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L’Europa dopo il voto del 25 maggio: povera Italia!

29/5/2014

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L’Europa dopo il voto del 25 maggio
di D. Quinto

Lo straripante successo in Francia del Front National di Marine Le Pen e in Inghilterra dell’Ukip di Nigel Farage – entrambi sono diventati il primo partito – mettono in secondo piano la “tenuta” di Angela Merkel in Germania e confermano le previsioni della vigilia. In Europa c’è una larga parte dell’opinione pubblica contraria ad un assetto istituzionale che ha come fondamento non la politica, ma l’economia della moneta unica.

Così come, anche a sinistra, con l’affermazione della lista di Alexis Tsipras in Grecia – che ha avuto una ricaduta anche in Italia – vengono messe in discussione le politiche di austerità imposte dagli organismi europei, che hanno raso al suolo qualsiasi possibilità di sviluppo economico del continente e impedito la sua competitività con il resto del mondo.

In Italia, è stato premiato chi ha reso chiara ed esplicita – e non timida – la posizione anti-euro, insieme ad una politica in grado di preservare l’identità europea dalla presenza sempre più ingombrante e pericolosa dell’Islam. Ci riferiamo alla Lega di Matteo Salvini, che ha ampiamente superato il 6%, incrementando di oltre il 50% i risultati di un anno fa.

A conferma del fatto che se l’intero centrodestra, ed in particolare Forza Italia, avesse fatta sua questa posizione, probabilmente ben altro sarebbe stato l’esito di questo voto. Avrebbe infatti contrapposto alle “speranze” dispensate da Renzi e al populismo giacobino del Movimento 5 Stelle, un progetto politico, in grado anche di sopperire alle obiettive difficoltà in cui si è trovato Silvio Berlusconi nell’esercitare la sua leadership.

L’esito del voto, invece, confermando la totale inaffidabilità dei sondaggi pre-elettorali, ha decretato il successo personale di Matteo Renzi, del suo Governo e del suo partito, che ha colto il 41% dei consensi, superiore alla somma dei consensi che si sono manifestati per Forza Italia (16,8%) e Movimento 5 Stelle (21,2%). Gli oltre 11 milioni di voti presi – 3 milioni in più delle ultime elezioni politiche – oltre a certificare il fatto che per Renzi vota ora una buona fetta dell’elettorato definito moderato, contengono anche un paradosso, se si considera che non una sola delle “promesse” del suo Governo è stata realizzata.

La vittoria dell’ex Sindaco di Firenze, che si fonda principalmente sulla grande capacità comunicativa, sul giovanilismo d’accatto che vorrebbe rappresentare il “nuovo” e sulla manifesta inconsistenza politica dei suoi avversari, potrebbe spianare la strada ad imminenti elezioni politiche nazionali. Renzi ha già dimostrato di essere persona che “non si accontenta” e la spregiudicatezza potrebbe portarlo a “prendere tutto”, magari a conclusione del semestre europeo che sarà da lui presieduto.

Un altro dato di queste lezioni è significativo e riguarda il Movimento di Grillo. Il suo ridimensionamento, sia in termini di percentuale che di voti,  sgombra il campo da una delle più grandi mistificazioni che è stata costruita in questi anni: quella dell’anti-politica. Una parte consistente dell’elettorato grillino, ha compreso che evocare il processo attraverso il web nei confronti della politica, senza sottolineare il ruolo di una buona parte della cosiddetta “società civile” nel degrado civile e morale in cui versa il Paese, è un’operazione priva di senso e solo demagogica.

Un’ultima considerazione riguarda i temi relativi ai principi non negoziabili. 

La vittoria di Renzi produrrà l’accelerazione di leggi contrarie ai principi dell’ordine naturale e un ulteriore passo avanti verso la dittatura del relativismo.
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