
Pubblichiamo il comunicato stampa di Si alla famiglia circa la sentenza della Corta Suprema americana che obbliga tutti gli Stati a introdurre il matrimonio gay.
è«Facciamo nostre le parole del Segretario di Stato vaticano Parolin sull’Irlanda: quella di oggi negli Stati Uniti è una sconfitta per l’umanità». Lo afferma in una nota il sociologo Massimo Introvigne, presidente dei comitati Sì alla famiglia, commentando la sentenza della Corte Suprema americana che obbliga tutti gli Stati a introdurre il matrimonio gay. «Anzi – aggiunge – quello che è successo a Washington è più grave dell’Irlanda, dove gli elettori hanno votato per cambiare nome a qualcosa che, adozioni comprese, esisteva già con il nome di unione civile. Negli Stati Uniti gli elettori di trenta Stati su trentadue dove erano stati celebrati referendum avevano detto un chiaro no al matrimonio omosessuale». «Quando i giudici – scrivono i comitati Sì alla famiglia –, affermandosi detentori di un sapere superiore, pretendono di “correggere” e “rieducare” gli elettori “ignoranti”, perde la libertà e vince la tecnocrazia. Lo affermava Benedetto XVI, la cui denuncia della tecnocrazia è stata puntualmente ripresa nell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco. Con le parole di quest’ultimo, possiamo dire che siamo di fronte a una gigantesca opera di colonizzazione ideologica». «La guerra si è persa alla Corte Suprema – conclude Introvigne – ma la battaglia decisiva risale a qualche anno fa, quando vari Stati sono riusciti a introdurre forme di unione civile analoghe al matrimonio, adozioni comprese. L’episodio americano dimostra che quando si passa dall’unione civile al matrimonio è troppo tardi per fermare la deriva. La battaglia va combattuta prima. Chi davvero non vuole matrimonio e adozioni omosessuali in Italia deve battersi per fermare ora le unioni civili e la legge Cirinnà».