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La Liturgia di Venerdi 25 Dicembre 2015

24/12/2015

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NATALE DEL SIGNORE - ANNO C - RITO ROMANO 
ECCO, VI ANNUNCIO UNA GRANDE GIOIA

1) MESSA DELLA NOTTE
È un grande regalo il Natale, un grande regalo per tutti. Se non ci fosse il Natale, la rincorsa monotona dei giorni - che passano davanti a noi nello spazio di un anno - sarebbe tutta al buio.

IL NATALE DI CRISTO È PER L'UMANITÀ INTERA
Non c'è uomo, per quanto scettico e amareggiato, che non ne senta l'incanto. Questa celebrazione è per l'umanità intera (così povera di ragioni per essere serena e sperare) l'offerta di una grande ricchezza. Tutti, almeno confusamente, l'avvertono, anche se la fortuna di saperla apprezzare e la capacità di goderne autenticamente non ha in tutti la stessa intensità e la stessa misura. 
Nessuno però è escluso da questa festa; nessuno - quali che siano i suoi convincimenti e le sue scelte esistenziali - può sentirsi totalmente estraneo e spaesato a Betlemme.
Oggi tutta la famiglia umana è toccata, almeno per qualche riverbero, dalla gioia di questo giorno. Perché oggi, come ci ha detto l'Apostolo, è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini (Tt 2, 11).
Per tutti: non solo per i credenti, ma anche per quelli che credono di non credere; non solo o per chi è assiduo all'incontro domenicale con il Signore, ma anche per chi ritrova oggi per una volta la strada della chiesa e decide per una volta di dare un po' d'attenzione e un po' d'amore esplicito a colui che l'ha creato; non solo per chi quotidianamente si interroga sulla sua risposta concreta e coerente al Vangelo di Cristo che lo interpella, ma anche per chi abitualmente vive distratto, lontano, riverso nella molteplicità delle cose e degli interessi, restio a occuparsi regolarmente di Dio, forse perché lo intuisce troppo esigente e ha paura di essere disturbato dalle sue incalzanti richieste.

IL FASCINO DEL NATALE
Tutti oggi, in grado massimo o in grado minimo, sperimentano la grazia divina; tutti, di poco o di tanto, si avvicinano alla salvezza. 
C'è nel Natale il fascino di una sostanziale poesia. Percepirlo è già una iniziale esperienza cristiana e un modo, sia pure tenue e ancora esterno, di accostarsi al Dio che è suprema bellezza.
È la poesia che traluce dalla ammirevole semplicità del racconto evangelico che abbiamo ancora una volta ascoltato; è la poesia dei nostri presepi: una tradizione nella quale il popolo più umile di tutte le regioni d'Italia da secoli esprime il suo gusto, la sua fantasia, il suo genio; è la poesia delle consuetudini eloquenti e gentili, che adornano questo tempo natalizio e lo rendono così carico di sincere emozioni.
A un livello più profondo, c'è nel Natale il richiamo ai valori di una più autentica umanità; valori che il mondo di oggi - così esaltato dalle sua bravure e così inaridito - ha impellente necessità di riscoprire.
Per esempio, il valore della maternità, riconosciuta non come un infortunio o come una vergogna sociale, ma come un dono, come una condizione di onore, come un titolo di merito di fronte a questa nostra patria dalle poche vite e dalle introvabili culle. 
Poi il valore della letizia, che deve prendere tutti quando un nuovo figlio di Dio fa il suo ingresso nel mondo. Il valore dell'amore sponsale, che, quando è solido e alimentato dalla fede, consente di affrontare e superare i disagi dell'esistenza, sia che provengono da circostanze fortuite sia che abbiano la loro causa nell'insensibilità dei poteri mondani, come è capitato a Giuseppe e a Maria.
Infine il valori insostituibile della famiglia, che sola può offrire all'uomo, che comincia il suo disagevole e insidiato cammino sulla terra, la situazione più favorevole per uno sviluppo senza traumi, senza sbandamenti, senza irreversibili devianze.

IL NATALE È UNA VERITÀ
Soprattutto il Natale è una verità: la verità del Dio che sorprendentemente ci ama ed è venuto a farsi uno di noi. Dio ormai non ci lascia più; per questo oggi esplode la gioia, che dalla capanna di Betlemme raggiunge gli estremi confini dell'universo.
Non siamo più soli: i compagni, gli amici, i parenti ci possono abbandonare. Ma il Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio, unito personalmente per sempre alla nostra natura di creature fragili e dolenti, non ci abbandonerà mai alle nostre tristezze, alla nostra inquietudine, al nostro peccato.
Questa è la "buona notizia" che oggi ci è data: Ecco, vi annunzio una grande gioia (Lc 2,10), ha detto l'angelo ai pastori. Non è una fiaba, è una notizia, cioè l'informazione su un fatto avvenuto; non è un bel sogno, è una realtà ancora più bella di ciò che desidereremmo di sognare.
Nessun uomo ormai può sfuggire al suo Creatore, che lo insegue, lo vuole raggiungere e legare a sé. Non possiamo sfuggirgli, perché il suo amore corre più veloce di noi.
Ti inganni, se credi di poter schivare fino alla fine il Signore che è venuto a cercarti. Egli non ti darà pace, per farti arrivare davvero alla pace; ti tormenterà, per portarti ad essere sul serio felice; forse disporrà sulla tua via le sconfitte e le delusioni, per farti partecipe della sua definitiva vittoria.
Questa è la verità del Natale. Capirlo, inebriarcene, lasciarci trovare da colui che è venuto a cercarci sino a farsi uomo: è questo l'augurio natalizio più genuino e più bello che in questi giorni ci possiamo scambiare.

2) MESSA DEL GIORNO
Una preoccupazione evidente presiede alla scelta delle letture che la Chiesa fa per la nostra meditazione di oggi: quella di salvarci da una facile banalizzazione che oggi rievochiamo. 
I particolari dell'umile nascita tra noi del Figlio di Dio possono diventare forvianti per chi si accosta alla mirabile scena del presepio con troppa superficialità. Il bambino, la stalla, i pastori - in una parola, tutti i particolari umanissimi e poetici del quadro - potrebbero indurci ad una valutazione senza verità.

IL NATALE DI CRISTO È L'EVENTO CENTRALE DELLA STORIA
Ma riflettiamo un momento: non ci sarebbe nessuna ragione di festeggiare un neonato con tanta solennità e tanto impegno se questo neonato non fosse il Creatore del mondo. La stalla di Betlemme non meriterebbe nessuna speciale considerazione se in essa non avesse visto la luce il Signore dell'universo. E che senso avrebbe contemplare affettuosamente i pastori, se essi non fossero i testimoni dell'evento centrale della storia?
Il pericolo della banalizzazione si è enormemente accresciuto nei nostri giorni, nei quali pare che tutta l'attenzione sia attratta non dalla sostanza del mistero natalizio, ma dal suo involucro più esteriore, non dal significato della festa ma dalla sua ornamentazione superflua, non dal dono inaudito che abbiamo ricevuto dal cielo ma dai regali che per una gentile consuetudine ci scambiamo tra noi.
Ci spieghiamo allora perché oggi la Chiesa con insistenza nella prima parte della messa ci richiama la vera identità di quel bambino di cui celebriamo la nascita; egli, ci ha detto la Lettera agli Ebrei, è il Figlio che è venuto a concludere e ad esaurire il lungo discorso che Dio nei secoli ha fatto all'umanità per mezzo dei profeti; anzi, è colui per mezzo del quale è stato fatto il mondo. Tutto l'universo è suo, perché egli è l'erede di tutte le cose. È l'irradiazione della gloria del Padre e ci sostiene tutti nell'essere con la potenza della sua parola. Essendo Figlio vero, generato da Dio, è oggetto dell'adorazione degli angeli che lo riconoscono come il sovrano (cf Eb 1,1-6).

L'AUTENTICA IDENTITÀ DI COLUI CHE È NATO
A ben guardare, un'intenzione identica a questa muove, probabilmente, l'evangelista Giovanni a premettere alla sua narrazione la pagina splendente del prologo che noi abbiamo ancora una volta ascoltato. 
Nel seguito del suo racconto, egli ci mostrerà Gesù di Nazareth come un uomo debole come noi, che conosce la stanchezza e la sete (cf Gv 4, 6.7), che deve nascondersi per non essere ucciso a sassate (cf Gv 8,559), che si lascia arrestare (cf Gv 18,12) e processare (cf Gv 18,19), che è senza difesa davanti alla flagellazione, agli insulti, agli schiaffi, (cf Gv 19,1-3), che muore dissanguato sulla croce, il patibolo dei malfattori (cf Gv 19,30).
Non lasciatevi ingannare, sembra dirci l'evangelista con il suo prologo, da questa manifestazione di umanità fragile, emarginata, sopraffatta. Colui che vediamo costituito nella nostra stessa natura mortale è il Verbo eterno che è fin dal principio presso Dio, che è Dio stesso (cf Gv 1,1-2), sicchè tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (cf Gv 1,3)

IL NATALE NON È UN MOMENTO DI FOLCLORE, MA È LA CELEBRAZIONE DELLA DIVINITÀ DI GESÙ CRISTO
Questo discorso viene rivolto anche a noi nella giornata di oggi, e molto opportunamente, perché ci aiuta a superare ogni ambiguità di valutazione e a collocarci nell'atteggiamento più giusto e più penetrante di fronte al presepio. Quell'infante che ancora non sa parlare è la stessa "parola" eterna e sostanziale del Padre. Quella creatura tremante per il freddo, bisognosa di tutto e insidiata da mille pericoli è la sede stessa della vita (cf Gv 1,4). Quell'esserino che sembra schiacciato dal buio nella notte profonda è la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9). Egli appare nel racconto natalizio come un figlio dei poveri, che addirittura in maniera miserabile inizia la sua strada nell'esistenza, ma - ci è stato ricordato - noi vedemmo la sua gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di verità (Gv 1,14).
Insomma, noi riceviamo dalla parola di Dio un forte e appassionato invito a percepire la festività odierna nella sua verità, in modo che ci sia consentito di oltrepassare tutti gli orpelli, le distrazioni, le esteriorità che sciupano il nostro Natale e ci sia dato di accogliere con sincerità di cuore colui che può avvolgerci nell'onda rinnovatrice della vita divina.
Non c'è nulla che sia obbiettivamente più vuoto, più deludente e alla fine più amaro di un Natale vissuto come una convenzione del folclore tradizionale, della quale non si capiscono più né le ragioni celebrative né i contenuti di grazia; in una parola, di un Natale senza una fede convinta nella divinità del Signore Gesù che è nato a Betlemme. 
Ma se questa fede c'è - anche se è una piccola fiammella che però desidera ravvivarsi in questa benedetta occasione - allora non c'è nulla di più bello, di più entusiasmante, di più carico di speranza del Natale cristiano. 
Sapere che Dio diventa uomo e viene ad abitare in mezzo a noi (cf Gv 1,14) ci permette di superare ogni pessimismo sulla sorte nostra e di quella disorientata umanità. La certezza che quelli che credono nel suo nome sono veramente generati da Dio nella vita Divina (cf Gv 1,12-13) diventa dentro di noi una fonte di gioia e di pace, che nessuna tristezza della terra riesce più a inaridire. La persuasione che tutti possiamo partecipare e di fatto partecipiamo della pienezza di grazia e di verità, proprio del Figlio unigenito del Padre che per noi si è fatto bambino, ci colma di lieto stupore e ci pone in condizione di affrontare qualunque difficoltà dell'esistenza.
Come si vede, solo quelli che credono - o che tentano di credere o che almeno rimpiangono sinceramente di credere troppo poco - possono dire senza nessuna vana retorica di passare un buon Natale.

LETTURE DELLA SOLENNITÀ
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 LITURGIA DELLA PAROLA - MESSA DELLA NOTTE
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Is 9,1-6)
Ci è stato dato un figlio.

Il popolo che camminava nelle tenebre 
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, 
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine 
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.    

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

SECONDA LETTURA (Tt 2,11-14)
È apparsa la grazia di Dio per tutti gli uomini.

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. 
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

VANGELO (Lc 2,1-14)
Oggi è nato per voi il Salvatore.

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

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 LITURGIA DELLA PAROLA - MESSA DEL GIORNO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana. 
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (Is 52,7-10)
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 97)
Rit: Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.    

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

SECONDA LETTURA (Eb 1,1-6)
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

VANGELO (Gv 1,1-18)
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Forma breve 
(Gv 1,1-5.9-14) 
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
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