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QUELLO CHE NON VI DICONO DELLE DAT

30/12/2017

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di Giuseppe Focone 

Dei due punti che fanno di quella approvata dal Senato il 14 Dicembre scorso una legge profondamente sbagliata si è parlato a profusione negli ultimi giorni.

Il primo è quanto disposto dal comma 5 dell’articolo 1 che considera idratazione e nutrizione trattamenti sanitari e non cura minima e irrinunciabile di ogni persona; nei nostri ospedali le persone inizieranno a morire di fame e di sete, lentamente e orribilmente, a eclatante dimostrazione dell’impianto eutanasico della normativa votata.

Il secondo è la mancata previsione del diritto all’obiezione di coscienza da parte dei medici malgrado lo stessa sia espressamente previsto dall’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nonostante lo stesso diritto sia perfino regolato dall’articolo 9 della famigerata legge nr. 194 che nel 1978 legalizzò l’aborto in Italia. Tale clamorosa mancanza è stata oggetto nei giorni scorsi delle confuse puntualizzazioni da parte dell’imbarazzatissima Ministro della sanità Lorenzin la quale ha assicurato (con palese atteggiamento cerchiobottista e prendendosi finanche i pubblici rimbrotti del Presidente dell’onnipresente associazione Coscioni) la propria volontà di “contemperare la necessità di applicare fedelmente le nuove disposizioni con le altrettanto fondate esigenze di assicurare agli operatori sanitari il rispetto delle loro posizioni di coscienza.”

Vi è però un terzo punto, meno evidente ma non per questo meno subdolo, sul quale vorrei concentrare l’attenzione perché ci consente di capire l’impatto devastante che questa legge avrà sulla salvaguardia dei presidi minimi di umanità all’interno dei nostri ospedali e sul rispetto del reale volere delle persone in mancanza di una volontà esplicitamente manifestata.

Mi riferisco alle previsioni di cui al comma 5 dell’art. 3 di questa norma nefasta secondo il quale, in assenza delle disposizioni anticipate di trattamento, nel caso in cui il rappresentante legale della persona inabilitata rifiuti le cure proposte e il medico le ritenga invece appropriate e necessarie, la decisione venga rimessa al giudice tutelare su ricorso dello stesso rappresentante legale della persona interessata o da quello della struttura sanitaria.

Tradotto nel linguaggio della gente comune, vuol dire che se una persona che non ha sottoscritto le DAT dovesse trovarsi, per patologia ovvero per incidente, nella situazione di incapacità ad autodeterminarsi, sarà il suo rappresentante legale a decidere della sua vita in accordo con il medico. E in mancanza di accordo tra i due, a decidere se dovrà vivere o morire sarà un giudice.

Ma, come certamente ricorderete, il tam-tam mediatico scatenato dai sostenitori della legge ha mirato a radicare nell’opinione pubblica l’erronea convinzione che per coloro che non volessero sottoscrivere le dichiarazioni anticipate di trattamento nulla cambierà. Tale strategia, proditoriamente pianificata, ha raggiunto il suo culmine quando, all’indomani dell’approvazione della legge al Senato, il leader dei radicali Marco Cappato ha pubblicato una nota con la quale, in maniera sfacciatamente ironica, informava che coloro che non avessero voluto sottoscrivere il biotestamento avrebbero potuto continuare a non farlo.

E invece no! Non corrisponde al vero che per coloro che non sottoscrivono le DAT non cambia nulla. Al contrario cambia tutto poiché adesso i rappresentanti legali delle persone incapaci di autodeterminarsi, in assenza delle loro dichiarazioni anticipate, potranno rifiutare o chiedere di sospendere i trattamenti, ivi comprese idratazione e nutrizione, nonostante l’assoluta incertezza in ordine alla reale volontà della persona incapace.

Ed ecco immediatamente comparire all’indomani dell’approvazione della legge, a riprova di tale possibilità, opportunamente compulsate dai consulenti legali dell’associazione Coscioni, le dichiarazioni sui social e sui media del papà di Elisa Pellizzaro, vittima anni fa di un incidente stradale, annuncianti la sua prossima richiesta di sospensione di ogni terapia comprese idratazione e nutrizione, resa possibile dalla nuova legge sul biotestamento. 

In vero, quali siano le reali volontà della povera Elisa e dei tantissimi che si trovano e si troveranno nelle stesse condizioni di assenza di dichiarazioni anticipate, nessuno lo potrà mai sapere; e nonostante ciò si sentiranno liberi di terminarli ugualmente.

Che la mattanza abbia inizio, dunque! Seppur nella menzogna, abbia inizio! 

Ce lo chiede un pericoloso spirito di libertà e di autodeterminazione a ogni costo che nasconde un’orrenda smania di voler disporre delle vite altrui, quasi sempre per motivi economici.

Il sistema sa che costiamo più da vivi che da morti. Per questo vuole decidere quando dobbiamo morire. 

Ed è proprio questo il motivo per cui sono state scatenate le orde radicali, i nuovi vandali a cui, da 40 anni a questa parte è stato affidato il compito di devastare la nostra cultura avvelenandola con elementi di profonda corruzione civile e umana in nome di un individualismo mortifero e senza speranza.
​
A noi il compito di opporci ai barbari.
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