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La Liturgia di Domenica 22 Ottobre 2017

20/10/2017

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XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: Domenica
Colore liturgico: Verde
COMMENTO AL VANGELO
CESARE E DIO

Cesare o Dio?

Quante volte questa frase di Gesù è stata usata per giustificare le prese di posizione più diverse!
L'hanno usata i governi laici per sostenere la loro autonomia nei confronti dell'ingerenza della Chiesa.
L'ha usata la Chiesa per difendere la legittimità della propria organizzazione in seno allo Stato.
Ma l'hanno usata anche i governi anticlericali per giustificare le proprie discutibile azioni.
E qualche Papa in vena di delirio di onnipotenza per giustificare le proprie rivendicazioni sulle cose terrene, politica compresa.
Come sempre accade, dobbiamo avere il coraggio di prendere la Parola com'è, inserendola nel suo contesto, cercando di capire cosa intendesse il Signore anche se, in questo caso, l'affermazione di Gesù resta enigmatica.

Inghippo
La prima cosa che Matteo fa notare è il fatto che la domanda viene posta per mettere in difficoltà Gesù: è una vera e propria trappola quella che gli viene tesa. Israele, da quasi un secolo, vive sotto la dominazione romana, a tratti più presente e pressante, in altri momenti, come quello in cui vive Gesù, più discreta. Ma resta il fatto che ogni suddito dell'Impero doveva versare una tassa almeno una volta all'anno e nessuno ama pagare le tasse, figuriamoci se poi finiscono ad un governo considerato invasore ed oppressore!
La cosa curiosa è che sono gli erodiani e i farisei a porre la domanda.
Gli erodiani: collaboratori di Erode Antipa, incapace figlio di Erode il grande, re fantoccio di Roma, strenui difensori della romanità di Israele. E i farisei, i perushim, i puri che consideravano un'umiliazione l'occupazione romana.
Strana coppia!
Ma, come ben sappiamo, quando si ha un nemico comune si mettono da parte dissidi e rancori.
E il nemico ha un volto preciso: il rabbì di Nazareth che si fa beffe dello zelo dei farisei e non si schiera dalla parte degli erodiani.
Un uomo libero; perciò inquietante e pericoloso.
La trappola è bene tesa: se Gesù rifiuta di pagare la tassa si pone contro Roma e gli erodiani presenti, diventando uno dei tanti anarchici idealisti che periodicamente entrano in scena.
Se Gesù accetta di pagare le tasse si mette contro il popolo che freme nel vedersi imporre un balzello dall'odiato occupante.
Un applauso, sono proprio dei gran bastardi.

Stile
E Gesù ne viene fuori con una mossa azzardata, un coup de thèatre che ancora dimostra, se ce ne fosse bisogno, di che pasta è fatto il galileo.
Chiede una moneta.
I farisei, ingenuamente, frugano sotto la tunica e gliela porgono.
I puri tengono in tasca una moneta con l'effige di Tiberio Cesare.
Un capitolo prima Matteo ci ha detto che il colloquio si svolge nel tempio, dove era impensabile far entrare una moneta romana che violava il divieto di immagine e che, perciò, era sostituita con una moneta "neutra" ad uso esclusivo del tempio. Begli ipocriti.
Nelle questioni di principio volano alto e fanno i perfettini.
Nel quotidiano, come tutti, cedono a mille compromessi. Ma senza ammetterlo.
Ci sono cascati, ma Gesù non infierisce e gioca con loro.
Se l'immagine è di Tiberio bisogna restituirgli la moneta, non ci sono storie.
E restituire a Dio ciò che è di Dio.

Quindi
Quindi il discepolo è un cittadino esemplare.
Vive con gli altri, condivide i loro progetti e le loro fatiche, paga le tasse (!), segue le leggi degli uomini. Eppure il suo cuore è diverso, altrove, vede le cose ad un altro livello, ad un'altra profondità.
Quindi esistono cose che riguardano Cesare in cui non bisogna tirare in ballo Dio anche se il Cristo, davanti al procuratore romano che lo condanna, gli ricorderà che ogni potere umano deriva da Dio per il servizio del ben comune.
Quindi esiste qualcosa di nostro che appartiene a Dio e che gli va restituito.
Gesù, magnificamente, resta in equilibrio fra la tentazione, ricorrente nella Chiesa, di disinteressarsi del mondo. O di colonizzarlo.
Né l'uno, né l'altro. Siamo chiamati a mantenerci in equilibrio fra la tentazione di fuggire il mondo o di fagocitarlo, restando legati al vangelo, restando cittadini leali.

Ciro
Poi Dio farà il suo percorso.
Come profetizza Isaia ai deportati in Babilonia, vedendo il sorgere, sulla scena politica internazionale, di Ciro di Persia. Come Babilonia irrompe nel conflitto fra Assiri ed Egiziani diventando una grande potenza, così Ciro sbaraglierà i babilonesi, liberando tutti prigionieri e favorendo la ricostruzione dei propri templi.
Isaia fa parlare Dio che usa Ciro come suo strumento.
È impressionante leggere la versione di Ciro che, invece, attribuisce al proprio Dio Marduk la vittoria.
Ma al Dio vero queste sottigliezze non infastidiscono.

Provvidenza
Dio agisce nella storia e nelle nostre piccole storie, inaspettatamente.
Paolo, scoraggiato per il fiasco ad Atene e provato dalla difficile comunità di Corinto, riceve notizie da parte di Timoteo e Sila, provenienti dalla Tessalia. Paolo non aveva potuto rafforzare la nascente comunità dovendo fuggire a causa dell'odio di alcuni ebrei. Ora i suoi amici gli dicono di avere trovato, invece, una comunità fiorente e ricca che ha grande stima per l'apostolo che è dovuto fuggire. La lettera scritta nel 51, il primo scritto del Nuovo Testamento, ci restituisce l'umanissima consolazione di Paolo che vede in questi eventi l'azione dello Spirito nella storia.
Che bello!
Foto
LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,  
crea in noi un cuore generoso e fedele,  
perché possiamo sempre servirti con lealtà  
e purezza di spirito.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:  
Colletta
O Padre, a te obbedisce ogni creatura  
nel misterioso intrecciarsi  
delle libere volontà degli uomini;  
fa’ che nessuno di noi abusi del suo potere,  
ma ogni autorità serva al bene di tutti,  
secondo lo Spirito e la parola del tuo Figlio,  
e l’umanità intera riconosca te solo come unico Dio.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Is 45,1.4-6)
Ho preso Ciro per la destra per abbattere davanti a lui le nazioni.

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e d’Israele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro,
fuori di me non c’è dio;
ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci,
perché sappiano dall’oriente e dall’occidente
che non c’è nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce n’è altri».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Grande è il Signore e degno di ogni lode.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.

SECONDA LETTURA (1Ts 1,1-5) 
Mèmori della vostra fede, della carità e della speranza. 

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. 
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione.

VANGELO (Mt 22,15-21) 
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. 

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. 
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». 
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
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