Essere cantautore per me è un’arma potente perché posso colpire dove altri non colpiscono e, nello stesso tempo, proporre coraggio, soluzione e speranza. Se lo faccio attraverso la musica, posso arrivare dove non arrivano le parole da sole. Trovo ispirazione nella sofferenza, sia mia che del mondo. La cosa più importante non è l’ispirazione ma trasformare il negativo in positivo.
Apre i battenti la kermesse musicale di Sanremo. In molti si ricordano la sua partecipazione con la canzone ‘Luca era gay’: che cosa ricorda di quell’esperienza e perché è andato al Festival della musica italiana con un storia così intensa e completamente fuori dal conformismo sanremese?
Sanremo mi ha dato molto e la gente mi conosce grazie ai 4 festival che ho fatto (2005/06/09/10). Questo è il mio ricordo più bello. Brani come Luca era gay, La Verità, Vorrei avere il becco o I bambini fanno oh sono stati notati e votati perché autentici. È vero, Sanremo ha una faccia conforme e sono sempre gli organizzatori che scelgono cosa dare alla gente che sta a casa, ma io come Povia difficilmente mi presenterei al festival se non avessi una canzone con un tema importante. Sanremo per me è una vetrina di persone, conduttori e multinazionali (compresa qualche radio network) che si scambiano favori e artisti pur di partecipare alla settimana televisiva, molto spesso senza avere molto da dire e con il solo tema dell’amore scritto a tavolino. Mi piace provare a cambiare le cose, tentare di parlare di qualcosa anche se, dopo Luca era gay, tutte le porte della musica mi si sono chiuse in faccia. Ho ricevuto molto consenso dalla gente e tuttora è così. Questo è l’essenziale per andare avanti.
Secondo lei ‘Luca era gay’ avrebbe meritato di vincere quel Sanremo? Ritiene che, per una canzone diciamo ‘scomoda’ come quella, fosse già predefinito un risultato non da primo posto sul podio del festival?
Non saprei, certo che in quell’anno non si parlava che di Luca era gay. Come ho detto prima, c’era molto consenso popolare e mi invitavano dovunque nelle trasmissioni nazionali, con molti minuti di presenza. Ero richiestissimo quindi sì probabilmente potevo vincere ma se avessi vinto non sarebbe cambiato molto. Il giorno dopo il secondo posto, ero su tutte le prime pagine dei giornali lo stesso, a momenti più del vincitore. Ancora nel 2015 ho molti problemi con chi viene ai miei concerti a disturbare. Queste persone non capiscono che la canzone Luca era gay e Povia sono a favore della libertà e dell’uguaglianza, che non devono essere selettive, o lo sono per tutti o non lo sono per nessuno. Sennò siamo sotto un nazismo culturale travestito da democrazia per polli allevati e io sarò pollo ma non allevato.
Domenica scorsa lei ha tenuto a Roma il ‘concerto per la vita di periferia’ organizzato dal Centro per l’aiuto alla vita ‘ARDEATINO’, in collaborazione con l’associazione LAURENTES per sostenere e promuovere il progetto “MAMMA SERENA”. Ci può raccontare questa iniziativa e che risultati ha prodotto?
È stata una bella giornata, il teatro Vigna Murata era pieno e gli organizzatori erano soddisfatti. Di questi tempi è molto raro. Risultati ne ha prodotti tanti. Ci sono state delle offerte che andranno a sostegno delle associazioni anche se credo che certe cose dovrebbero essere sovvenzionate in automatico dallo Stato, come succede in Svezia, Islanda e Norvegia per esempio. Però alla fine di tutto, è bello sapere e vedere che molti italiani hanno ancora la forza di attivarsi ed aiutare con il “fai da te” chi ha necessità. E poi molta gente non conosceva Povia a teatro e dal vivo e ora lo conosce. Tra questi, su tutti, ringrazio infinitamente Daniele Ricciardi e Ricette per Roma.
Oggi, secondo lei, cosa vuol dire ‘cantare per la vita’? Soprattutto ci può declinare cosa intende lei per ‘vita’, in tempi in cui il relativismo e il laicismo hanno svuotato di contenuto valori ricchi di senso e di storia come questo?
Per me cantare significa missione divertente. Non sono un santo questo è certo. Canto spesso quello che vorrei essere anche se non riesco ad esserlo però la musica deve dare segni positivi e di speranza sempre. In ogni canzone, sempre. Si può denunciare qualunque cosa, si possono cantare anche tragedie ma alla fine bisogna portare chi ti ascolta a pensare che ci sia una soluzione. La soluzione è vita. Divertente no? Relativismo? È un termine usato dai bimbiminkia (esclusi noi presenti). Tutti sanno cosa è giusto o sbagliato. Niente è relativo se si è lucidi. Un tempo i “ribelli” venivano chiamati alternativi, oggi invece la tendenza li porta a farsi chiamare “relativi”? Mi viene da ridere. Relativismo…solo perché non la pensiamo uguale forse? O solo perché non esiste una verità assoluta? Ma questo non è relativismo, è ideologia. Se ci fosse una verità assoluta per tutti, 7 miliardi di persone andrebbero d’accordo. Allora anche le religioni sono relative, eppure predicano tutte il bene e un Dio, così come l’eterna lotta tra chiesa e comunisti, entrambi vogliono aiutare i più deboli ma si fanno sempre la guerra. Non è relativismo, è ideologia e cioè mente umana. Relativismo..Chi ha inventato questa parola inutile? Scommetto che c’è lo zampino dei Greci eh?! Accidenti a loro e alla “democrazia” che non è mai esistita a dire il vero. Laicismo? Non esiste. È solo una tendenza, una moda vecchia, uno stile. Sono sempre loro i “Relativi”. Finché non si avranno tutte le risposte, ognuno nel proprio profondo, in un modo o nell’altro, incazzato o non incazzato, bestemmiatore o non bestemmiatore, ammetterà l’esistenza di Dio anche se non sa cos’è o com’è. Laico, Agnostico o Ateo..sì finché l’aereo non comincia a cadere…poi preghiere.
Un’ultima domanda: se lei dovesse partecipasse al prossimo Festival di Sanremo di cosa parlerebbe?
A Sanremo parlerei di chi comanda il mondo.