La Corte ha poi confermato che la protezione dell'istituto tradizionale del matrimonio è un interesse valido per ogni singolo stato, in questo modo riconoscendo in modo implicito che le relazioni tra le persone dello stesso sesso non sono identiche a quelle tra uomo e donna sposati.
La sentenza in questione è scaturita dal caso di un transessuale finlandese (un uomo diventato donna) e da sua moglie, che avevano chiesto alla Corte europea di pronunciarsi sulla validità del loro matrimonio.
Il transessuale, che aveva avuto un figlio e che nel 2009 si era sottoposto a operazione per cambiare sesso, aveva fatto denuncia alla Corte europea in quanto in Finlandia non esiste una legge che riconosca i matrimoni tra persone dello stesso sesso.
La coppia sosteneva che per via delle loro credenze religiose non poteva divorziare e che le unioni civili non garantivano loro gli stessi diritti delle coppie sposate.
Ma la Corte ha loro negato la richiesta: i diritti umani europei, si legge nella sentenza, non contemplano i matrimoni gay e le unioni civili sono più che sufficienti.