Hanno detto che vogliono ritirare la loro richiesta per ottenere il trattamento sperimentale negli Stati Uniti perché ormai per il loro bambino è “troppo tardi” e non può più funzionare.
Grant Armstrong, rappresentante legale dei coniugi Gard, ha detto all’High Court che per Charlie il tempo è finito, il bambino ha avuto un danno irreversibile.
Charlie ha aspettato pazientemente la cura, ma non è arrivata quando forse poteva fare effetto.
A causa del ritardo, causato dal protrarsi della questione legale, ora non c’è più niente da fare. Lo avevano detto venerdì ai genitori di Charlie i medici venuti a consulto a Londra.
Durante il fine settimana e fino all’ultimo momento Connie e Chris vogliono far tesoro del tempo che gli rimane con Charlie, un tempo comunque breve.
Armstrong ha aggiunto che i genitori di Charlie vogliono creare una fondazione benefica e sperano che la triste vicenda che hanno vissuto serva da lezione per altri casi analoghi.
Se così finisce la vita del piccolo Charlie, la macchina della morte ha conquistato il suo macabro trofeo mandando per le lunghe la questione, sapendo bene che in questo caso il tempo avrebbe giocato a favore dell’Oscura Signora.
PS: Nella storia dell’umanità resta coe un fatto VERGOGNOSO: qualsiasi vita è INVIOLABILE!
Hanno lottato, sì come eroi, ma la loro battaglia era unicamente, e giustamente, per il loro piccolo Charlie.
La loro non era una battaglia in difesa della vita come la intendiamo noi pro-life e non hanno voluto fare di Charlie l’icona della sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale.
Questo non sminuisce in alcun modo il loro essersi battuti come leoni e sono convinto come ha detto Connie che la breve ma intensa vita di Charlie, sarà “un’eredità che non andrà perduta”; a breve, infatti, questi due straordinari genitori daranno vita a una fondazione per garantire ai futuri piccoli Charlie il diritto di accedere a tutte le cure e i protocolli anche sperimentali che chi esercita la patria potestà dovesse ritenere opportuni, diritto che al loro figliolo è stato negato.
Essi hanno combattuto contro un sistema intero che voleva arrogarsi il diritto di decidere cosa fosse nel “migliore interesse” del loro bambino.
Per papà e mamma Gard il miglior interesse di Charlie era quello di accedere al protocollo sperimentale del professor Hirano perché nutrivano fondate speranze che la sua la condizione patologica avrebbe potuto migliorare. Niente di diverso da ciò.
E quando hanno compreso che il degenerare della devastante atrofia muscolare conseguente a mesi di abbandono terapeutico e al “troppo tempo sprecato”, aveva raggiunto il “punto di non ritorno” tale da rendere inutile persino l’eventuale funzionamento della terapia sperimentale e che il loro bambino non avrebbe mai avuto quel minimo di qualità di vita che loro sognavano per lui, hanno detto basta.
E’ proprio in quel momento che le strade di Connie e Chris e quelle dei movimenti pro-life, che pure fino ad allora avevano marciato all’unisono, si sono divise.
Connie e Chris hanno scelto, nel migliore interesse del loro bambino, di rinunciare alla richiesta di applicazione del protocollo sperimentale del professor Hirano e si stanno preparando in queste ore a salutare il loro piccolo angelo.
Nessuno si azzardi a giudicare la loro scelta. Al loro posto forse sarei crollato molto tempo prima.
Tuttavia, non giudicare non vuol dire ritenere giusta la scelta.
La verità è sempre una, indipendentemente dalle scelte che si compiono.
La ventilazione artificiale non è una forma di accanimento terapeutico al quale restano contrari sia i movimenti pro-life sia la stessa Chiesa cattolica.
Charlie non è cerebralmente morto, non c’è alcun accanimento terapeutico perché da mesi gli specialisti che lo hanno incarico hanno smesso di curarlo.
La sua ora non è ancora arrivata, a meno che non venga indotta dall’atto eutanasico del distacco del respiratore.
In caso di sospensione della ventilazione artificiale, però, quella di Charlie non sarà una morte naturale perché non morirà per le conseguenze della malattia, che non lo ha ancora vinto, ma per soffocamento ancorché previa sedazione profonda.
Charlie è ancora vivo e la sua vita, ancorché una vita “al limite”, è preziosa, unica, irripetibile e dal valore incommensurabile e, al pari di ogni altra vita umana, non può essere a disposizione dello Stato né di nessun altro, nemmeno di mamma e papà.
Scegliere la morte come soluzione non è mai una soluzione.
E anche quando si ha la certezza di non poter guarire non per questo è giusto smettere di curare.
Ma non bisogna ora cadere nella tentazione di fare illazioni sui motivi che ci sarebbero dietro la scelta di Chris e Connie.
Questo è il momento del silenzio e della preghiera.
E’ il momento di stringersi ancora di più intorno alla famiglia di questo piccolo guerriero, che abbiamo imparato ad amare come fosse nostro figlio, nell’ora più difficile della loro già difficile prova.
Ora bisogna esserci, esserci e basta.