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La Liturgia di Domenica 11 Giugno 2023

11/6/2023

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SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI GESU'
ANNO A - RITO ROMANO

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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo

Gesù si identifica come pane, vivo, disceso dal cielo. Non è un pane comune, quello dei fornai e che accompagna i nostri pasti; non ha detto: “ io sono un pane”, ma il pane, e poi ha aggiunto tutte le caratteristiche di questo pane.

  • Io sono il pane. È il cibo per eccellenza, non può mancare quando si pranza o si cena, ma anche a colazione o a merenda. Il pane è la base della nostra alimentazione, da millenni. Gesù è il pane: significa affermare che Gesù è l’ essenza del mio vivere, è l’ irrinunciabile. Posso non avere i pasticcini (meglio che non li abbia spesso), ma non posso vivere senza il pane, perché è il mio sostentamento attraverso il quale il mio corpo può vivere.
  • Io sono il pane vivo. Non abbiamo termini di paragone: il pane, per quanto essenziale, non è vivo, e infatti l'essere umano che se ne ciba prima o poi muore. Gesù si definisce pane vivo, un pane che trasmette vita, un pane che è persona (lo diciamo anche noi di talune persone: è buono come il pane). Gesù pane vivo è l'essenziale per la mia vita, e più ancora: è la mia stessa vita.
  • Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Gesù esce dalla metafora e si manifesta chiaramente: Lui è disceso dal cielo, si è abbassato, incarnandosi nel grembo di Maria è diventato in tutto uno di noi, ma la Vita di Dio è rimasta totalmente in Lui, ecco perché il pane è vivo: perché è il pane (cioè l'essenza) di Dio è tutta in Lui. Questo discendere non è un movimento casuale, ma ha una valenza centrale: Dio creatore, onnipotente e perfetto non può che abbassarsi per incontrare le sue creature, e si abbassa a tal punto da diventare Lui stesso creatura, uomo, carne.

Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo

Il pane è fatto per essere mangiato. Mangiando avrò energie per vivere, per realizzarmi come persona, per migliorare me stesso e l'ambiente in cui vivo: il pane è il carburante (carboidrato, appunto), che si trasforma in energia se viene mangiato e assimilato. Il pane-Gesù è un pane vivo, e proprio per questo trasmette vita a chi lo mangia. Certamente leggendo questa pagina di vangelo viene spontaneo pensare all'Eucaristia, tuttavia tratteniamoci ancora un poco prima di entrare in chiesa...

Gesù spiega qual è il pane che Lui darà: la sua carne. Il pane vivo è la carne del Figlio che incontra, assume e sposa la nostra carne. "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14): se sapessimo accogliere il profondo sconvolgimento che realizza questa Parola! L'incarnazione è la chiave del Paradiso, è il centro del cuore di Dio, è il fulcro di tutta la salvezza; l'incarnazione è il pane che ci viene dato per saziarci e non morire, mai, mai, mai. Da quando Dio diventa essere umano nel grembo di carne di Maria, la vita del mondo passa da questo pane, un pane da assimilare, un pane che diventa carne e sangue, un pane che diventa vita, la mia.

La vita del mondo. Sopravvivere al Covid-19, superare un tumore, salvare la pelle dopo un grave incidente: sono situazioni nelle quali cerchiamo tutte le possibili e impossibili soluzioni per vivere, per non morire. Non serve ribadire l'importanza della vita eterna, in cielo, tra angeli e musiche celesti: il nostro desiderio è vivere qui, in carne ed ossa sulla terra. Ebbene: questo è lo stesso desiderio di Dio, sennò a che servirebbe l'incarnazione? Dio ci ha creato e creando ci ha amati, così tanto da scegliere per il Figlio la natura umana, non quella di un angelo, ma di un uomo. Il pane-Gesù ci viene dato per vivere bene qui, ora, e, attenzione: questo pane non è limitato all'Eucaristia e all'edificio chiesa, ma coinvolge ogni cellula, occupa ogni angolo, vive ogni situazione, pronto a darci energie e risorse per vivere quella particolare situazione.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me

Rimanere: restare, dimorare, attendere. La prima conseguenza di chi mangia questo pane è il rimanere, e il verbo originale suggerisce diverse sfumature. Rimane chi dimora con qualcuno, rimane chi attende qualcuno o qualcosa, rimane chi resta, fedele e fermo. Tuttavia, questo rimanere non è statico ma dinamico, è un rimanere che si diffonde e coinvolge. Rimango in Dio e Dio rimane in me: non è forse questa la comunione? Non è forse questa l'intimità tra due persone?

Dopo l'incontro, dopo aver condiviso il pane, dimori in Dio e Dio dimora in te: potrebbe essere un ottimo traguardo e un lieto fine, e invece no: l'incontro con Dio non è mai fine a se stesso, (la pace per la pace), ma è sempre il primo passo di un cammino da fare (la pace ricevuta diventa dono per gli altri). Mangiare quel pane permette l'incontro, ma non solo: rende la tua vita abitata da Dio, e tu diventi terra feconda, luogo dell'incarnazione del Verbo, dove Dio può dimorare e deliziarsi della tua presenza e tu della sua.

Entriamo in chiesa ora, e salutiamo con devozione e amore il Signore: quel Pane è lì, presente e vivo, per offrirti la possibilità di essere sua presenza per la vita del mondo. Adoriamo, ringraziamo, amiamo.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Signore Gesù Cristo,
che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia
ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua,
fa’ che adoriamo con viva fede
il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue,
per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.
Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta (Anno A)
Dio fedele, che nutri il tuo popolo
con amore di Padre,
saziaci alla mensa della Parola
e del Corpo e Sangue di Cristo,
perché nella comunione con te e con i fratelli
camminiamo verso il convito del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Dt 8,2-3.14-16
Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi.
Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore.
Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 147
Rit. Loda il Signore, Gerusalemme

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. Rit.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. Rit.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Cor 10,16-17
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

SEQUENZA
[Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.

Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.

Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.

Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.

Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.

Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.

È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine.

Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra:
luce, non più tenebra.

Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.

Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.

È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.

Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.

È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.

Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.

Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.

Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.

Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.

Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!

Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.

È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.]

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.

Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.

VANGELO - Gv 6,51-58
La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

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La Liturgia di Domenica 4 Giugno 2023

4/6/2023

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GIUGNO:  MESE DEDICATO AL SACRO CUORE DI GESU'
O Cuore Santissimo di Gesù, fonte di ogni bene, io Ti adoro, Ti amo e, pentito vivamente dei miei peccati, Ti presento questo mio povero cuore. Rendilo umile, paziente, puro e in tutto conforme ai tuoi desideri.
Fa’ o buon Gesù, che io viva con Te e per Te.
​Proteggimi nei pericoli, consolami nelle afflizioni, soccorrimi nei miei bisogni spirituali e materiali e la Tua santa benedizione sia sempre su di me e su tutti i miei cari.
​Amen.


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SANTISSIMA TRINITA' - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Di notte. Nicodemo, un capo dei giudei, va da Gesù di notte. Con la complicità del buio non vuole essere visto, non vuole incontrare nessuno, non vuole dare spiegazioni. Tuttavia, un desiderio lo muove: incontrare Gesù e ottenere da lui delle risposte. Lo chiama Rabbì, Maestro, e al Maestro pone delle domande su quanto insegna. Il brano in questione è il centro di questo incontro; pur essendo notte, la luce splende nelle tenebre (Gv 1,5). Mettiamoci in silenzio, in un angolo della stanza, e ascoltiamo.

Disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito.

Prima di queste parole, Gesù dice a Nicodemo: "come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo" (Gv 3,14). Quel così viene spiegato nella frase che dà inizio al brano in questione, che letteralmente suonerebbe: "Dio ha amato così il mondo". Come il serpente viene innalzato (leggi qui l'episodio), così anche Gesù, ed è così che Dio ha amato il mondo: dando il suo Figlio. Non tanto o poco: questi sono concetti consumistici, finiti anche nelle traduzioni del vangelo; se amo non c'è un tanto o un poco: o amo o non amo, e Dio ama così il mondo: dando il suo Figlio!

Dare: Il Padre affida il mondo al proprio Figlio, in modo che il Figlio si prenda cura dei suoi interessi. Il Figlio di Dio è l'immagine concreta dell'amore di Dio Padre. Vuoi comprendere l'amore di Dio per te? Guarda il suo Figlio, da Betlemme al Calvario, passando dalla bottega di Giuseppe, poi lungo il lago, al tempio e nella sinagoga, a casa di amici, nel suo insegnamento, durante la sua passione e morte, fino a giungere alle luci del mattino di Pasqua: il vangelo è come un album di fotografie da guardare e guardare ancora, per cogliere l'amore di Dio per te, non quanto, ma come: così.

Dio ama il mondo, e il Figlio ce lo dice in ogni suo respiro, in ogni suo gesto, in tutto ciò che Lui ha vissuto. Mondo, in greco si scrive ??????, e la stessa parola significa anche bellezza (da cui deriva cosmesi) e ordine. Dio ama il globo terraqueo? Senza dubbio! Possiamo anche dire però, che Dio ama la bellezza della sua creazione, ama l'ordine, la precisione della Natura nelle sue leggi. Francesco d'Assisi, nelle sue "Lodi di Dio Altissimo" afferma che Dio è bellezza, e Dio, creando, non può che esprimere e imprimere bellezza, ordine, armonia.

Perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

La bellezza ti è affidata, è tra le tue mani, è nell'intimo del tuo cuore, sei pervaso di bellezza, di armonia, di ordine... però c'è sempre un però. Il limite è parte integrante della tua esperienza: tutto ciò che è creato è meraviglioso, è depositario di ordine e bellezza, ed è anche limitato. Questo limite si chiama libertà: faccio il bene o faccio il male? Ecco che la bellezza di Dio viene contaminata e deturpata da scelte sbagliate, di cui i nostri notiziari e quotidiani pullulano. Dio Padre dà il suo Figlio perché chi crede (chi riconosce il suo amore) non vada perduto.

Non vada perduto. Questo è il termine opposto alla creazione, il testo originale dice: non vada distrutto. Dio Padre crea, chiama alla vita, dà alla luce, desidera la tua realizzazione, che tu sia felice, proprio come il migliore dei padri. Il Figlio è il custode della bellezza e della Vita, è colui che ti permette di vivere per sempre, e tutto ciò che succede sulla crosta terrestre diviene materiale di costruzione di quella Vita che non finisce al cimitero, ma che incontra il Padre per sempre. Perché tutto questo si realizzi c'è bisogno della tua firma: Dio non lede la tua privacy e non ti fa firmare contratti fasulli. Se tu ci stai, ci sta anche Lui.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Colpisce questa ripetizione di "mondo", tre volte in poche righe. Il mondo è davvero amato da Dio, è nei suoi pensieri, nel suo cuore, e lo abbiamo visto. Cosa fa' chi ama? Salva, protegge, custodisce. Condannare invece significa scegliere separando, dando a ciascuno ciò che secondo il suo giudizio spetta. Il Figlio viene dato non per condannare e separare, ma per salvarlo e riunirlo a Dio.

Salvare significa consegnare qualcuno o qualcosa  fuori pericolo e  in sicurezza. La salvezza che ci offre il Figlio è quella di liberarci dal non senso e dal vuoto, e consegnarci all'amore del Padre, integri e vivi.

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
​

Credere ti salva, ma attenzione: non è l'adesione a una religione o a un gruppo a salvarti, bensì la relazione. Proprio la relazione con i tuoi cari salva te stesso e loro da una vita vuota, dall'egoismo, dall'acidità di una vita non donata. Esattamente in questo modo, la relazione con Dio ti salva dalla condanna dell'apatia, della noia, ti salva da una vita che presto o tardi finisce, e salvandoti ti conduce tra le braccia di chi ti ha fatto, tra quelle mani che ti hanno cullato fin dal primo istante del tuo concepimento, perché tu sei figlio suo, voluto, desiderato, amato.

Ho a cuore di terminare questo piccolo pensiero citando san Gregorio Nazianzeno, che scrive: "Se sei Nicodemo, il notturno adoratore di Dio, seppellisci il suo corpo e ungilo con gli unguenti di rito, cioè circondalo del tuo culto e della tua adorazione" (Discorso 45, 23-24). Di notte, al buio, cerca rispo
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio Padre,
che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità,
e lo Spirito santificatore
per rivelare agli uomini il mistero ineffabile della tua vita,
fa’ che nella confessione della vera fede
riconosciamo la gloria della Trinità
e adoriamo l’unico Dio in tre persone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,

oppure:
Colletta (Anno A) 
Padre fedele e misericordioso,
che ci hai rivelato il mistero della tua vita
donandoci il Figlio unigenito e lo Spirito di amore,
sostieni la nostra fede
e ispiraci sentimenti di pace e di speranza,
perché, amandoci come fratelli,
rendiamo gloria al tuo santo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Es 34,4-6.8-9
Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso

In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

SALMO RESPONSORIALE -Dn 3,52-56
Rit. A te la lode e la gloria nei secoli

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri. Rit. 

Benedetto il tuo nome glorioso e santo. Rit. 

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso. Rit. 

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno. Rit. 

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini. Rit. 

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo. Rit. 

SECONDA LETTURA - 2Cor 13,11-13
La grazia di Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo

Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

VANGELO - Gv 3,16-18
Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

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La Liturgia di Domenica 28 Maggio 2023

28/5/2023

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PENTECOSTE - ANNO A - RITO ROMANO
MESSA DELLA VIGILIA
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ ROSSO
COMMENTO AL VANGELO
Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo ed è la Persona divina che diffonde nel mondo la possibilità di imitare Cristo, dando Cristo al mondo e facendolo vivere in noi. 
Nell’insegnamento e nell’opera di Cristo, nulla è più essenziale del perdono. Egli ha proclamato il regno futuro del Padre come regno dell’amore misericordioso. Sulla croce, col suo sacrificio perfetto, ha espiato i nostri peccati, facendo così trionfare la misericordia e l’amore mediante - e non contro - la giustizia e l’ordine. Nella sua vittoria pasquale, egli ha portato a compimento ogni cosa. Per questo il Padre si compiace di effondere, per mezzo del Figlio, lo Spirito di perdono. Nella Chiesa degli apostoli il perdono viene offerto attraverso i sacramenti del battesimo e della riconciliazione e nei gesti della vita cristiana. 
Dio ha conferito al suo popolo una grande autorità stabilendo che la salvezza fosse concessa agli uomini per mezzo della Chiesa! 
Ma questa autorità, per essere conforme al senso della Pentecoste, deve sempre essere esercitata con misericordia e con gioia, che sono le caratteristiche di Cristo, che ha sofferto ed è risorto, e che esulta eternamente nello Spirito Santo.
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua
nel tempo sacro dei cinquanta giorni,
rinnova il prodigio della Pentecoste:
fa’ che i popoli dispersi si raccolgano insieme
e le diverse lingue si uniscano
a proclamare la gloria del tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta
Rifulga su di noi, Dio onnipotente,
lo splendore della tua gloria, Gesù Cristo, luce della tua luce,
e confermi con il dono dello Spirito Santo
i cuori di coloro che per tua grazia sono rinati a vita nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gen 11,1-9
La si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono.
Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra».
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro».
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 32
Rit. Su tutti i popoli regna il Signore

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. Rit. 

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. Rit. 

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. Rit. ​

SECONDA LETTURA - Rm 8,22-27
Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili

Fratelli, sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

VANGELO - Gv 7,37-39 
Sgorgheranno fiumi di acqua viva

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva».
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato
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PENTECOSTE - ANNO A - RITO ROMANO
MESSA DEL GIORNO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ ROSSO
COMMENTO AL VANGELO
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Gesù risorto trova il mondo peggio di come lo ha lasciato, altro che resurrezione come il lieto fine della favola! Hai presente quando va tutto storto? Siamo sempre nel giorno della resurrezione, e nonostante questo, non c'è niente che vada per il verso giusto, e l'evangelista lo evidenzia indiscutibilmente: prima di tutto è già sera, è ormai tardi per dare una svolta alla giornata (sera e tardi in greco hanno la stessa origine). Gesù arriva tardi, come quella volta, quando Maria, sorella di Lazzaro gli disse: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!" (Gv 11,21).

Oltre a essere tardi, è anche il primo giorno della settimana: gli Ebrei dedicano il sabato a Dio e alla preghiera, quindi quel giorno può essere paragonato a un giorno feriale, come il nostro lunedì: c'è qualcosa di più pesante del lunedì? Ma non basta ancora: le porte di casa sono chiuse per la paura. La chiusura non permette comunicazione, è un grande NO all'altro; i discepoli si sono chiusi in casa per paura, hanno interrotto tutto: le esperienze col Maestro, i miracoli, gli insegnamenti, l'intimità col Signore e le confidenze tra amici, tutto è stato bloccato dalla paura, unico sentimento a dettare legge.

Venne Gesù. Queste due parole sono la sintesi mirabile di tutta l'azione di Dio. La sera di Pasqua è come la notte di Natale, o come quel giorno in cui Maria di Nazareth ha detto il suo Eccomi: Dio si fa carne e Gesù Figlio di Dio diviene per sempre Figlio dell'uomo. Anche in quel contesto sfavorevole, Gesù fa il primo passo, e diviene il Presente, presenza di Dio e Dono di vita.

Stette in mezzo. Sta chi si ferma, e si ferma chi è arrivato. Gesù Figlio di Dio ha camminato per tutta la sua vita, di villaggio in villaggio, lungo il fiume o nei monti, nella grande città e nella piccola borgata. Ogni suo passo è orientato all'incontro della persona; ora sta, si ferma, perché, direbbe Paolo apostolo: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede." (2Tm 4,7). Gesù sta, e sta in mezzo alla comunità, e da quel stare in mezzo favorisce la comunione con Dio Padre e con i fratelli e le sorelle. Non a caso l'Eucaristia si chiama "comunione".

Disse loro: «Pace a voi! Non è solo un augurio, ma è la carne risorta del Signore a offrire la pace, è la concretezza di chi ha vinto il male e la morte a consegnarti il trofeo della pace. Gesù Cristo ha vinto per te, si è offerto e ha sofferto per te, affinché tu possa respirare aria di resurrezione anche nelle tue notti, e il fetore di morte se ne vada per sempre.

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù mostra le sue ferite e i discepoli gioiscono perché vedono il Signore. Questo percorso in tre tappe (ferite - vedere - gioia) in realtà è molto articolato e difficoltoso. Spesso ci fermiamo alle ferite, al dolore, all'ingiustizia del dolore, ai perché insolubili del dolore e della morte. E come i chiodi che hanno fissato il corpo del Signore in croce, facciamo del male, a noi stessi e a chi ci sta vicino. Il Signore ti mostra le ferite, le tue, le sue, le ferite del mondo, perché tu attraverso di esse possa vedere il suo volto, attraverso di quelle ferite possa fare esperienza dell'amore che va oltre al male, all'odio, alla morte.

Il salto tra la realtà delle cose e la giustizia così tanto invocata viene riempito da chi si è offerto per amore al dolore e alla morte. Vedi ancora le ferite, sono ancora lì, ben visibili, eppure gioisci, perché hai saputo passare oltre, cioè hai fatto Pasqua: "È la Pasqua del Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio" (Es 12,11.13). La gioia della Pasqua è attraversare quelle ferite ed essere trasformati, plasmati da quell'esperienza di morte e resurrezione.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

Ogni dono di Dio non è mai fine a se stesso: anche la pace è così concreta da invadere i tuoi spazi e innescare un dinamismo, lo stesso che ha vissuto Dio nell'incarnazione e che continua a vivere tutt'oggi. Come il Padre: quel come è il test di ciò che vivi, quel come è la mappa del tesoro. COME IL PADRE è la password da non dimenticare, che apre l'account di Dio nella tua vita.

La pace è il passaporto che Dio ti dà per oltrepassare tutti i confini e le dogane di questo e dell'altro mondo; non è un paio di tappi per le orecchie che ti fanno dormire tranquillo, piuttosto è un caffè energetico che ti scuote dal torpore e ti coinvolge in prima persona, così che diventi il protagonista della resurrezione, e non lo spettatore, non la comparsa.

Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
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Lo Spirito Santo è una Persona, è Dio, il quale vive e agisce nella più grande semplicità e umiltà. Gesù risorto dopo aver donato la pace che smuove dalle proprie statiche comodità, ora dona lo Spirito attraverso il soffio, alito di vita, ma attenzione: insieme allo Spirito associa un altro dono, il perdono. Niente piccioni infuocati e persone che si sbracciano: lo Spirito del Signore ti prende per mano, e ti conduce a vivere la Pasqua proprio là dove di Pasqua c'è bisogno. Come il Padre manda Gesù a essere il Signore della Vita, Gesù manda te, a essere il figlio della resurrezione e donatore di pace e di perdono.

Non è cambiato niente eppure è cambiato tutto. Non è cambiato niente: il vangelo rimane quello, l'esempio di Gesù che muore e risorge è sotto i tuoi occhi, è dentro il tuo cuore. È cambiato tutto, e tutto diventa possibile, grazie allo Spirito di Dio, quell'alito di vento che abita la tua vita, l'anima della tua anima, che ti sostiene, che ti consola, che ti permette di essere anche tu dono, come Lui lo è, con il Padre e con il Figlio. Tocca a te: vai (con Dio!).
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA 
​Colletta
O Dio, che nel mistero della Pentecoste
santifichi la tua Chiesa
in ogni popolo e nazione,
diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo,
e rinnova anche oggi nel cuore dei credenti
i prodigi che nella tua bontà
hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 2,1-11
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 103
Rit. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature. Rit. 

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. Rit. 

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 12,3-7.12-13
Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo

Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.
Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.
Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

SEQUENZA
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

VANGELO - Gv 20,19-23
Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».


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CON IL TERMINE DEL TEMPO PASQUALE 
DOMANI 29.5.23 RIPRENDE IL TEMPO ORDINARIO


Il "Tempo Ordinario" in gergo liturgico è detto "Tempo per annum". È il tempo dedicato al "cammino" della Chiesa nella quotidianità della vita. Con la Chiesa e alla sua scuola, il cristiano si lascia condurre dalla parola di Dio per dare un significato profondo alle realtà ordinarie del lavoro, della famiglia, dell'impegno sociale. Sostenuto dallo Spirito Santo, conformerà la sua vita a quella di Cristo; con lui si consegnerà al Padre giorno per giorno fino all'approdo nel regno dei cieli dove Gesù ci ha preceduti e ci invita al banchetto delle sue nozze. Ma per realizzare tutto questo ci vuole perseveranza, santità di vita e il non aver mai perso di vista la meta definitiva. Lo Spirito sostiene, verifica e incoraggia.
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La Liturgia di Domenica 21 Maggio 2023

21/5/2023

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ASCENSIONE DEL. SIGNORE GESU' - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

La pagina del vangelo in questione è la stessa pagina della resurrezione. Ho cercato in lungo e in largo nei quattro vangeli, e sai che ti dico? Che Gesù non ha indicato nessun monte agli undici discepoli. Meno male che qualcuno si è posto il problema, e ne ha dato una possibile soluzione: effettivamente non c'è alcuna indicazione del monte da parte del Signore, e la frase andrebbe meglio tradotta: "andarono in Galilea, sul monte dove Gesù li aveva istituiti".

Un cambiamento importante, una svolta radicale deve sempre costituire un ritorno alle radici, ripercorrendo la propria storia non con le vesti logore del fallimento, della tristezza e della paura, ma alla luce della prima volta, quando "Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demò ni" (Mt 3,14-15). Stare con Lui, annunciare, liberare: ogni chiamata, ogni vocazione avviene pronunciando un nome e guardando un volto, solo allora puoi pronunciare il tuo Eccomi. Eccoli ora, spaesati e disorientati, uno di loro assente, tornano sul monte, il monte delle origini, non per un nostalgico revival, ma per dare solidità e stabilità a quella chiamata.

Il monte è il luogo di Dio, è il luogo dove Gesù li ha costituiti comunità, è il luogo della propria identità e vocazione: proprio là devi tornare quando necessiti di fare chiarezza, quando sei perso e disperso.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

Prostrarsi: letteralmente significa "baciare la terra", ed è descritto come il bacio tra il credente (la Sposa) e Cristo (lo Sposo). Per baciare la terra devi stenderti, in un abbassamento totale, è la modalità corporea più profonda: ci si prostra solo davanti a Dio, e il mio corpo steso a terra esprime la mia fede. Gli undici appena vedono Gesù, si prostrano, lo adorano, ma non solo: accolgono tutta l'umanità di Dio e la loro stessa umanità, e questo bacio sigilla l'amore tra terra e cielo. Il mio Eccomi prevede proprio questo: accettare me stesso, la mia storia, la mia natura, e sposare Dio e il suo progetto.
Dubitare. Questa parola, nel testo originale, significa "doppia scelta", ed esprime indecisione. Un nostro proverbio dice molto bene questo atteggiamento: "mettere il piede in due scarpe". Gli undici non sono convinti, si prostrano (e quindi credono), ma contemporaneamente dubitano, vogliono e non vogliono, fanno fatica.

Nel nostro modo di ragionare, contrapponiamo la fede e il dubbio, come il giorno e la notte, il bianco e il nero, il buono e il cattivo); in realtà fede e dubbio non sono contrari ma sinonimi, e camminano insieme: la fede è il piede ben appoggiato, che dà stabilità e sicurezza, mentre il dubbio è il piede sollevato, che si sposta, perde l'equilibrio per un attimo e permette il movimento. Un solo piede non può camminare: la sola fede mi immobilizza in uno scenario sempre uguale, stabile, sicuro, ma fermo, senza vita; il solo dubbio è estenuante, mi tiene sospeso in un dirupo, mi ferisce e indebolisce; anche in questo caso pur muovendomi tanto rimango fermo sempre sullo stesso punto.

Gesù si avvicinò e disse loro: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Un passo dopo l'altro, (fede dubbio fede dubbio fede dubbio), ecco che Gesù si avvicina. Se sfidi l'immobilità, cammini, e se cammini da qualche parte arrivi. Gesù si avvicina e tu, tra una prostrazione e un dubbio, lo incontri. Gesù mette subito le cose in chiaro, e riconcilia i due opposti: Lui ha il potere in cielo e sulla terra. Il bacio della prostrazione è dato dal Figlio di Dio, che nell'incarnazione si è abbassato e ha sposato la nostra carne, Ecco perché quando mi prostro, quando cioè vivo nella fede e nella verità di me stesso, incontro Dio, non lassù nei cieli, tra cori di angeli e orchestre di violini, ma quaggiù, in basso, nel temuto quotidiano.

Il concetto di potere, spesso identificato da un muscoloso bicipite ???? è quanto di più lontano ci possa essere dal potere di cui Gesù parla, Lui che con l'incarnazione ha voluto e potuto abbassarsi, si è chinato a terra, con la sua morte l'ha baciata intimamente, e risorgendo l'ha riconciliata con il cielo, cosicché non c'è più terra e cielo, fede e dubbio, notte e giorno, ma Cristo Signore è la presenza di Dio in ogni situazione.: "quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti". (1Cor 15,28).

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
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  • Andate. Letteralmente: passate, quindi fate Pasqua di dolore, morte e resurrezione, esattamente come Gesù. Solo se c'è quest'esperienza pasquale ci potrà essere tutto il resto che segue, sennò sarà un teatrino, una facciata senza contenuti.
  • Fate discepoli. Un altro modo per esprimere l'insegnamento, non di nozioni, ma trasmettere quella pasqua che tu stesso hai vissuto in prima persona.
  • Battezzandoli. Appunto: io insegno non con le (sole) parole, ma con l'esempio. Questa full immersion esprime perfettamente cos'è il battesimo: un'immersione in Dio,
  • Insegnando loro. Offrire indicazioni pratiche, di modo che il vangelo sia vivibile anche da chi si avvicina ad esso, e anche qui tramite l'esempio.
  • A osservare. Non un'applicazione sterile di una legge, ma vivere il vangelo, farlo diventare vita, non morte. Osserva non l'osservante scrupoloso, ma il vivente, chi si immerge, chi fa pasqua e vive in Dio.

Gesù non parla di convertire le masse e i popoli, strano eh? Forse qualcuno aveva già afferrato il secchiello dell'acqua santa per un battesimo intercontinentale... Ebbene no: ti viene chiesto di essere esempio per il mondo di come si vive in Dio e di Dio. Sì, terribilmente più complesso, ma anche molto più bello, vuoi mettere?!

Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Quest'ultimo versetto scrivilo in un foglietto e mettilo in tasca o nel portafoglio. Quella di Gesù non è solo la compagnia di un amico, per quanto gradita, ma è un essere con te in ogni tua situazione, è un pedalare con te, per raggiungere la meta. Lo stesso termine tradotto "fine del mondo", fa riferimento al mondo dell'economia, possiamo dirlo cosi: "io sarò con te fino all'estinzione del tuo debito, del tuo mutuo": Lui è disposto a pagare con te, si indebita per te, perché senza di te non sa e non vuole stare.
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Alla Messa della vigilia:
Colletta
O Padre, il tuo Figlio oggi è asceso alla tua destra
sotto gli occhi degli apostoli:
donaci, secondo la sua promessa,
di godere sempre della sua presenza accanto a noi sulla terra
e di vivere con lui in cielo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Alla Messa della giorno:
Colletta
Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre,
per il mistero che celebra in questa liturgia di lode,
poiché nel tuo Figlio asceso al cielo
la nostra umanità è innalzata accanto a te,
e noi, membra del suo corpo,
viviamo nella speranza di raggiungere Cristo,
nostro capo, nella gloria.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta 
Dio onnipotente,
concedi che i nostri cuori dimorino nei cieli,
dove noi crediamo che oggi è asceso
il tuo Unigenito, nostro redentore.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A) 
Padre santo,
che nell’ora della croce hai glorificato il tuo Figlio,
concedi alla tua Chiesa,
che attende il dono dello Spirito,
di gustare la beatitudine
promessa a coloro che partecipano
alle sofferenze di Cristo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 1,1-11
Fu elevato in alto sotto i loro occhi

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assu

SALMO RESPONSORIALE - Sal 46
Rit. Ascende il Signore tra canti di gioia

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. Rit.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. Rit.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. Rit.

SECONDA LETTURA - Ef 1,17-23
Lo fece sedere alla sua destra nei cieli

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.
Egli la manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato
non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il corpo di lui,
la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

VANGELO - Mt 28,16-20
A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

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La Liturgia di Domenica 14 Maggio 2023

14/5/2023

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VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Parà clito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.

Siamo nella notte più brutta del mondo, l'ultima chiacchierata di Gesù con gli amici prosegue, a tavola. Dopo aver parlato di meta e di indirizzo, Gesù va al cuore, e parla di amore, anteponendo un se: l'amore è sempre condizionale, poiché prevede un tuo sì, una tua risposta. Il se consiste nella decisione di osservare i suoi comandamenti, un osservare di chi fa la guardia, ben attento a non farsi rubare un tesoro prezioso. Chi osserva è custode, e intende mantenere intatto ciò che ritiene importante.

L'amore è la risorsa fondamentale e insostituibile: quelle che chiamiamo pazzie d'amore sono gesti che vanno oltre ogni logica e il buon senso, ma fatti per amore di qualcuno. Se ami, non sarà la fatica a fermarti, e neanche il buon nome o il rispetto umano: ti esponi a colossali figuracce in nome dell'amore! Gesù ci regala una chiave fondamentale per vivere il vangelo: l'amore.

Qualche volta però, succede che le parole del vangelo vengano rimescolate, e quindi il suo insegnamento è stravolto. Anche in questo caso specifico: "se mi amate osserverete i miei comandamenti" diventa "se osserverete i comandamenti mi amate": il dovere congela tutte le forze, spegne la passione, intorpidisce i muscoli, e i comandamenti diventano una cosa pesante, improponibile, noiosa. Il vangelo conserva la sua forza propulsiva se viene osservato e custodito nella sua forma originale, (in purezza, direbbe l'enologo), mentre se viene manipolato per usarne e abusarne a sproposito, diventa un mattone, o nella migliore delle ipotesi una favola moralistica.

Un altro Paraclito. Questo termine greco, ricchissimo di significati, viene associato unicamente (ed erroneamente) allo Spirito Santo. Paraclito è colui che è vicino, il difensore, il consolatore, colui che intercede. Gesù stesso parla di "un altro Paraclito", per indicare che questo titolo è anche il suo. Da una veloce consultazione, sulla carta d'identità di Dio troviamo scritto: Professione: Paraclito. Dalla prima all'ultima pagina della Bibbia, Dio non è altro che il vicino, il consolatore, il difensore, Colui che sta dalla mia parte, sempre. Ma non basta ancora: anche nelle pagine della tua Bibbia, quelle scritte da te, e quelle ancora da scrivere, le pagine della tua vita, i paragrafi della tua quotidianità, Dio continua a essere Paraclito. Ed essendo tre, si danno il cambio, per assicurare a noi, piccole creature, di non lasciarci soli un attimo.

Se Dio è il Paraclito, perché è così difficile ammettere la sua presenza? I filosofi parlano del problema di Dio, i teologi si arrovellano per provare e confermare la sua esistenza. Gesù taglia corto, come sempre, e afferma che il mondo non può ricevere Dio. Questo verbo, nel testo originale greco, ci può aiutare tantissimo, perché ha tanti possibili significati:

  • Catturare, afferrare. Dio non è trattenibile, non ci sta nelle piccole caselle degli schemi mentali, e appena te lo vuoi mettere in tasca, ecco che le tue mani stringono il nulla. La tua conclusione: Dio non esiste.
  • Determinare. Simile al significato precedente: non ti è permesso dire a Dio chi deve essere e cosa deve fare, lo capisci vero?
  • Scegliere, sposare. Normalmente, e meno male, non ci si sposa tra sconosciuti. La relazione presuppone una scelta, un volere, un desiderare. Il mondo non sceglie Dio, non lo sposa (se ne guarda bene, ahimè).
  • Ricevere. Accogliere qualcuno o qualcosa: un dono lo si riceve, un ospite, un amico...

Gesù fornisce anche il doppio motivo di questa mancata ricezione: non lo vede e non lo conosce. A ben vedere (è proprio il caso di dirlo), le due motivazioni sono una la conseguenza dell'altra: la vista è uno dei sensi che mi permette di conoscere, è il primo modo: vedi un volto, lo riconosci, lo saluti. Se non lo vedi, non lo riconosci, non lo saluti, la connessione non avviene.

Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

Voi lo conoscete. Tu sai bene cos'è la sete, fai esperienza di cosa sia una gola riarsa e desideri un bicchiere d'acqua fresca, conosci le sue proprietà dissetanti e per questo la desideri. Anche se per te Dio può rimanere un problema irrisolvibile, è la sete a guidarti, perché conosci e desideri. Questa conoscenza esperienziale non avviene sui libri, ma nella vita, nel concreto dei tuoi giorni, tra i piatti da lavare e i letti da fare, in mezzo al tuo "lavoro agile" e tra i bambini o gli anziani da accudire.

Tu lo conosci, e lo conosci perché Lui rimane, e anche qui con più significati: rimane chi non va via, e rimane chi non cambia, chi rimane se stesso. Dio non va via (che Paraclito sarebbe se andasse via?), e Dio rimane se stesso, fedele alla sua Parola e alla sua identità. Una persona che rimane e che non cambia, diventa una di noi, appunto. Ma non solo rimane e non cambia: Lui, ci dice Gesù, sarà in voi, un'esperienza di profonda e inseparabile intimità e unità: questa è l'esperienza di chi ama profondamente!

Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Cogliamo in queste parole tutta la sensibilità e l'attenzione del Signore nei nostri confronti. Altre volte si è paragonato a una chioccia coi suoi pulcini (Mt 23,37): siamo i suoi fratellini e sorelline, i piccoli di casa, e Lui si prende cura di noi, non ci lascia senza Padre. Lui è l'immagine del Padre, e lo Spirito continuerà a essere questa via di comunicazione verso il cuore di Dio. Questo "ancora un poco" è davvero questione di minuti (ricordiamo che finito di parlare Gesù andrà nel giardino degli ulivi, dove verrà arrestato). Ancora un poco è tutta la tua vita, come due amici che si salutano ma non riescono a separarsi, e allora stanno insieme ancora un poco. Ancora un poco è il tempo che ti è dato per esprimere chi sei nella modalità dell'amore e del dono. Ancora un poco.

Ancora un poco che continua. Gesù parla di vita, per chi lo ha scelto, conosciuto e ricevuto. Come un maestro, torna sugli stessi concetti, con intensità diverse, per far comprendere ai suoi amici, profondamente turbati e sconvolti, che Dio rimane, e anche loro parteciperanno della Vita che non finisce. Gesù illustra come avviene la comunione, cioè la comune-unione tra Dio e noi, una comunione in tre step: Gesù col Padre, noi con Gesù, Gesù in noi.

  1. Io sono nel Padre mio: il Figlio è in comunione profonda col Padre, tanto che: "io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10,30).
  2. Voi in me: noi siamo l'amore di Cristo Gesù, prendiamone coscienza! Un amore che accoglie e unisce profondamente.
  3. Io in voi: potrebbe sembrare una ripetizione del secondo step, e invece no: non si ama per delega, non si ama a percentuale. Noi siamo l'amore di Gesù Cristo (step 2), e Lui è il nostro amore (step 3).

In questi tre punti c'è tutta la tua realizzazione, tutta la tua felicità, il tuo passato, il tuo presente il tuo futuro. Qui l'ancora un poco si incarna e chiede di diventare amore che riceve e che dona.

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.

Il brano si conclude con un'affermazione apparentemente contraria: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.

In realtà Gesù, da buon maestro, chiude la lezione sintetizzando il concetto principale. Abbiamo detto che è l'amore che ci permette di accendere il motore delle possibilità, e andare oltre la mia fatica. Ora, in conclusione, Gesù afferma che chi fa la guardia ai comandamenti e li accoglie, cioè li tiene con sé, li trattiene, sta con essi, lo può fare perché ama. Sia in partenza che in arrivo, è l'amore che permette di vivere il vangelo, non l'obbligo, non il dovere morale, ma l'amore. Si respira meglio vero? Ma non hai ancora visto niente:

Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui.

Tre amori e una dichiarazione. L'amore è sempre circolare, non trattiene ma libera se stesso e libera chi incontra. Potrebbe sembrare eccessivo, ma tutto parte dal tuo sì all'amore. Se ci pensi, tutto il Nuovo Testamento si è realizzato grazie al sì di una ragazzina: "Eccomi, sono la serva del Signore" (Lc 1,38). Gesù ti dice che il tuo sì permetterà l'incarnazione dell'amore: non un amore tutto cuoricini e fuffa, ma un amore concreto, di carne, la carne del Figlio di Dio, la tua carne, una carne salvata da chi ti ha a cuore, da chi ti riceve, da chi tiene a te, da chi desidera il tuo amore. La dichiarazione: Dio non è il problema, e neanche la soluzione: Dio è Dio, il Paraclito, il vicino, Colui che vive in te e tu in Lui. Se vuoi.
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente,
fa’ che viviamo con intenso amore questi giorni di letizia
in onore del Signore risorto,
per testimoniare nelle opere il mistero che celebriamo nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta (Anno A) 
O Padre, che per la preghiera del tuo Figlio
ci hai donato lo Spirito della verità,
ravviva in noi con la sua potenza
il ricordo delle parole di Gesù,
perché siamo pronti a rispondere
a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 8,5-8.14-17
Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 65
Rit. Acclamate Dio, voi tutti della terra

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! Rit. 

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. Rit. 

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. Rit. 

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Pt 3,15-18
Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

VANGELO - Gv 14,15-21
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

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La Liturgia di Domenica 7 Maggio 2023

7/5/2023

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V DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Non sia turbato il vostro cuore.
Una pagina di vangelo non è mai una frase trovata in un cioccolatino, o un aforisma, ma fa parte di un prima e di un dopo, è lo spaccato di un vissuto: rispettiamo profondamente la Parola e cogliamo in quale situazione è nato l'episodio che ci viene trasmesso. Nella pagina in questione siamo tra le mura del cenacolo, in un momento terribile: la condanna a morte di Gesù avverrà tra poche ore, Giuda ha già attuato il suo piano di tradimento ed è già uscito; non basta: Gesù annuncia anche il rinnegamento di Pietro.

Gesù avrà guardato il volto degli undici rimasti, e dice: "Non sia turbato il vostro cuore", una parola che ha una grande valenza in tutta la Bibbia (lo stesso termine greco traduce dall'ebraico 46 tipi di turbamento!), e 'turbato' tuttavia, non rende il significato originario: scompiglio, sconcerto, confusione, disturbo, agitazione, rimescolio. C'è in natura un fiore che ha lo stesso nome: il tarassaco, comunemente chiamato soffione: il sentimento è quello dello sconvolgimento e della dispersione, esattamente come il tarassaco, quando viene scompigliato dal vento.

Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via.
La situazione è ormai degenerata, e Gesù, pur coinvolto in prima persona, pone due rimedi allo sconvolgimento dei suoi amici:

  • Abbiate fede. È il primo rimedio al turbamento e al precipitare degli eventi. La fede ti viene richiesta non quando va tutto bene, ma proprio quando tutto crolla: affidamento, fiducia, fede sono tutti sinonimi dello stesso atteggiamento. Fede non è (solo) adesione a una religione, credere in un Dio, ma credere che Dio è dalla mia parte, Dio con me.
  • Casa. La fede ha bisogno di una casa, o meglio ancora di una dimora stabile, così ci suggerisce la parola greca utilizzata da Gesù. Ci sono tante dimore ma una sola casa, quella del Padre. Non pensare subito al Paradiso (non so tu, ma io non ho fretta di andarci). La dimora sei tu, e il Padre ci viene ad abitare; la casa è del Padre e tu sei invitato ad abitarla, sempre, ma specialmente quando vivi la paura, lo sconcerto, la fatica.

Un posto da preparare. Che sia la casa del Padre o la dimora dentro di te, è comunque un cantiere aperto, non esiste (ancora) il prodotto finito, e la formula "chiavi in mano" non è contemplata. Chi è il manovale: Il Figlio, che è andato a "prepararci un posto". Il rimedio al turbamento è una casa e una dimora, un luogo verso cui dirigersi, in mezzo alla tempesta. Certamente un luogo in costruzione, perché tu stesso sei "work in progress", fino all'ultimo respiro.

Questo luogo necessita di tutto il tuo affidamento, e prevede una relazione: un hotel, per quanto bello e confortevole non sarà mai né casa né dimora, e una casa non sarà solo un insieme di mattoni e cemento, ma una rete di affetti, relazioni, ricordi, vissuti, esperienze. Preparare un posto esige dedizione, fatica, lavoro, ma anche soddisfazioni, perché quello è e sarà il luogo dell'incontro con le persone che ami, Dio compreso.

L'indirizzo. Gesù in quel momento di massimo dolore (tradito e rinnegato, prossimo a morire), fa progetti con i suoi amici, come farebbe un papà di famiglia: vado, preparo tutto, poi torno e staremo sempre insieme. L'indirizzo di questo luogo è la fede del Figlio di Dio, è il desiderio di stare col Padre e con tutti gli altri figli. Questo indirizzo ci conduce a casa, anzi, Gesù stesso ci porterà con Lui, impossibile perdersi!

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».
Ecco che il turbamento si fa voce, attraverso Tommaso, lui sempre così vicino a chi desidera credere, pur con tanta fatica, lui che come noi brancola nel buio della fede, e che pur riconosce, in un bagliore di luce, la presenza del Risorto: "mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). Ora Tommaso è preso dallo sconforto, non riesce a capire cosa sta succedendo, non sa come andranno le cose, non ha né casa, né dimora, né indirizzo. Tommaso è nella valle della paura e là eleva il suo grido, lancia il suo SOS.

Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
La risposta non si fa attendere, ed è di quelle che lasciano a bocca aperta, e manifesta chiaramente l'identità di Gesù Cristo. Ogni immagine è seguita da una didascalia:

  1. Io sono la via. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Gesù non è una delle tante vie, ma la via, l'unica. Gesù si è anche definito la porta delle pecore , l'unica porta; la teologia parla dell'unica mediazione di Cristo, nel quale: "Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire" (san Giovanni della Croce. La Via è il tutto da ricercare, è il tutto da percorrere.
  2. Io sono la verità. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio. Non è sufficiente un indirizzo: è necessario che l'indirizzo sia corretto e completo. Gesù Cristo è la verità che si fa conoscere e riconoscere, è la verità conduce a Dio Padre in persona (neppure Gesù Figlio di Dio accentra su se stesso l'attenzione: quanto dobbiamo diffidare da chi lo fa!). La casa è abitata, e sei chiamato a riconoscere la verità del Padre che ti chiama per nome.
  3. Io sono la vita. Fin da ora lo conoscete e lo avete veduto. Dopo l'indirizzo, dopo la casa e i suoi abitanti, non rimane altro da fare che vivere! Spesso è proprio questo il punto che ci vede "imbranati": vivere concretamente ciò che si è cercato e desiderato. La Parola salva solo se diventa carne, la tua, altrimenti rimane un libro, sacro quanto vuoi, ma sempre di carta. Fin da ora viviamo nel desiderio che i lavori di preparazione della dimora progrediscano.

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?
È bello essere fatti partecipi di questi scambi a tavola tra Gesù e i suoi: a un passo dalla morte il Signore dona ai suoi amici il rimedio allo scompiglio e al turbamento. Filippo cerca una soluzione immediata e indolore, esattamente come noi quando diciamo dov'è Dio in quel terremoto, o in quella tragedia. Gesù si stupisce di questa domanda, e ancora una volta chiede di fare un percorso: non semplicemente vedere il Padre, magari in una visione gloriosa, ma incarnarlo, proprio come il Figlio. La presenza di Dio nel mondo non avviene in modo autonomo o magico, ma passa attraverso di te, attraverso ciò che sei e che fai.

Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Letteralmente, la voce di Gesù è la voce udibile del Padre: il Padre dimora in Gesù, e opera con Lui. Siamo poco inclini a pensare alla comunione intima e profonda tra Gesù e il Padre, eppure è proprio questa la chiave che ci permette la relazione con Dio. Il Padre e il Figlio sono l'esempio concreto della relazione tra me e Dio: guardando alla loro unione e comunione, potrò progredire nella mia comunione e unione col Padre.

Chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Credere è realizzare opere, concretamente, praticamente. La dimora di cui la fede ha bisogno è il tuo giorno, il tuo tempo, la tua vita, contenitori di cose belle e meno belle da mettere in relazione con il cuore di Dio, una dimora abitata dalla speranza, una dimora luminosa che sfida le tenebre, una dimora calda che difende dal gelo di questo mondo e permette l'intimità con Dio. Alcune volte sarà semplice vedere le impronte digitali della mano del Padre, altre volte Dio apparirà lontano e irraggiungibile: non importa, il tuo navigatore è impostato verso Casa, la dimora è in costruzione, la comunione è già in atto e va verso la pienezza.

Il tarassaco, idealmente incontrato all'inizio di questa pagina di vangelo, ci insegna che proprio nel momento di massima confusione e scompiglio avviene un'esplosione di vita: i suoi semi vengono condotti dal vento e germineranno ancora e ancora. La Vita è dolorosamente inarrestabile, la Verità ci è offerta e la Via ci è indicata. Non sia turbato il tuo cuore!
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
porta a compimento in noi il mistero pasquale,
perché quanti ti sei degnato di rinnovare nel Battesimo,
con il tuo paterno aiuto portino frutti abbondanti
e giungano alla gioia della vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta (Anno A) 
O Padre, che in Cristo, via, verità e vita,
riveli a noi il tuo volto,
fa’ che aderendo a lui, pietra viva,
veniamo edificati come tempio della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 6,1-7
Scelsero sette uomini pieni di Spirito Santo

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».
Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 32
Rit. Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Rit.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. Rit.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Pt 2,4-9
Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso».
Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.
Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

VANGELO - Gv 14,1-12
Io sono la via, la verità e la vita

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

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La Liturgia di Domenica 30 Aprile 2023

30/4/2023

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IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
DOMENICA DEL BUON PASTORE
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’ altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

Nel recinto delle pecore vi entrano le pecore, il pastore, gli animali predatori (il lupo ad esempio) o i ladri. Non tutti però usano lo stesso ingresso: il pastore e le pecore attraverso la porta, gli altri cercano in vari modi di violare il recinto per appropriarsi delle pecore. Il test è infallibile: dimmi da dove entri e ti dirò chi sei. La porta è ciò che fa la differenza, non il recinto, non le pecore, non il pastore. Posso essere un pessimo pastore o una pecora rognosa, ma entrerò attraverso la porta. Posso essere un lupo coccolone o un ladro sorridente e mi guarderò bene dall'usare la porta, perché è il punto più forte e più visibile di tutto il recinto. La modalità di entrata mi dà un'identità inequivocabile, mi dice chi sono e cosa faccio, meglio di ogni app o microchip, alla faccia di tutte le privacy.

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei.

Gesù introduce un quinto personaggio: il guardiano, letteralmente il custode della porta, anche lui ha accesso al recinto. Il suo compito è di custodire il gregge, e Gesù spiega molto bene in cosa consiste il suo lavoro: apre la porta, chiama le pecore, le quali lo ascoltano, e le fa uscire, un'uscita forzata, tanto che le spinge fuori, in fretta, perché poi, continua Gesù, con una corsa dovrà mettersi davanti a loro, che lo seguono, perché "conoscono la sua voce". Questa descrizione è lo schema di una relazione:
  • Apertura: se la porta rimane chiusa ci può essere sicurezza, ma a lungo andare diventa una prigione che conduce alla morte. Questa caratteristica è la base di ogni relazione, e non è solo un sinonimo di libertà (che troveremo più sotto): apertura significa possibilità, campo aperto dove potermi esprimere, senza costrizioni, luogo dove poter essere me stesso;
  • Ascolto: senza ascolto non c'è relazione. Posso parlare a un muro, ma non mi relaziono con un muro; posso ascoltare una canzone ma non mi relaziono con essa. Ascoltare significa accogliere l'altro, e permettergli di relazionarsi con me, e io con lui/lei.
  • Chiamare per nome: Numero 62 tocca a lei! Ehi tu... Coso, come ti chiami! Pronto è il signor Pallino? Tutte espressioni che spersonalizzano, e che non mettono in relazione (oppure che permettono uno scambio temporaneo, che svanirà presto nel nulla). Chi mi chiama per nome mi riconosce, dà valore alla mia persona, non a ciò che faccio ma alla mia essenza. Nerina, Bella, Dolly: ogni pecora ha il suo nome, con le sue qualità: non è una tra le migliaia di pecore!
  • Libertà: Quanto è logora questa parola! Il custode della porta conduce fuori, quindi libera le pecore. Senza libertà non c'è relazione ma schiavitù, abuso, violenza. La libertà garantisce che tra me e te c'è rispetto e accoglienza.
  • Guida: Cammina davanti alle pecore, non per supremazia, ma semplicemente perché conosce la strada e sa dove condurle. La relazione è sempre una relazione di aiuto, fosse anche solo una pacca sulla spalla, mi stai guidando sul versante della consolazione e te ne sono grato.
  • Fiducia: alla guida si risponde con la fiducia. Questo atteggiamento però deve essere incarnato in qualcosa di concreto: mi fido e quindi ti seguo, sto a quel che mi dici, accolgo il tuo consiglio. Una fiducia non incarnata è fideismo, il quale non crea relazione, anzi: non crea.
  • Conoscere. Questo è il punto che sintetizza tutti gli altri: ci conosciamo perché possiamo esprimerci, ci ascoltiamo, ci chiamiamo per nome, siamo liberi, viviamo la guida e la fiducia. Conoscere ha bisogno di tutto questo percorso, a volte impegnativo e laborioso, e non lo si può inventare.

Un estraneo non lo seguiranno. Per conoscere qualcuno, i nostri vecchi chiedevano: "a chi appartieni?", ed è proprio il concetto espresso da questo termine: non ti seguo perché non ti appartengo, non ti conosco, e quindi fuggo via da te. La grande difficoltà di oggi è la risposta a questa domanda: a chi appartieni? Di chi sei figlio? Solo rispondendo a queste domande potrai essere custodito e tutelato, altrimenti andrai errando, senza trovare né pascolo, né recinto, né pastore.

Io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Io sono la porta delle pecore. Il punto più sicuro del recinto, quello che ladri e lupi evitano, il luogo che permette apertura e libertà ha un nome: Gesù Cristo. Non illudiamoci di scavalcare il recinto, di essere liberi solo perché facciamo di testa nostra: è la porta che permette una relazione, è la porta che dà sicurezza ma anche autonomia, è la porta che permette al gregge una vita serena, erba fresca, pascoli, aria pulita, e una notte al sicuro.

Prendi un foglio e scrivi quanti ladri e briganti hai conosciuto. No, non si tratta di chi ha rubato in casa tua, o ti ha fregato al lavoro: ladri e briganti sono coloro che non ti rispettano, non ti conoscono, ti sfruttano e abusano della tua persona. Davanti alla porta aperta hai preferito talvolta le sbarre di relazioni che schiavizzano, sbarre dorate magari, ma sbarre rimangono. Non preoccuparti se la lista si popola di nomi e di volti: ladri e briganti sono tanti, mentre la porta è una sola.

Gira il foglio ora, e scrivi tutte le volte che non ne hai voluto sapere di quella porta aperta, di quell'invito ad ascoltare, a fidarti, a seguire, a conoscere. Anche in questo caso le situazioni e gli episodi affollano e riempiono il foglio, vero? Anche questo è normale, ma c'è una bella notizia: la porta è lì, aperta davanti a te, disponibile, adesso, puoi entrare e uscire, non temere, non ti lega, non ti incatena, sei il suo amato, la sua amata. Avrà cura di te e in quella porta troverai ristoro e pace. La salvezza offerta da quella porta è proprio la libertà: entrerà e uscirà e troverà pascolo, senza costrizioni, senza forzature, rispettando i tuoi tempi e il tuo appetito (hai mai visto un pastore imboccare una pecora?)

Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’ abbiano in abbondanza».

Ora quel foglio è pieno, di tanti nomi, volti e situazioni. Piegalo, non buttarlo: è la tua storia, o meglio è parte di essa. Su un angolo di questo foglio scrivi il tuo nome, quel nome che è pronunciato con amore da chi ti ha creato e voluto, quel nome che dice chi sei e chi sarai. Proprio quel nome è il tuo ok a entrare e uscire attraverso quella porta, a volte non vedendo l'ora di brucare tanta erba fresca, a volte rincasando triste per un brutto temporale che ti ha colto di sorpresa, ma sempre attraverso quella porta, perché solo così avrai la vita, e l'avrai in abbondanza.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli
giunga dove lo ha preceduto Cristo, suo pastore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A) 
O Dio, nostro Padre,
che hai inviato il tuo Figlio, porta della nostra salvezza,
infondi in noi la sapienza dello Spirito,
perché sappiamo riconoscere la voce di Cristo,
buon pastore, che ci dona la vita in abbondanza.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 2,14.36-41
Dio lo ha costituito Signore e Cristo

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 22
Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. Rit.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Rit.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Pt 2,20-25
Siete tornati al pastore delle vostre anime

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché
anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme:
egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca;
insultato, non rispondeva con insulti,
maltrattato, non minacciava vendetta,
ma si affidava a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.
Eravate erranti come pecore,
ma ora siete stati ricondotti al pastore
e custode delle vostre anime.

VANGELO Gv 10,1-10 
Io sono la porta delle pecore

IIn quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

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La Liturgia di Domenica 23 Aprile 2023

23/4/2023

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III DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme.

Chi si avvicina e chi si allontana. La resurrezione di Gesù genera spostamenti: chi si avvicina al sepolcro, per onorarlo (Maria di Magdala), chi si avvicina per verificare la situazione (Pietro e Giovanni), chi si allontana, deluso, perché è ormai tutto finito, i due di Emmaus, che oggi ci terranno compagnia.

È tutto finito, inutile raccontarci frottole, siamo al capolinea, e questo viaggio non può proseguire, se non in un ritorno, masticando ricordi amari, piangendo, e pensando al passato come a un sole che inesorabilmente tramonta: non scalda e non illumina più la nostra vita, ed è ormai notte. Un cammino impegnativo, perché 11 km a piedi sono tanti (almeno per me): i due discepoli sono certamente delusi e abbattuti, lo vedremo, ma impegnati in un cammino che richiede loro ancora tanto impegno, esattamente come tanto impegno ha richiesto il cammino di sequela del Maestro.

Conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Il cammino e la comunità accolgono Gesù. Conversavano, letteralmente: parlare con qualcuno per capire insieme, è lo stesso verbo greco da cui deriva 'omelia', ossia quelle parole che ci vengono dette dal celebrante all'interno della celebrazione eucaristica e che riguardano il vangelo (si spera), per coglierne il significato e attualizzare la Parola di Dio nella concretezza del quotidiano. I due camminano e conversano, per comprendere ciò che è successo, e in questo dialogo cercano speranza, come chi cerca acqua nel deserto: speranza per giungere almeno a casa propria, e lì reinventarsi una vita. Fai attenzione quando conversi con qualcuno: potrebbe essere parole determinanti per entrambi. Questo conversare insieme è già comunità: la resurrezione crea cammino e edifica comunità. Se non riusciamo a camminare, oppure se le nostre comunità stentano ad amalgamarsi, verifichiamo se il sepolcro è vuoto...

Occhi impediti a riconoscerlo. Una terza persona si avvicina ai due e cammina con loro: tu lo conosci? No, tu? No! Boh... chissà chi è... Ma come si fa a non riconoscere Gesù? Avete vissuto con Lui, mangiato insieme, conversato, imparato... Niente, non lo riconoscono. Il problema non è la cecità o la miopia, il problema non sono i tratti somatici di Gesù: hai presente quando sei così triste che niente e nessuno ha il potere di consolarti? Esattamente così: i loro occhi non potevano, dice il testo originale, non potevano riconoscerlo. I due hanno ancora bisogno di assimilare tutto il loro dolore, e Gesù cosa fa? Cammina con loro, si avvicina, diventa loro compagno di cammino, si propone, pur rispettando il dolore e attendendo momenti migliori.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?».

Gesù, terzo discepolo. Dopo un tratto di cammino, dopo aver colto in silenzio il dialogo dei due e aver condiviso la strada faticosa della disillusione, il terzo viandante assume le vesti di un discepolo che pone domande: di cosa state parlando? Una persona che non si fa problemi a camminare con sconosciuti, ma che tuttavia non si impone ma chiede il permesso di prendere parte non a una festa, ma al dolore di queste persone.

La domanda di Gesù permette ai due di raccontare e raccontarsi. In questa narrazione loro possono ritrovare se stessi, la loro storia, uscire dalla caverna buia dell'autocommiserazione, alleggerire le loro spalle e alzando lo sguardo, vedere un po' di luce. Questa storia è piena di occhi che vedono e non vedono, occhi cupi e tristi, occhi che vedono il sepolcro vuoto, addirittura angeli, ma Lui no, Lui non l'hanno visto. E neanche loro lo hanno visto, pur camminando e conversando con Lui. La tua storia si svolge in tanti incroci di sguardi, di riconoscimenti e di uscite in incognita, di sguardi tristi, di occhi senza luce, e poi di sguardi risorti, quando l'alba spazza via le tenebre della notte e finalmente ci vedi. Non sei così lontano da Emmaus.

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Dopo le parole: la Parola. La tua storia si incontra con la Parola del terzo viandante e discepolo, il quale si manifesta ora come maestro e tesse il tuo vissuto con la Parola di Dio, di modo che colori, forme e disegni prendano il giusto ordine, e tu venga salvato dal caso e dal caos. Questa corsa tra le pagine della Bibbia non è fatta per convincerti della verità di un'idea, neppure per convertirti a una religione, ma per trovare e ritrovare te stesso nel cuore e nella mente di Dio. Solo l'incontro della tua storia con la Parola potrà darti vita nuova, energie nuove; solo la Parola può curare e guarire le tue profonde ferite, e contemporaneamente essa mette nel tuo cuore l'appetito, per avere risorse ed energie sufficienti.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.

Il pane di casa. Siamo arrivati, ormai il racconto dei fatti e la Parola hanno permesso la conoscenza dei tre, tanto che, i due propongono al compagno di cammino di prolungare la compagnia. Stanchi, affamati, ma finalmente a casa, e in compagnia. Era già entrato il Maestro nelle loro vite, ora entra nella loro casa, nel loro ambiente: il processo dell'incarnazione è compiuto: cammino, storia personale, Parola, casa. Dopo un lungo cammino (è stato un giorno impegnativo), i tre si siedono a tavola, e come lungo la strada Gesù si mette in cammino con i due, ora, nelle vesti di ospite e invitato spezza il pane, strano, vero? Colui che intesse la tua storia con la storia di Dio, ora ti dona il pane concreto per permetterti di proseguire il tuo cammino accompagnato e sorretto dalla Parola.

Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Occhi e cuore, o occhi a cuore? Dio lo si riconosce quando sparisce, sembra un'assurdità ma è così. Poiché tanti vorrebbero inscatolare Dio, pesarlo, misurarlo, definirlo, ma Lui agisce e scappa via. Tra le mani ti rimane ciò che Lui ha compiuto, con te, nella tua vita, e tu a bocca aperta adori la Presenza, in silenzio, con gli occhi sgranati. Eh sì, perché ora gli occhi dei due sono belli vispi e aperti: lo hanno riconosciuto! Cammino, storia, Parola e Pane hanno liberato i loro occhi e rianimato le loro vite. Questa full - immersion con il Maestro permette loro di riscattare tutta la loro storia, senza buttare niente, ma anzi, valorizzando e custodendo ogni esperienza. Dio ti accoglie intero, non un pezzettino soltanto!

Il cuore ardeva. Questo è il primo segno di riconoscimento del passaggio di Dio. Bypassando tutto ciò che è cuore-amore e amenità simili, se il cuore si rianima, la vita assume nuovo senso e significato, In realtà questo ardere ha due significati: bruciare, consumare col fuoco, e accendere, illuminare. La luce del Risorto riaccende quelle vite, riapre gli occhi non più tristi, brucia le scorie della delusione e del ripiegamento, illumina la notte della paura, e tutto ciò nella massima semplicità.

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Letteralmente: Risorsero nella stessa ora e tornarono a Gerusalemme. I due discepoli hanno fatto esperienza di resurrezione e sono anch'essi risorti, ma non solo: sono risorti "nella stessa ora" cioè in contemporanea col ritorno a Gerusalemme, la città di Dio.

I due viandanti ci insegnano che Dio ci raggiunge nelle strade che stiamo percorrendo, cammina con noi, potremmo dire in direzione ostinata e contraria, perché senza quel cammino la Parola e la storia non si sarebbero incarnate, senza quel sedersi a mensa non lo avrebbero riconosciuto, senza quel viaggio di ritorno non sarebbero risorti. Emmaus è nella stessa ora il luogo del fallimento e il luogo della rinascita, esattamente come per Gesù è stato il suo sepolcro, vuoto per sempre, perché Lui ha vinto la morte, e tu con Lui.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Esulti sempre il tuo popolo, o Dio,
per la rinnovata giovinezza dello spirito,
e come ora si allieta per la ritrovata dignità filiale,
così attenda nella speranza il giorno glorioso della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Dio, che in questo giorno santo
raduni la tua Chiesa pellegrina nel mondo,
donaci di riconoscere il Cristo crocifisso e risorto
che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture
e si rivela a noi nello spezzare il pane.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 2,14.22-33
Non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: 
«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzareth – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. 
Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 15
Rit. Mostraci, Signore, il sentiero della vita

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. Rit.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Pt 1,17-21 
Foste liberati con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia

Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. 
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.
Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

VANGELO - Lc 24,13-35 
Lo riconobbero nello spezzare il pane

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

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La Liturgia di Domenica 16 Aprile 2023

16/4/2023

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II DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
La sera di quel giorno venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Il giorno è quello della resurrezione, o meglio la sera. Siamo chiusi in casa, e non si sa se c'è più dolore per il vicinissimo passato o più paura per il futuro che ci attende. Le porte sono ben chiuse, siamo a rischio, e se ci trovano è la fine anche per noi. In un ambiente simile, tre verbi rassicurano i discepoli, ma anche tu che leggi, e chiunque ascolta e riceve la parola santa del vangelo: Venne, stette, disse.
  • Venne. Questo verbo riporta all'incarnazione: E il Verbo si fece carne e  aenne  ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). Questo è il verbo che dice la vocazione del Figlio di Dio, il Veniente, Colui che cerca sempre nuove strade per raggiungerti e fare comunione con te.
  • Stette. Questo è il verbo della resurrezione: si trova solo negli ultimi due capitoli del vangelo di Giovanni. Sta chi ha compiuto un viaggio, si può fermare, e gioisce di questo fermarsi: Gesù risorto sta, non in un egoistico divano, con tutti i comfort, ma in mezzo ai suoi. Stare in mezzo è spesso identificato come stare al centro dell'attenzione. In realtà stare in mezzo è un luogo molto scomodo: sei guardato da tutti ma non puoi guardare tutti, non puoi farti da parte, sei esposto a 360 gradi
  • Disse. La Parola non può che esprimersi e comunicare. Questo è il verbo che accompagna ogni istante della vita del Signore, non perché fosse un parolaio, tutt'altro, ma perché la sua è Parola che salva, e come tale viene offerta.

Disse "Pace"
, proprio ciò che manca a questo gruppo di persone sconvolte, proprio ciò che manca oggi, una pace non solo annunciata ma realizzata concretamente, e Gesù mostra i luoghi della pace: le mani bucate e il costato trafitto. Come a Betlemme Dio si è fatto bambino per essere avvicinato da tutti senza timore, dopo la croce e la morte, Dio si mostra vivo, ma non solo: offre alla vista le sue ferite, prezzo della pace che ti è donata, costo del tuo riscatto.

La resurrezione di Gesù è una resurrezione ferita, che si è resa vulnerabile per poter essere l'esperienza di chiunque; tutti siamo feriti e tutti sentiamo una profonda necessità di essere salvati, da noi stessi, dal caso, dal nulla. Gesù risorto e ferito ti viene incontro non solo per salvarti, ma per offrirti un'esperienza di resurrezione, e proprio le tue ferite insieme alle sue, sono la via che permette tale esperienza.

I discepoli gioirono al vedere il Signore. Gioia, grazia, rallegrarsi, eucaristia hanno origine dallo stesso verbo greco, il verbo dell'annunciazione: Rallé grati, piena di grazia (Lc 1,28). I discepoli quella sera con Gesù hanno celebrato la gioia della Pasqua attorno all'altare che è Gesù stesso in mezzo a loro. Venne, stette, disse, mostrò le ferite, gioirono; questi sono gli elementi di ogni preghiera, a maggior ragione dell'Eucaristia: desiderio di comunione, ascolto della Parola, stare alla presenza di Dio, mostrare le proprie ferite, celebrare la presenza del Signore. La pagina del vangelo potrebbe finire così, e invece no...

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Gesù non è sazio della propria resurrezione: desidera che ogni suo amico viva questa esperienza di vita nuova di vita che ritorna, e solo lo Spirito può compiere questa nuova creazione. Il soffio di Gesù apre l'orizzonte e rianima il cuore dei suoi amici, affidando loro una missione umanamente impossibile, ma il Figlio di Dio ha già tracciato la strada. Lui, inviato dal Padre per essere la pace e il perdono, ti affida la sua stessa missione: essere pace e perdono, prima di tutto dentro di noi, per noi stessi, accettando e volendo bene a se stessi, perdonando i propri limiti e difetti, e poi sarà una conseguenza essere pace e perdono per chiunque incontriamo. Le ferite del Risorto diventano le ferite di ogni uomo e donna, bisognose di cura, di tutela, di pace e perdono.

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Non è questa di Tommaso l'esperienza che tu stesso fai quando vorresti essere coinvolto e non lo sei? Assolutamente non ti accontenti di racconti, né di cronache dettagliate: esigi lo stesso trattamento degli altri, perché la gioia, quella vera, non è fotocopiabile. E qual è il SE posto da Tommaso? Vedere e toccare le mani e il costato, immergersi nelle ferite del Maestro. Le comunità cristiane non funzionano se non innescano questo desiderio! Il battesimo rimane un atto formale se non provoca nel cristiano questa sete, questo imperativo esperienziale, un imperativo che Tommaso non sottace, ma anzi proclama chiaramente, di modo che tutta la comunità possa udire bene come lui la pensa. Gesù Cristo non è una nozione da imparare, non è una tradizione da ripetere, non è una formula magica e neppure un'idea: è persona con la quale relazionarsi, credere, vivere, amare: come posso accontentarmi di un passaparola?!

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’ era con loro anche Tommaso. Venne Gesù (...) Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Accontentato.
 Ci avrà pensato chissà quante volte in quegli otto giorni, Tommaso, forse non è tornato sull'argomento con gli altri, ma il suo pensiero, il suo cuore era lì. Gesù torna, le porte sono ancora sprangate, segno che la paura non ha ancora abbandonato i discepoli (paura e fede coesistono, non fidatevi di chi propone una fede che risolve tutti i problemi). In questa paura giunge Gesù, e come otto giorni prima sta in mezzo, dona pace, e concede a Tommaso l'esperienza delle ferite. Vieni Tommaso, tu, ferito doppiamente dalla paura e dall'assenza, vieni a fare esperienza del Risorto ferito, guarda, toccale queste ferite; e questa comunione che ti offro non è una concessione, e neppure è il tuo SE al credere, ma il mio SÌ alla tua gioia.

Gesù stesso ha desiderato incontrare Tommaso, anche a Lui è mancato quella sera, e ora lo esorta, quasi lo supplica: "non essere incredulo, ma credente". Non è un rimprovero, ma un dono: Tommaso, come gli altri, scava nelle ferite di Gesù risorto e trova se stesso, il vero volto di Tommaso, senza maschere e fingimenti. È sempre così: Dio trova modo e tempo perché tu possa incontrarlo, senza se, ma con le tue ferite che parlano con le sue ferite, si riconoscono, anche loro fanno comunione, diventando guarigione reciproca.

Resurrezione è fare memoria delle ferite proprie e altrui, è metterle in dialogo, è incontrare Gesù vivo oggi. Pace è già il frutto di Pasqua che ti viene offerto.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio di eterna misericordia,
che ogni anno nella festa di Pasqua
ravvivi la fede del tuo popolo santo,
accresci in noi la grazia che ci hai donato,
perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza
del Battesimo che ci ha purificati,
dello Spirito che ci ha rigenerati,
del Sangue che ci ha redenti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta  (Anno A)
Signore Dio nostro,
che nella tua grande misericordia
ci hai rigenerati a una speranza viva,
accresci in noi la fede nel Cristo risorto,
perché credendo in lui
abbiamo la vita nel suo nome.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 2,42-47
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune

[Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.
Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 117
Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze. Rit.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.

SECONDA LETTURA - 1Pt 1,3-9
Ci ha rigenerati per una speranza viva, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.
Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

SEQUENZA [Facoltativa]  

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO - Gv 20,19-31
Otto giorni dopo venne Gesù

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


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La Liturgia di Domenica 9 Aprile 2023

9/4/2023

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DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
MESSA DEL GIORNO DI PASQUA
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Non c'è domenica che tenga: se devi fare qualcosa, se il pensiero occupa prepotentemente tutte le tue risorse cerebrali e cardiache, devi lasciargli il passo, assecondarlo, e seguirlo. Era ancora buio, saranno state le 5 di mattina? Più o meno. Fatto sta che era buio, un buio che dura da ore, da giorni, un buio che è oscurità e ha sconvolto la vita di quella donna; ora, dopo aver dormito poco e male, esce di casa, e va là dove il suo pensiero non ha mai cessato di essere: al sepolcro, contenente il corpo del Signore, del Maestro, di Gesù.

Si reca, si sposta da un luogo all'altro, a un passo normale, tanto più che è buio, e deve guardare dove mette i piedi. Questo è il passo di chi ha perso tutto, e procede quasi per inerzia, è il passo di chi vive un dolore che sconquassa la sua intera esistenza, e vive, e muore dentro, ma vive, in qualche maniera.

Ecco l'elemento che dà inizio a un nuovo capitolo: la pietra era stata tolta dal sepolcro. Il primo annuncio ci viene dal regno minerale, da una pietra che doveva custodire un corpo, una pesante pietra con la vocazione di schiacciare, contenere, nascondere e anestetizzare un dolore immenso. Immagina di andare presso la tomba di un tuo familiare e vedere la lapide rimossa: vandali? Ladri? Dispetto? Oltre alla gravità del fatto in se stesso (esiste un reato chiamato "violazione di sepolcro"), quella pietra è l'unica modalità fisica per poter vedere, simbolicamente, i nostri cari defunti. Vedere, appunto. Era ancora buio, e a questa tenebra se ne aggiunge un'altra: il sepolcro è stato manomesso e non è possibile "vedere". Eppure nella notte e senza pietra, Maria vede.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Di corsa! Appena si rende conto di questa oscurità raddoppiata, Maria corre: questo verbo fa proprio riferimento al corridore che mette tutto il suo impegno per arrivare primo e vincere la gara. La corsa di Maria raggiunge "Pietro e l'altro discepolo, quello che Gesù amava", Giovanni, autore del vangelo. Quando siamo atterriti da una notizia cerchiamo un amico, una persona cara con la quale condividere il peso della situazione. Maria corre dai suoi amici e amici di Gesù, ai quali non parla di pietra spostata, ma dà la sua interpretazione: sottrazione di cadavere, pur evidenziando che il suo problema principale è "non sappiamo dove l'hanno posto".

Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Tutti che corrono. Pietro e Giovanni si dirigono al sepolcro, per vedere, anche loro, e anche loro di corsa. Anche qui assistiamo a una dinamica di gara podistica: Giovanni corre più veloce di Pietro e arriva prima (vince facile Giovanni: era molto più giovane!) Appena Giovanni arriva "si chinò, vide i teli posati là", si china per guardare meglio, per capire cosa è successo. Maria vede e corre, Giovanni vede poi corre e si ferma: come non pensare a questi giorni di lockdown, di quarantena, nei quali siamo chiamati tutti a fermarci?

Giovanni è colui che impersona meglio questa situazione: corro, vedo, mi fermo, e mi fermo per vedere meglio, per cogliere la portata dell'evento. Non entra dentro al sepolcro, Giovanni, qualcuno sostiene che è una forma di rispetto nei confronti di Pietro, più anziano. Non dimentichiamo che Giovanni era l'unico dei Dodici rimasto sotto la croce: ha visto in faccia la morte, non aveva bisogno di perlustrare il sepolcro, vuoto o pieno che fosse.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Maria vede e corre, Giovanni corre, vede e si ferma, Pietro corre, entra e non vede, dice il testo greco, ma osserva, scruta: è la stessa radice da cui deriva 'teatrò: guardare per coglierne un significato, fare discernimento. Pietro oltre ai teli vede anche il sudario: come in uno zoom sempre più dettagliato l'evangelista ci fa entrare nel sepolcro, ed è Pietro, come un attento ricercatore, che raccoglie ogni dettaglio, per poter ricostruire i fatti, le possibili soluzioni, per fare discernimento e cogliere il significato profondo. Pietro, a differenza di Giovanni, ha bisogno di entrare, di toccare, di scrutare e capire: due notti fa lui era sconvolto dalla paura, e in un pianto amarissimo; ora torna sui suoi passi per fare esperienza, ed entra così nel mistero di una vita e di una morte, nella dinamica di un tutto orientato all'amore senza misura.

Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Terminato il lockdown, Giovanni entra anche lui nel sepolcro. Mentre prima ha visto fisicamente i teli, ora il testo originale usa un verbo diverso: Giovanni non solo vede fisicamente degli oggetti, e neppure osserva come Pietro, ma guarda con attenzione. Questi tre modi di usare gli occhi (vedere, osservare, guardare) sono il percorso che il discepolo compie, aiutato dalla corsa, dal chinarsi e dallo stare fermo. Non è solo: Pietro e Maria in modo diverso hanno compiuto anch'essi un cammino.

La resurrezione del Signore è esigente tanto quanto la sua passione e morte, perché anch'essa è regolata e normata dalla dura legge dell'incarnazione. Gesù risorto non è il supereroe invincibile circondato da lampi, tuoni e bagliori, bensì è una lampada accesa nel buio della notte, come le torce dei nostri smartphone. Pasqua non è un lieto fine ma è fare esperienza concreta che Dio abita la mia notte e con Lui posso arrivare all'alba del nuovo giorno. Come la primavera, che fiorisce nonostante il corona-virus, Gesù risorge e vive nella tua notte, facendola propria.

Che tu corra come Maria, che tu stia fermo come Giovanni, oppure che tu corra come Pietro, vedi, guarda, osserva, ma soprattutto credi, credi, credi che Dio non ti abbandona, non ti lascia. Sia questo per te Pasqua: la certezza della presenza e dell'amore di Dio per te, oggi.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
​Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti.  
“Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Credo che non fu così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo maestro. La ragione non comprende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. È possibile? Io credo che la vita ci abbia insegnato che soltanto Dio può procurarci ciò. È la testimonianza che ci danno tutti i gulag dell’Europa dell’Est e che riecheggia nella gioia pasquale alla fine del nostro millennio. 
​

Colletta
O Padre, che in questo giorno,  
per mezzo del tuo unico Figlio,  
hai vinto la morte  
e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,  
concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione,  
di essere rinnovati nel tuo Spirito,  
per rinascere nella luce del Signore risorto.  
Egli è Dio e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA - At 10,34a.37-43
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 117
Rit. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». Rit.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. Rit.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. Rit.

SECONDA LETTURA - Col 3,1-4
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo 

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. 
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

SEQUENZA
Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.
​
VANGELO - Gv 20,1-9 
Egli doveva risuscitare dai morti

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

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