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Video pro-eutanasia? C’è diritto a vivere, non a morire!

12/12/2014

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Video pro-eutanasia. Il parlamento si faccia vivo. E’ il messaggio che viene rivolto in un video-appello di tre minuti in cui 70 persone fra cittadini e personalità del mondo del giornalismo, della scienza e dello spettacolo si alternano per parlare del tema. Si chiede, in particolare, che il parlamento discuta la proposta di legge di iniziativa popolare per la liceità dell’eutanasia e il testamento biologico, presentata dall’Associazione Luca Coscioni e da altre realtà. Debora Donnini, per la Radio Vaticana, ha chiesto un commento al presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini:

R. – Questo video è stato lanciato nel giorno in cui si celebra l’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, 10 dicembre. Il diritto di morire non è un diritto umano fondamentale. Il diritto umano fondamentale è vivere e non esiste alcun diritto a morire, diritto fondamentale. Vorrei ricordare che tanto poco è un diritto disponibile, il diritto di morire, che se uno tenta di suicidarsi la gente accorre e impedisce il suicidio, porta la persona in ospedale. Tanto poco esiste un diritto a morire che se anche uno per salvare persona cara che potrebbe essere un figlio vuol donare il cuore e dice: “Io do il mio cuore a mio figlio, a mia moglie”, non lo può fare, perché non può decidere di morire, non esiste un diritto a morire.

D. – La questione dell’eutanasia viene legata a quella del dolore. Infatti, ci sono frasi pronunciate da persone diverse nel video, che dicono: “Vorrei poter decidere di non soffrire più. In Svizzera è possibile. Io un giorno ci andrei. Io preferirei morire qui. Anch’io. Anch’io. Anch’io…”. Quindi, appunto, la questione del dolore quanto pesa nel chiedere l’eutanasia?
R. – Il dolore oggi è alleviato dalla medicina in mille modi, con i farmaci, con le cure palliative. Il dolore di fronte alla morte è il dolore di tutti, è la paura della morte, soprattutto la solitudine. Ma la testimonianza dei medici rianimatori è continua. Provate a prendere la mano e a passare un po’ di tempo con il paziente che dice: “Voglio morire”. Basta questo per cambiare. La sera dice questo e la mattina dice il contrario: “Dottore, mi aiuti, mi aiuti, mi faccia vivere”. La verità è che c’è dietro l’ideologia di un’autodeterminazione, cioè di una libertà degradata ad essere soltanto la facoltà di fare ciò che voglio: Io sono padrone di me stesso”. Lo si vede in tutti i campi. E anche dicono: “Io sono padrone della mia vita. Io posso decidere di morire”. L’unica questione è che naturalmente non posso essere costretto a curarmi, se non mi voglio curare. Questo è un altro discorso. Ma, comunque, il rifiuto delle cure deve essere attuale, non fatto con un atto dichiarato dal notaio tanti anni prima e non si sa poi cosa succederà, che cure ci saranno, come cambia il mio pensiero.

D. – Quindi, secondo lei centrale è la questione dell’autodeterminazione. Ma anche nel video viene detta questa frase: “Se l’eutanasia fosse legale, non aumenterebbero le morti, diminuirebbero le sofferenze”. Quindi ancora si ritorna al tema del dolore. Secondo lei, in Italia dovrebbero essere più potenziate le cure palliative?
R. – Sì certo, c’è una legge e devono essere potenziate. Io ho girato un po’ i luoghi dove ci sono persone che soffrono e in particolare persone come Patrizia, che è una mamma di tre figli e che era in una casa chiamata “Casa speranza” in Emilia Romagna, e che ha fatto scrivere sopra il suo letto: “Io continuo a vivere perché qualcuno mi ama”. Il non essere lasciati soli, le cure palliative: questa è la cosa importante. Questo, sì
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