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​SE L'ABBIAMO MAI CREDUTO

24/12/2022

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NATALE 2022
​SE L'ABBIAMO MAI CREDUTO
Pubblicato da Berlicche

Quando siamo coinvolti in un confronto spesso noi pensiamo che in caso di nostra sconfitta l’avversario si fermerà. Che si accontenterà di quanto ha ottenuto, di quanto diceva di volere ottenere, e non spingerà ancora più in là le sue pretese. Che avrà pietà di noi. Che non ci distruggerà.
Oh, illusione. Noi cristiani siamo dalla parte dell’unico che ha davvero pietà e misericordia. Chi si oppone, beh, si oppone anche a quelle. Non saremo risparmiati, non più di quanto fu risparmiato Cristo.

Pensavamo che il mondo che avevamo faticosamente costruito andasse bene, ai più. Che ciò che avevamo ottenuto potesse bastare, perché è ciò che è più conveniente per l’uomo. Che la bellezza, la giustizia, la verità che avevamo fatto rifulgere fossero un risultato che nessuno si sarebbe sognato di mettere in discussione. Anche qui, illusi. Le nostre conquiste sono state smontate, distrutte, oltraggiate. Il grido di chi vuole ciò che è ingiusto risuona più forte dei lamenti dei deboli.

“Cosa te ne importa a te se fanno così? E’ la loro libertà, non tocca mica la tua”. Quante volte me lo sono sentito dire, anni addietro. Quegli stessi ora tacciono, non so se soddisfatti, sbigottiti o dimentichi. Ora vieni imprigionato se osi chiamare qualcuno con il pronome indesiderato, o se preghi silenziosamente, se ti opponi alla morte o se pensi di proteggere i tuoi figli dall’indottrinamento che li uccide nel corpo e nell’anima. Sei additato come pericoloso, e lo sei veramente, perché i potenti non possono sopportare quando il vero si scontra con la loro menzogna. La libertà senza verità è ciò di cui sta morendo il nostro tempo.

Ma qual è la causa ultima di tutto ciò? Com’è stato possibile? Ve lo dirò: abbiamo perduto la fede.
Non crediamo più che il bene possa vincere (se l’abbiamo mai creduto). Non crediamo più che ci sia una verità dalla quale non ci si deve distaccare, fosse anche sacrificando la propria vita (se l’abbiamo mai creduto). In una parola, non crediamo più in Dio (se l’abbiamo mai creduto). Oh, sì, magari crediamo in un dio nebuloso, lassù, soddisfatto dai riti, incapace di muovere il mondo e renderci felici. Come dire, nessun Dio,

Abbiamo perduto la fede: scettici, stanchi, delusi. Umani.
Proprio come tutti gli altri uomini, in ogni tempo. E’ per questo che Dio si è scomodato a venire da noi carnalmente, a farsi trovare, a nascere e morire. Perché la nostra fede si poggiasse su qualcosa che non sono idee, ma carne.
Neanche i suoi discepoli avevano molta fede. Forse ancora meno di noi (se ce l’abbiamo).

Com’è che si acquista, questa fede? Non si trova sotto l’albero, non è possibile farsela recapitare da Amazon. Ci sono volti da guardare, fatti da guardare, sì, ci sono ancora. La fede ancora brilla in posti inattesi, come un profumo versato la cui fragranza continua ad aleggiare anche dopo che è stato ripulito. La si riconosce, volendo. Bisogna guardare, e vedere, e paragonare il nostro cuore con quello che abbiamo veduto, in maniera che possiamo credere a ciò che non abbiamo veduto. Non saranno le circostanze a vincere. Non sarà ciò che è male, malgrado l’apparenza: che è appunto apparenza, e non sostanza.
In fondo è questo il Natale, quello vero. L’annuncio di una vittoria, per chi ci ha creduto.
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ENRICO FERMI, IL CONTADINO UMBRO E LA GLORIA DI DIO

11/12/2022

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«Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come se fosse ieri.

Ero giovanissimo, avevo l’illusione che l’intelligenza umana potesse arrivare a tutto. E perciò m’ero ingolfato negli studi oltre misura. Non bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a meditare sulle questioni più astruse.

Una fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città, piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una remota campagna umbra.

Mi ero ridotto a una vita quasi vegetativa: ma non animalesca. Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo beato le messi folte e verdi screziate di rossi papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l’orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari.

Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a venire, seduto sull’erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna ma folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto. Ruppe il silenzio, ma non l’incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò, quasi obbedendo ad una ispirazione profonda: «Com’è bello! E pure c’è chi dice che Dio non esiste».

Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell’ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo l’animo mio che ricordo la semplice scena come fosse ieri.

Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremil’anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore».

Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c’era nell’animo suo, custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi».

M. Micheli, Enrico Fermi e Luigi Fantappié. Ricordi personali, “Responsabilità del sapere” 31 (1979), pp. 21-23.
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LA SCOMMESSA DI PASCAL

2/7/2021

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''Beato l’uomo che ha trovato la sapienza e il mortale che ha acquistato la prudenza, perché il suo possesso è preferibile a quello dell’argento e il suo provento a quello dell’oro. Essa è più preziosa delle perle e neppure l’oggetto più caro la uguaglia''.
Pro 3, 13-15)


LA SCOMMESSA DI PASCAL
"Se mi comporto come se Dio esistesse e poi Dio non esiste e con la morte finisce tutto, avrò comunque vissuto bene. Se mi comporto come se Dio non esistesse e poi esiste, in cambio di qualche misero eccesso in più per i pochi anni che ho vissuto, mi toccherà l'inferno per l'eternità."

--- Il ragionamento di Pascal è che conviene credere a Dio perché:
• se Dio esiste, si ottiene la salvezza;
• se ci sbagliamo, si è vissuto un'esistenza lieta rispetto alla consapevolezza di finire in polvere. Pascal afferma la superiorità della fede in virtù del fatto che essa è in grado di portarci alla eternità, che è infinitamente superiore ai piaceri effimeri, materiali e finiti di cui è possibile godere sulla terra, e che dunque, concludendosi in dispiacere, non sono considerabili come veri piaceri.

--- Schema sintetico della scommessa
• Dio esiste ed io ci ho creduto: + (mi è convenuto);
• Dio non esiste ed io ci ho creduto: x (non ci ho perso né guadagnato);
• Dio esiste ed io non ci ho creduto: - (ci ho perso);
• Dio non esiste ed io non ci ho creduto: x (non ci ho perso né guadagnato). In definitiva, se non altro, mi conviene credere (un + ed un x contro un - ed un x).

--- Commenti e interpretazioni
Il ragionamento, sottile, anticipa quella che sarà la teoria dell'utilità in matematica, e se vogliamo, la teoria dei giochi. La scommessa è stata commentata da diversi studiosi, come Voltaire e Diderot, definendola una mostruosità logica, bassa e puerile e cinicamente utilitaria. Calvet e Brunschvicg le hanno attribuito un valore apologetico secondario. Al contrario, i principali e più accreditati commentatori pascaliani (Jacques Chevalier, Valensin, Brunet, Lachelier) gli hanno attribuito un notevole valore apologetico. Essi sostengono infatti che la scommessa è meno bassa e puerile di quanto sembri: come Pascal stesso spiega, lo scommettere sull'esistenza di Dio non significa arrischiarsi in una cosa incerta (come succede in una qualsiasi scommessa), in quanto la posta in palio non è una quantità e una qualità numerabile (e dunque finita), bensì una quantità e una qualità innumerabile e infinita, ossia l'eternità e la beatitudine. Queste rendono la scommessa non già più tale, ma certezza della vittoria, e dunque vittoria stessa. In altre parole, scommettendo sull'infinito si ha la certezza di vincere. Dunque, la scommessa sull'esistenza di Dio, per Pascal, non è una scelta, ma una necessità, tanto più che già lo scommettere in sé è necessario, poiché il non voler scegliere è già una scelta.
​Come egli stesso dice: « [...] Ma qui c'è proprio una vita infinita infinitamente felice da guadagnare, una probabilità di vincita contro un numero finito di probabilità di perdita, e quello che voi mettete in gioco è finito. Questo toglie ogni incertezza; [...] » (Blaise Pascal, "I Pensieri", 233) E inoltre afferma: « [...] E cosí, la nostra offerta possiede una forza infinita, quando c'è da arrischiare il finito in un gioco in cui sono uguali le probabilità di perdita e di guadagno, e c'è un infinito da guadagnare. [...]» (Blaise Pascal, "I Pensieri", 233) Tale sua spiegazione è dunque in linea con l'interpretazione che attribuisce alla scommessa un notevole valore apologetico, in quanto non è un semplice sillogismo - che sarebbe privo di valore intellettuale -, ma è la celebrazione della ragione, che di fronte all'infinito s'arrende sempre secondo ragione. Non sarebbero dunque sostenibili le critiche alla scommessa, sia perché Pascal stesso critica ogni prova metafisica dell'esistenza di Dio (da quella di Sant'Anselmo d'Aosta a quella di Cartesio), tacciandole come inutili di fronte all'incredulità dell'ateo, sia perché critica anche la ragione fine a sé stessa, e dunque i procedimenti logici che non avrebbero alcun valore persuasivo. Secondo alcune critiche la definizione Dio non esiste ed io ho creduto : x è sbagliata, perché non è vero che non ci si perde né si guadagna: difatti si perde in quanto credere in un ipotetico Dio inesistente implica una perdita di tempo, una limitazione su alcune cose e un'influenza morale che non abbiamo se Dio non esiste e io non ci ho creduto. Altri invece ritengono che la critica sopra esposta sia sbagliata in quanto Pascal afferma che i principi cristiani coincidono con i miglior principi umani quindi vivere cristianamente (anche in assenza di Dio) vuol dire vivere nel miglior modo umano possibile. Tuttavia, Pascal non contempla, nel suo "Dio non esiste e io ci ho creduto", la possibilità secondo la quale pur non esistendo Dio esista una vita dopo la morte, della quale le possibilità di vincita o di perdita dipendono da fattori inconoscibili.
Se, ad esempio, esistesse una vita post-mortem in cui venissero premiati coloro che hanno vissuto una vita all'insegna di valori non cristiani, allora si otterrebbe una perdita di valore infinito. In questo caso si avrebbe:
• Dio esiste e io ho creduto: -infinito;
• Dio esiste e io non ho creduto: +infinito;
• Dio non esiste e io non ho creduto: -infinito;
• Dio non esiste e io ho creduto: +infinito.
Il valore della scommessa è quindi vincolato ad una concezione di vita dopo la morte limitata all'ipotesi che Dio esista.


Biografia di Blaise Pascal
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Blaise Pascal (Clermont-Ferrand, 19 giugno 1623 – Parigi, 19 agosto 1662) è stato un matematico, fisico, filosofo francese. Bambino precoce, fu istruito dal padre. I primi lavori di Pascal sono relativi alle scienze naturali e alle scienze applicate. Contribuì in modo significativo alla costruzione di calcolatori meccanici e allo studio dei fluidi. Egli ha chiarito i concetti di pressione e di vuoto per ampliare il lavoro di Torricelli. Pascal scrisse importanti testi sul metodo scientifico. A sedici anni scrisse un trattato di geometria proiettiva e, dal 1654 lavorò con Pierre de Fermat sulla teoria delle probabilità che influenzò fortemente le moderne teorie economiche e le scienze sociali. Dopo un'esperienza mistica seguita ad un incidente in cui aveva rischiato la vita [1], nel 1654, abbandonò matematica e fisica per dedicarsi alle riflessioni religiose e filosofiche. Morì due mesi dopo il suo 39º compleanno, nel 1662, dopo una lunga malattia che lo affliggeva dalla fanciullezza.
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COSA E' CAMBIATO....

8/12/2020

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Di fronte a questo virus, il mondo è ora come era fino a settant'anni fa. Prima degli antibiotici. Prima dei sulfamidici. Quando non c'erano cure. Quando bastava un raffreddore a farti fuori. Esagero, oggi è meglio di allora. Ma vivendo anche solo al tempo dei miei nonni, a quante malattie mancavano i rimedi. Morbi che, se li prendevi, rischiavi davvero grosso.

Eppure, la gente viveva. Certo, la durata media dell'esistenza era decisamente più bassa. Ma godeva lo stesso della sua vita quotidiana. Senza paura, senza troppa paura, perché questo era ciò che accadeva, e non potevi farci niente. Correvi il rischio. Perché il rischio era la vita stessa, la morte una certezza con cui non potevi discutere. Arrivava, ti portava via. Proprio come ora.

Cosa è cambiato da allora? Dalla prospettiva di una vita futura si è passati ad un nulla arido. Al di là di dove il fuoco illumina, al di fuori della grotta in cui ci si è rinchiusi, non ci sono più divinità benevole, ma un vuoto sibilante, un cielo senza stelle. Ci si stringe intorno a quel falò, ed è proibito uscire, aprire la porta, perché potrebbe entrare qualcosa che neanche le fiamme possono respingere. La speranza ora è in una cura, in un vaccino.
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Ma cosa possono fare una cura, un vaccino, se non, nei casi migliori, prolungare questa attesa del nulla, di ciò che entra quando il fuoco si spegne?

dal blog di Berlicche
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NONOSTANTE

15/10/2020

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Quando ero un bambino piccolo, io ero solito pregare tutte le notti per una bicicletta nuova. Quindi capii che il Signore, nella Sua saggezza, non lavora in questo modo. Così semplicemente ne rubai una e Gli chiesi di perdonarmi.
Emo Philips


Ci sono persone che sono davvero convinte che i peccati non contino, o non esistano. Che si possa fare quello che si vuole, basta amare. Che Dio ti perdona sempre, in ogni caso. Che ti ama così come sei, accento sul così come sei.
Queste stesse persone probabilmente si troverebbero in imbarazzo a giustificare frasi di questo tenore:
"Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. (Mt 25)"
"Vi ho detto che andrete in rovina per i vostri peccati. IO SONO: se non credete questo, andrete in rovina per i vostri peccati. (Gv 8)"
"Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna. (Gv 8)"

No, Dio non ci ama quando siamo pieni di male. Proprio perché ci ama vorrebbe che fossimo come dovremmo essere, e non come siamo. Altrimenti Cristo sarebbe venuto per nulla.
Dio ama noi, ma non può amare il peccato in noi. Il peccato è tutto ciò che non è Dio. Quando ne siamo pieni, cosa resta in noi che possa amare? Se Lo rifiutiamo, se non vogliamo cambiare, se non chiediamo, pentiti, di essere perdonati siamo noi che ci allontaniamo da Lui. Scegliamo un altro padre. E Lui non forza la nostra libertà. Quella libertà che può condurre alla rovina del fuoco eterno. Anche questo è amore.
Dire "Dio mi ama così come sono" è rifiutare la Sua Redenzione, e perdersi. Lui ci ama non così come siamo, ma nonostante ciò che siamo.

​
dal blog di Berlicche
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GESU' COME ME LO IMMAGINO

7/10/2020

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Qualche settimana fa, la Chiesa d'Islanda - la chiesa protestante nazionale, per intenderci - ha pensato bene di pubblicizzare la sua scuola domenicale con l'immagine che trovate in fondo.
In essa si può vedere un Gesù con barba, vestitino corto e tette danzare gaio davanti ad un arcobaleno.
​Come forse potrete immaginare, non tutti l'hanno presa benissimo.
Petur Georg Markan, addetto stampa per la Chiesa d'Islanda, ha affermato che è positivo che Gesù Cristo appaia in forme differenti e che la Chiesa celebri la diversità. Markan ha aggiunto "Stiamo cercando di abbracciare la società come essa è. Noi abbiamo ogni genere di persone e dobbiamo addestrarci a parlare di come Gesù sia di "ogni genere" in questo contesto. Specialmente perché è davvero importante che tutti e ciascuno vedano se stessi in Gesù e che non ci sia troppa stagnazione. Questo è il messaggio essenziale. Così è okay, è okay che Gesù abbia barba e seni."
Non so se abbiate colto il punto. Stanno cercando di fare assomigliare Gesù alle persone, invece di fare in modo che le persone imitino Gesù. Io raffiguro me stesso come Cristo, posso quasi fare finta di essere lui. Un Cristo immaginario che saltella in un panorama immaginario. In questa maniera è tutto bello comodo: non c'è bisogno di cambiare, non c'è bisogno di redenzione, qualunque cosa si sia e si faccia si sta al caldo.
Talmente al caldo che sembrerà di bruciare.

RIFLESSIONE by Berlicche

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PER UN UOMO...

10/9/2019

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Per un uomo a piedi scalzi, la felicità è un paio di scarpe.
Per un uomo che indossa scarpe vecchie, la felicità è un paio di scarpe nuove.
Per un uomo che ha scarpe nuove, la felicità è un paio di scarpe più belle. E di certo l’uomo che non ha piedi, sarebbe felicissimo di camminare scalzo.
Misura la felicità con quello che hai, non con quello che ti manca.
​

Michael Josephsonfoto
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DIO RISPETTA...

29/8/2019

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"...Dio rispetta l'umana libertà, è vero, e tollera i cattivi per dare ad essi il tempo di far penitenza, ma pone un limite alla malvagità, e quando l'anima fa appello a Lui con viva fede, Egli insorge, la difende e la conduce anche con miracoli alla vittoria, come con miracoli condusse il suo popolo alla terra promessa attraverso il deserto e tra le più ardue lotte.

La sapienza della vita sta dunque tutta nel confidare in Dio con viva fede, e nell'amarlo sopra tutte le cose.


Satana cerca scoraggiarci con l'ingrandire ai nostri occhi i pericoli che ci minacciano, e mostrandoci chiuse le vie di scampo, ci fa sembrare tutto perduto per farci disperare.

Egli cerca d’influire nelle nostre cose, per turbare l’ordine della Provvidenza o per farcelo apparire illogico e tiranno.

Anche nelle piccole cose, specialmente quando noi ci agitiamo, interviene come un maligno che si diletta a far cattiverie e dispetti.

Complica certi malanni e cerca di confondere i medici in modo da dare al male il carattere della spietatezza; cerca d’influire su quelli che ci fanno del male in modo da renderli più maligni, per poi farci agitare contro la divina Provvidenza; fa apparire come una fresca e deliziosa spensieratezza la vita del mondo e come un’oppressione quella dello spirito; è pronto sempre ad intervenire ad ogni nostra preghiera, per complicare le incresciose situazioni proprio quando preghiamo, a fine di screditare la nostra elevazione a Dio, e nello stesso tempo ci illude con qualche effimera prosperità quando non preghiamo per convincerci che è più prosperato chi conduce una vita materiale e spensierata.

L’arte satanica è più sottile e insidiosa di quello che possiamo supporre, perché il demonio si cela sempre sotto una forma a noi familiare, in modo da non destare i nostri sospetti, e il più che può si serve delle leggi e dei fenomeni naturali per insidiarci.

La sua malignità è terribile perché egli è malizia assoluta, senza temperamento di sensibilità di cuore e di compassione, come avviene sempre anche nel più maligno degli uomini; ama dunque fare il male e si diletta nel vedere le creature agitate e impacciate nelle sue insidie; per questo niente più lo sconcerta quanto la pazienza, la carità, l’umiltà e la mansuetudine.

Interviene anche nelle manifestazioni della nostra attività per screditare Dio; cerca con arte seduttrice di rendere più attraente quello che è peccaminoso; fa apparire come eccellenti le scienze umane e come spregevoli quelle soprannaturali; circonda di prestigio ciò che è terreno e fa apparire come trascurabile ciò che appartiene al Cielo.

Non è a caso, per esempio, che certe immagini sacre riescano pessime e che la più ordinaria immagine profana abbia una maggiore attrattiva.

Satana cerca d’influire in tutto, lavora più di quello che noi supponiamo per screditare presso di noi Dio e quello che appartiene a Dio; così, per esempio, negli stessi giornali cerca d’influire per dare più attrattiva alle riproduzioni delle figure pagane che a quelle cristiane.

Satana, come un dispettoso terribile, cerca di molestarci nel lavoro, per screditare occultamente la divina Provvidenza, e soprattutto cerca di agitarci, perché non c’è una cosa che tanto lo avvicini a noi quanto l’agitazione; egli non può penetrare in noi che per i centri nervosi, ed è chiaro che quando i nervi sono in maggiore agitazione gli è più facile influenzarli, perché nella maggiore tensione, i nervi non sono dominati dalla nostra volontà, sono senza controllo, sono come casa incustodita, dove più facilmente penetra il ladro.
Satana lavora terribilmente, e Dio glielo permette come glielo permise per il santo Giobbe, per i suoi altissimi fini d’amore, e perché la terra è l’ambiente delle attività di satana.

Non è credibile come satana lavori nel mondo, là dove ha libero il varco, là dove non trova la croce e Maria Santissima che lo arretrino; tanti incendi, naufragi, scoppi, sventure, disastri, sono dovuti a lui; egli può agitare le tempeste, può sconvolgere le forze naturali, può turbare le relazioni tra i popoli, può ubriacare gli uomini perversi e spingerli ad inaudite violenze.

Le anime pie sono come Giobbe nella raffica infernale, e non vincono che con la pazienza, la dolcezza e la calma, non vincono che attaccandosi alla croce ed ai mezzi soprannaturali, non vincono che vivendo della Chiesa Cattolica e nella Chiesa Cattolica, dove satana non può entrare mai da padrone, e dove sta timoroso per le continue sconfitte che riceve.

Per questo, satana tenta di scompaginare la stessa Chiesa, cerca di avvilirne le membra con il peccato, cerca di dividerla dall’unità della fede con le eresie. (...)

Eppure se abbiamo fede in Dio, anche il mare cederà ai nostri passi, anche la pietra arida darà acque abbondanti, anche la potenza degli uomini sarà vinta.

Crediamo in Dio veramente, crediamo nella sua potenza e nel suo amore e riposiamo nella sue braccia come figli che tutto sperano dalla sua bontà."
​
(Sac. Dolindo Ruotolo - Servo di Dio )
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LA VERA DOMANDA

27/8/2019

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«E l’altra questione che si pone sempre è: "Ma possiamo noi imporre ad un bambino quale religione vuole vivere o no? Non dobbiamo lasciare a quel bambino la scelta?".

La realtà è diversa. La vita stessa ci viene data senza che noi possiamo scegliere se vogliamo vivere o no.

E, in realtà, la vera domanda è: "È giusto donare vita in questo mondo senza avere avuto il consenso: vuoi vivere o no? Si può realmente anticipare la vita, dare la vita senza che il soggetto abbia avuto la possibilità di decidere?". Io direi: è possibile ed è giusto soltanto se, con la vita, possiamo dare anche la garanzia che la vita, con tutti i problemi del mondo, sia buona, che sia bene vivere, che ci sia una garanzia che questa vita sia buona, sia protetta da Dio e che sia un vero dono.

Quindi, il Battesimo dei bambini non è contro la libertà. È proprio necessario dare questo, per giustificare anche il dono – altrimenti discutibile – della vita. Solo la vita che è nelle mani di Dio, nelle mani di Cristo, immersa nel nome del Dio trinitario, è certamente un bene che si può dare senza scrupoli»

(Benedetto XVI)
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IMBELLETTATI

9/11/2018

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C'è differenza tra bellezza ed essere imbellettati.
Quando ci si imbelletta? Quando non si è abbastanza belli. Vale a dire, brutti.

Non per niente il trucco si chiama così. Perché ti inganna, cerca di farti credere quello che non è. Intendiamoci, può essere anche fatto molto bene: ma è una maschera sulla realtà.
Puoi usare creme, fondotinta, correttori, parti finte, quello che vuoi. E' tutto fatto però per l'occhio. La realtà profonda non cambia. L'unica che conta davvero, se non vivi d'apparenza.

Non solo gli uomini possono essere imbellettati, anche le idee. Puoi chiamare l'omicidio diritto, la depravazione scelta, l'inganno opinione. Come possono essere ingannati i sensi, così anche il buon senso.

Ma se vuoi vivere la realtà e non una finzione, se vuoi migliorare e non solo sembrare migliore, la scelta deve essere differente.
Mandi un cattivo odore? Puoi metterti addosso un profumo che lo mascheri.
O puoi lavarti.
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