fa sempre piacere che fra i battezzati vi sia ancora chi, ogni tanto, rammenta d’esserlo – di solito ne segue uno assai meno entusiasmante, che nove volte su dieci si sostanzia in una dichiarazione in totale contrasto con la dottrina della Chiesa. «Parlo da cattolico, ma credo che la Chiesa si debba rinnovare». «Parlo da cattolico, ma in certi casi non considero l’aborto sbagliato». «Parlo da cattolico, ma sono favorevole alla fecondazione assistita». «Parlo da cattolico, ma per me non conta se Gesù sia risorto, l’importante è quello che ha detto perché ha parlato d’amore».

Prima che un lettore meno forte di altri accusi comprensibili malori, meglio fermarsi. Del resto il senso è chiaro: il «parlo da cattolico» è ormai divenuto la premessa allo strafalcione, qualche pignolo direbbe all’eresia ma non esageriamo, se no finisce che qualcheduno, poi, prende sul serio gli insegnamenti della Chiesa: non sia mai. Tornando a noi, la domanda ora è una ed è molto semplice: com’è possibile tutto questo? Come si è arrivati all’infelice matrimonio fra il «parlo da cattolico» e la licenza di spararla grossa, meglio se più grossa possibile? Trattandosi di problema complesso, è saggio limitarsi a delle ipotesi.
La prima: parlare «da cattolici» è un conto, agire da tali è molto diverso e, soprattutto, più costoso: in un caso infatti basta l’autocertificazione, nell’altro è richiesta la testimonianza.
Seconda ipotesi: parlare «da cattolici» è facile, dire cose «cattoliche» per nulla, tanto che persino il Figlio di Dio, quando lo faceva, non riscontrava alcun successo e si sentiva chiedere: «Questo parlare è duro: chi lo può ascoltare?» (Giovanni 5,2.60).

Un’ultima ipotesi è quella di una conoscenza limitata della dottrina cristiana, spesso confusa con un’odiosa sfilza di divieti. E chissà qual è, delle tre, quella giusta. Sempre che non sia in realtà giusto così, e cioè esibire il patentino «da cattolici» per poi sfrecciare a tutta velocità fra dichiarazioni e battute imbarazzanti. Il tutto guardandosi bene dal provare, senza tanti proclami, a sostenere posizioni etiche che fra l’altro non abbisognano di alcun tipo di riferimento confessionale. Puoi difatti sostenere la naturalità della famiglia citando Aristotele, condannare l’aborto citando Bobbio, avversare l’eutanasia facendo tue le posizioni del francese Lucien Israel, agnostico luminare dell’oncologia. Il «parlo da cattolico» seguito da uscite spiazzanti non è dunque necessario. Eppure continua ad essere impiegato, al punto che si potrebbe quasi parlare di tormentone. Come mai? Abbiamo avanzato delle ipotesi, ma il mistero resta. E in attesa che qualcuno lo chiarisca un pensiero ci allieta: meno male che Gesù Cristo, quella volta, non ha scelto di parlare «da cattolico». Altrimenti avrebbe fondato una bocciofila o un circolo della briscola. Ma non di certo il Cristianesimo.
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CARAMELLE...

10/8/2017

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Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere da ora in avanti, rispetto a quanto ho vissuto finora…
Mi sento come quel bimbo cui regalano un sacchetto di caramelle: le prime le mangia felice e in fretta, ma, quando si accorge che gliene rimangono poche, comincia a gustarle profondamente.
Non ho tempo per sopportare persone assurde che, oltre che per l’età anagrafica, non sono cresciute per nessun altro aspetto.
Non ho tempo, da perdere per sciocchezze.
Ora non sopporto i manipolatori, gli arrivisti, né gli approfittatori.
Mi disturbano gli invidiosi, che cercano di discreditare i più capaci, per appropriarsi del loro talento e dei loro risultati.
Ho poco tempo per discutere di beni materiali o posizioni sociali.
Amo l’essenziale, perché la mia anima ora ha fretta…
E con così poche caramelle nel sacchetto…
Adesso, così solo, voglio vivere tra gli esseri umani, molto sensibili.
Gente che sappia amare e burlarsi dell’ingenuo e dei suoi errori.
Gente molto sicura di se stessa , che non si vanti dei suoi lussi e delle sue ricchezze.
Gente che non si consideri eletta anzitempo.
Gente che non sfugga alle sue responsabilità.
Gente molto sincera che difenda la dignità umana.
Con gente che desideri solo vivere con onestà e rettitudine.
Perché solo l’essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena viverla.
Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle altre persone …
Gente cui i duri colpi della vita, abbiano insegnato a crescere con dolci carezze nell’anima.
Sí… ho fretta… per vivere con l’intensità che niente più che la maturità ci può dare.
Non intendo sprecare neanche una sola caramella di quelle che ora mi restano nel sacchetto.
Sono sicuro che queste caramelle saranno più squisite di quelle che ho mangiato finora.
Il mio obiettivo, alla fine, è andar via soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza.
Ti auguro che anche il tuo obiettivo sia lo stesso, perché, in qualche modo, anche tu te ne andrai…”

Mario Andrade
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DICIAMO FERMAMENTE DI NO!!

30/6/2017

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di Renato Moretti

​Oggi viene ignobilmente e barbaramente spenta la fiamma della vita, su decisione di una criminale commissione, che si sostituisce a Dio, nel programmare la morte di un individuo.

Il piccolo Charlie, colpevole di essere gravemente malato, viene messo a morte senza essersi macchiato di colpa alcuna e va ad aggiungersi alla grande schiera dei Martiri che fanno corona al Creatore.

Resta la commiserazione per coloro che non sanno quello che fanno, l'affettuosa solidarietà ai suoi impotenti genitori e la desolata perplessità per il superamento di ogni limite di rispetto per tutti coloro che vivono.

E' facilmente prevedibile che una tanto criminale apertura possa diventare il pregresso per altre nefande estensioni ed applicazioni, essendo tanto rapida, economica e risolutiva.

Non dubito che esistano protocolli difensivi a favore di tanto delirante iniziativa, da tutti i punti di vista, sociale, etico e solidale, ma sono personalmente convinto che il mondo non si meriti l'assoggettamento ad imposizioni che ignorano pedissequamente la dignità ed il diritto alla vita, che resta dono di Dio ed è pertanto sacra.

La violenza viene perpetrata non solo sul piccolo Charlie, ma sulla sua famiglia, arbitrariamente spodestata della patria potestà e del diritto di gestire, secondo la propria volontà, l'avvenire del proprio piccolo.

Lo scandalo è che un tanto efferato crimine venga propalato come espressione avanzata di progresso,  quando invece dovrebbe trasmettere paura, avversione e reazioni della massima portata.da parte di tutti coloro che si qualificano uomini, di ogni nazione, razza ed età.

E pensare che consideriamo passato il periodo dell'abominio nazista, ove malati ed invalidi venivano soppressi: è davvero incontrovertibile che la storia debba ripetersi anche nelle sue accezioni peggiori?

​Diciamo fortemente di no !!
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POCHI SANNO CHE MEDITANDI SULLA TRINITA' SI CAPISCE UN GRAVE ERRORE DEI NOSTRI TEMPI

10/6/2017

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Perché siamo prossimi alla Festa della Santissima Trinità (domenica prossima), offriamo ai nostri lettori alcune riflessioni su questo importantissimo Mistero, riflessioni che ovviamente possono essere utili da un punto di vista apologetico.

Un grande insegnamento sull’amore vero

Il mistero della Trinità esprime chiaramente quanto l’amore debba essere giudicato dalla verità. Vediamo in che senso.

La Trinità è costituita dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Non si dice: dallo Spirito Santo, dal Figlio e dal Padre o dal Figlio, dal Padre e dallo Spirito Santo, ma: dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Il tutto in una successione logica ma non cronologica. Ciò vuol dire che senza il Figlio non ci sarebbe lo Spirito Santo e senza il Padre non ci sarebbe il Figlio. Ma –e anche questo lo abbiamo detto- non è che il Padre abbia creato il Figlio e il Figlio abbia creato lo Spirito Santo. Perché, se così fosse, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero delle creature e ciò non è.

Dunque una successione logica ma non nel tempo (cronologica). Il Cristianesimo ortodosso (quello dei Russi, dei Serbi, dei Greci, per intenderci) è lontano dal Cattolicesimo non solo perché non riconosce il Primato del Vescovo di Roma (il Papa), ma anche perché, a proposito della Trinità, non riconosce la dottrina cosiddetta del Filioque, cioè che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Lo Spirito Santo –secondo gli ortodossi- procederebbe solo dal Padre.

Questione di lana caprina, direbbe qualcuno. Inutili pignolerie, direbbero altri. E invece no, la questione è importante, per non dire importantissima.

Didatticamente si attribuisce al Padre l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione. Questo non vuol dire che nel momento della creazione il Padre agiva e il Figlio e lo Spirito Santo non partecipavano, oppure nella redenzione il Figlio agiva e il Padre e lo Spirito Santo erano assenti… Nella creazione ha agito tanto il Padre, quanto il Figlio, quanto lo Spirito Santo e così nella redenzione…ma metodologicamente si dice così: il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo santifica.

Il Figlio è chiamato anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta, che si comunica. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore. Ed ecco il punto nodale. Già in Dio è pienamente rispettata la processione logica verità-amore. L’amore deve essere sempre giudicato dalla verità, altrimenti può diventare anche la cosa più terribile.

Facciamo un esempio. Un padre di figli lascia la famiglia perché “s’innamora” di un’altra donna, fa bene? Oggi molti risponderebbero di sì e direbbero: se lo ha fatto per amore… Due uomini o due donne s’innamorano e decidono di vivere insieme, fanno bene? Se lo fanno per amore … Ma questo è il punto. L’amore se non è giudicato dalla verità diventa il contrario di sé. Facciamo un altro esempio. Perché Hitler e i suoi decisero di perseguitare gli Ebrei? La risposta può sembrare paradossale ma non lo è: per troppo “amore” nei confronti della razza ariana. Perché Stalin decise di sterminare milioni e milioni di piccoli proprietari? Per troppo “amore” nei confronti dello Stato socialista. Perché Robespierre decise di tagliare teste su teste? Per troppo “amore” nei confronti della Rivoluzione che sentiva minacciata.  Ecco cos’è l’amore sganciato dalla verità!

Se si riflette bene, questo è uno degli errori più tipici dei nostri tempi. C’è chi si lamenta che oggi c’è poco amore. No, non è così, oggi ciò che manca non è l’amore, ma la consapevolezza della Verità, che è un’altra cosa! Oggi ciò che manca è la convinzione che l’amore –perché sia vero- deve essere giudicato dalla verità.

Bisognerebbe ritornare a meditare sulla natura di Dio per capire come già nella Sua intima natura è presente questa verità, e cioè che l’amore è vero se è conforme al Vero. Solo così si potrà anche capire perché mai la Chiesa Cattolica ha sempre tenuto fermo sul punto del Filioque.
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QUESTA E' UNA GENERAZIONE A CUI ABBIAMO MENTITO

30/5/2017

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di Costanza Miriano

Una volta sono stata invitata alla festa della famiglia della Diocesi di Ferrara,e mi avevano detto che monsignor Negri sarebbe stato contento di incontrarmi. Mi ero preparata un bel discorso da fare alle famiglie, anche per fare colpo su di lui. L’ho trovato che mi aspettava sulle scale; mi ha dato una specie di pacca sulle spalle che somigliava pochissimo a una carezza, ha detto qualche parole di solidarietà verso mio marito, e se ne è andato perché aveva un altro impegno. “Hai visto come è stato affettuoso?” – mi ha detto la persona che era venuta a prendermi alla stazione. Affettuoso veramente no, tutto meno che affettuoso – ho pensato. “Vedi, tu non lo conosci. Lui esprime così l’affetto: ti ha invitata, ti ha aspettata prima di andarsene, ma poi non è il tipo che si perde in formalità”.

E così, anche da amici che lo conoscono meglio, ho avuto la conferma: monsignor Negri è una persona ruvida. Per questo, quando ho letto la sua lettera ai ragazzi di Manchester non ho proprio fatto caso agli spigoli delle sue parole, e al netto di quelli ci ho visto solo una grande dolcezza, una paternità sicura, una sincera preoccupazione per i nostri figli. Soprattutto, più che concentrarmi sull’autore o sul tono di quelle parole sicuramente forti, mi sto interrogando. Che genitori siamo? Che genitori sono quelli degli amici dei nostri figli?

Non mi piacciono i laudatores temporis acti, quelli per i quali, invariabilmente, prima sì che le cose andavano bene. Non penso che oggi siamo tutti persone peggiori che in passato. Però penso che, questo sicuro, viviamo in un tempo di benessere mai neanche sfiorato dall’umanità prima di oggi, e questo da una parte è sicuramente un bene. Però, c’è un però: la necessità, la scarsità di beni, il bisogno di darsi da fare per accedere a cose, conoscenze, possibilità, aveva una sua innegabile pedagogia, che formava le persone. Non è che tutti avessero voglia di faticare, non tutti riuscivano a consacrare la loro fatica in un cammino di santificazione, manco per sogno. Però tutti erano costretti a farla, la fatica. I ragazzi a scuola perché altrimenti venivano bocciati, e le famiglie a quei tempi non davano la colpa alla scuola, ma ai ragazzi.

I grandi perché se volevano uscire di casa, avere qualche soldo, dovevano trovare un lavoro. E perché se volevano una vita sessuale dovevano prendersene la responsabilità, e sposarsi, c’erano poche altre possibilità. Non tutti capivano che quello che la realtà offriva era un cammino di santificazione, non tutti vi aderivano con la gioia e libertà che trasforma il sacrificio in fonte di vita. Semplicemente, però, la realtà aveva una sua pedagogia. Costringeva a prendersi responsabilità in cambio di piacere, che qui intendo in senso lato: il piacere dell’autonomia, della disponibilità economica, anche del sesso. Anche la conoscenza era tutta più faticosa (i miei figli sgranano gli occhi quando li invito a fare ricerche dai libri: come se li costringessi ad andare a cercare un pozzo invece che aprire il rubinetto. Perché dici così, mamma? C’è wikipedia. Che senso ha fare ricerche da più libri?). Io non dico che non sia un bene, mia nonna non aveva la lavatrice, andava al lavatoio. Essere libera dalla necessità di lavare lenzuola per sei persone alla fonte mi ha permesso di fare tante cose spero buone.

Tutto questo benessere che ci è stato regalato, però, rischia di portarci fuori di noi, perché, noi credenti lo sappiamo, è la croce che salva, e questo annuncio non ci parla più in una vita in cui ogni fatica, ogni sofferenza è bandita dall’orizzonte. Il male nel mondo c’è. E’ dentro di noi ma è anche una persona, che combatte perché ci perdiamo. Il male è il grande rimosso dal discorso collettivo, ciò che non lo rende meno attivo nella realtà, anzi. Noi siamo creature ferite dal peccato originale, e non siamo in grado di fare il bene puro da soli. Per questo mentre il mondo ci invita ad ascoltare i nostri desideri e a non filtrarli (le parole delle canzoni di Ariana Grande e di quasi tutti i suoi colleghi ne sono manifesti perfetti, e sinceramente lasciare che bambine di otto anni interiorizzino quella idea di sesso, quando ancora non ci pensano minimamente, mi sembra qualcosa che merita una macina al collo) quello che Dio propone a chi decide di credere nel suo amore è “ascolta la mia voce”. Non ti fidare di te stesso, fidati di me.Quindi, non ogni voce che viene da dentro di noi ha diritto di cittadinanza. Anzi. Ogni voce va sottoposta al nostro personale giudizio, e il giudizio per essere attendibile deve avere dei parametri.

Il giudizio che ci è chiesto è quello di godere del benessere che ci è stato concesso, ma di non lasciarcene dominare. Usare le cose il tempo le possibilità di conoscenza ricordando che non tutto il piacere accessibile è un bene, e soprattutto, ricordando – il cuore della questione lo ha centrato monsignor Negri – che il male nel mondo esiste, agisce e opera attivamente contro di noi, e ci è chiesto un combattimento. Un combattimento che si esercita prima di tutto con il giudizio sulle cose le possibilità le conoscenze a cui abbiamo facilissimo accesso. Per esempio, ripeto, portare delle bambine, delle ragazzine a un concerto in cui una cantante parla di sesso come una donna navigata non è bene. Non sono parole che le faranno felici, non sono parole che le faranno vivere.

A questa generazione di ragazzi abbiamo mentito, se non abbiamo detto loro che la castità – cioè guardare l’altro senza volerlo possedere, aiutandolo a compiere il suo destino, a essere sempre più se stesso – è lo sguardo più fecondo sulle cose, quello che darà vita a noi e a quelli che ci saranno affidati. È il matrimonio il compimento vero dell’amore, l’unica possibilità in cui quello che diciamo col corpo – il mio corpo è tuo, te lo consegno tutto, io sono tua, tu sei mio – corrisponde nella verità a quello che cerchiamo di vivere tutto il giorno, ogni giorno un po’ meglio.

Stiamo insegnando a questi ragazzi che è un diritto avere tutto, e che ogni desiderio ha diritto di cittadinanza. Lo insegnano ai ragazzi dei grandi che, anche loro, vivono così, e dei politici che si battono perché sia così, perché ogni desiderio abbia diritto di essere accolto, abbia diritto di cittadinanza. Lo insegnano dei professori e dei presidi che permettono che nelle scuole – esperienza diretta – si vada a spiegare ai ragazzini delle medie come usare il preservativo, perché l’unica cosa che oggi temono i cosiddetti grandi sono le malattie e le gravidanze indesiderate. Questa è una generazione a cui abbiamo mentito. Ci siamo occupati di loro, ma non abbiamo chiesto loro di occuparsi di niente. Non abbiamo loro insegnato a combattere per la loro felicità. Li abbiamo ingozzati, riempiti di beni – che tra l’altro durano sempre meno, sono progettati per rompersi e dover essere sostituiti – ma non del sogno di poterseli conquistare da soli. Non abbiamo capito che i ragazzi vogliono di più, vogliono l’assoluto, l’eterno, il totale.

I ragazzi vogliono essere sfidati, vogliono spaccare il mondo, la mediocrità, i compromessi. E intanto, dopo averli saziati, cerchiamo di far sì che siano educati ai “valori”, alla tolleranza, al rispetto, ai diritti civili. Illudendoci che il loro vuoto a forma di Dio possa essere saziato da iPhone e parole lise e sesso facile purché sia sicuro. Abbiamo tradito questi ragazzi, non abbiamo parlato loro di eterno e di infinito, e ne renderemo conto.
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SI, SONO CATTIVO

25/5/2017

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Quando scrivo che l'uomo è cattivo inevitabilmente ricevo parecchi commenti indignati, arrabbiati o semplicemente vogliosi di correggermi. A quanto pare dire una cosa del genere rientra in quello che non è corretto affermare, che è palesemente falso e che va contro quella che mi dicono essere la mia religione.
Tutte e tre queste assunzioni sono errate.

Non è corretto dire che l'uomo è cattivo? Eppure, confrontandomi con chi me lo dice, costui spesso pensa che esistano certi uomini che sono cattivi. Senza ridurmi ad hitlerum, archiviato per manifesta anzianità il Cavaliere, l'etichetta del cattivo del momento ce l'ha certamente Trump. Non più tardi dell'altro ieri ascoltavo per radio un regista dire che incarna tutto ciò che ha ucciso Elvis Presley, e meno male che la democrazia è salvata dai giudici e dai media. A parte la dissonanza cognitiva, è difficile negare che sia considerato corretto apostrofare almeno alcuni uomini come cattivi. Ma, e veniamo al secondo punto, è falso dire che tutti lo siano?

Qualcuno sostiene che in realtà è l'ambiente che rende cattivi, o la cattiveria non sia che un'invenzione cristiana. Errato: già per Ovidio
Video meliora proboque, deteriora sequor
che Petrarca traduceva in  “Et veggio ‘l meglio et al peggior m’appiglio”, San Paolo in "vedo il bene e faccio il male". Esperienza di ognuno di noi: invece di fare quanto sappiamo che è giusto facciamo quanto è comodo. Si tratti di cioccolato, sesso o soldi. Messi alle strette, asseriamo che è nostro diritto. Questo farsi le leggi da sé, ovvero in ultima analisi considerasi il dio di casa propria, è quanto la Chiesa chiama da milenni "peccato originale", asserendo che è qualcosa che tocca tutti quanti.
Insomma, siamo tutti, come ricorda il catechismo, inclini al male. "Ignorare che l’uomo ha una natura ferita, incline al male, è causa di gravi errori nel campo dell’educazione, della politica, dell’azione sociale e dei costumi.". Chi pensa di non fare il male non è perché non ne fa, ma perché ha voluto dimenticare il concetto di male. Si considera senza peccato: può scagliare la prima pietra. I santi si confessano spessissimo.
Fare i cattivi. Questo significa essere cattivi.

E siamo al terzo punto. La mia religione asserisce diversamente? Abbiamo appena detto di no. No, non ho mai detto che l'uomo sia irremediabilmente cattivo. Sono convinto sia cattivo e basta. Il rimedio c'è: si chiama Incarnazione. Si chiama Redenzione. Che non avrebbe senso chiamare così, se non ci fosse niente da redimere. Non ci sarebbe misericordia, senza un male. Andremmo in Paradiso direttamente. Se non fossimo cattivi, ''mestier non era partorir Maria''.

Ancora non siete convinti? Bene, ho qui le parole di uno che la pensava come me:
Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!
Avrete indovinato di chi si tratta. Ditelo a lui, che sbaglia.

Questa sì che era cattiva; ma, d'altra parte, cattivo io sono.


da Berlicche
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IL MALIGNO, FA CREDERE CHE TUTTO SIA PERMESSO E LECITO

22/4/2017

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Amica mia, l’anima dell’uomo è destinata all’eternità. I mezzi per salvare la propria anima sono: la confessione e la comunione di Gesù, ciò va fatto con estrema devozione e umiltà ma soprattutto con gratitudine nei confronti di questo Dio che non smette mai di perdonarvi che tiene sempre le braccia aperte, quelle braccia che vi avvolgono tutte le volte che vi perdete.

Non temere e vivi il tuo presente con estrema gratitudine. Tieni la mente a freno perché satana è proprio da lì che cerca di contaminare l’uomo. Tu non permetterglielo ma agisci subito con una preghiera spontanea e vedrai che lui si allontanerà sconfitto.

Tieni duro, con l’amore che Gesù ti ha dato accanto a te, non cadere in tentazione e in strade sbagliate che il demonio cerca di mettervi in mente solo per perdervi negli abissi del peccato.

Continua a vigilare come sempre, a essere discreta, attenta, gentile con tutti ma allo stesso modo vigilia perché ormai tutto è contaminato, tutto è permesso e lecito secondo l’uomo, nulla è sbagliato. Questo è quello che il maligno vi fa pensare.

Invece tu, rifletti sempre su cosa è giusto e cosa è sbagliato, su ciò che è gradito a Dio e cosa non lo è. Vedrai che solo così sarà impossibile cadere nella fossa e nel peccato.

Molti santi erano combattuti e tentati in mille modi e questo affinchè si allontanassero da Dio, ma nessuno ha mai perso, hanno sempre superato croci, tentazioni con l’aiuto di Dio che non lascia mai nelle difficoltà nessuno dei suoi figli.
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CREPA (PIANO PIANO)

20/4/2017

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CREPA (PIANO PIANO)
di Berlicche

Stiamo arrivando. Piano piano. Non ve ne accorgete? No, certo che no. Perché noi facciamo piano. Un passetto per volta. Un pezzettino per volta. Vi cambiamo. Cambiamo voi. Cambiamo te. Delicatamente. Profondamente. Cambiamo il modo con cui guardi agli altri. Cambiamo il modo con cui consideri quelli che ami. In maniera che non li ami più così. In maniera che non li ami più. Che li ami in modo diverso. Più rispettoso, diciamo. Allontanandoti. Lasciandoli andare. Tagliando i legami. Facendoti pensare che il loro bene sia non volere loro bene. Che sia il non volere il loro bene. In piccole cose. E poi nelle grandi cose. Ma non subito. Per gradi. Passando dall'amore al rispetto. Dal rispetto all'indifferenza. Dall'indifferenza a quello che c'è dopo, e dopo c'è tanto. Noi lo sappiamo. Ieri non potevate ammetterlo. Poi sono arrivati i casi speciali. I casi pietosi. Quasi mai veri. Mai veri del tutto. Ma erano un passo. Un piccolo passo. Per abituarvi. Piano piano. Per cambiarvi. Piano piano. La seconda volta che accade è già visto. La terza è noioso. La quarta si spinge più in là. Verso di noi. Piano piano. Dal caso pietoso a quello normale. Non ci si può tirare indietro. Non ci si può più tirare indietro. Chi si tira indietro sarà denunciato. Non è pietoso. Non ha pietà. La sua pietà vera sarà derisa. Sarà derisa perché vera. Sarà impedita perché vera. Sarà vietata perché vera. Quella falsa avrà vinto. Noi avremo vinto. Piano piano. Ti permetteremo di morire di sete. Ti faremo morire di sete. Per non morire di vita. Ma la sete è crudele. Saremo pietosi. Ti uccideremo con una pastiglia. Con una iniezione. Per pietà. La nostra pietà. Ti addormenteremo. Ti sederemo. Per non fartene accorgere. Non ve ne accorgerai. Non te ne stai accorgendo. Ti abbiamo sedato. Ti abbiamo addormentato. Basta una volta. Mille no. Ma basta un sì. Ci sarà il cedimento. Ci sarà il crollo. Siamo abili. Piano piano, a strisciare. Nelle crepe. Allargarle. Piano piano. Finché non ci sarete più. Ci saremo solo più noi. E verremo da voi. Forti. Senza più bisogno di andare piano. Avremo vinto. Vi guarderete intorno. Non ci sarà più nessuno. Solo noi. A dire che non avete più libertà. Che adesso siamo noi a comandare. E che dovete sparire. Obiezioni? No, non le accettiamo ormai. Dovevate parlare prima. L'avete fatto? Peccato, non vi abbiamo sentiti.
Avete parlato troppo piano.

I demoni
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