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“NON TI E’ LECITO” 

2/3/2016

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Un caro amico sacerdote che stimo molto dice - scherzosamente, ma non troppo - che Giovanni il Battista si è letteralmente giocato la testa per quattro parole: "Non ti è lecito". È quanto Giovanni ricordava a Erode, turbando la sua coscienza resa sorda dal peccato. "Non ti è lecito" è pure il senso delle parole rivolte da Dio ad Adamo ed Eva - e all'uomo di ogni tempo e luogo - che chiedevano  di non mangiare del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male. Il dramma dell'umanità sta tutto e sempre nel superamento di questo limite. "Non ti è lecito": esiste cioè una legge morale oggettiva, un limite invalicabile che custodisce l'umanità e la indirizza al suo più genuino  compimento. Ma questo grande, autentico sì a Dio, alla verità, a se stessi, agli altri, al mondo, all'amore vero passa per alcuni no: "Non ti è lecito". Non si tratta di un limite di ordine tecnico, inerente cioè alla possibilità e capacità concreta di fare una cosa. È un “limite” che inerisce l’uomo nel suo dover essere, nella sua natura, nella buona realizzazione della propria umanità.

Ben venga allora se i cristiani sono odiati, disprezzati, insultati se si diventano per l'uomo di oggi voce di Dio, della verità, della ragione, della natura, nel proclamare -proprio per quell'amore di salvezza al e dal quale siamo chiamati- che non tutto è lecito:“beati voi –recita il Vangelo di Matteo-, quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia, rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. Ebbene come i profeti, i quali tante volte nel predicare la parola di Dio, hanno pagato un prezzo altissimo, i discepoli di Gesù, memori di quanto Lui ci ha insegnato: "nessun profeta è bene accetto nella sua patria" -a costo di essere crocifissi con Lui sui nuovi palcoscenici della condanna-, non possono addolcire o modificare la Verità; dunque è necessario ribadire che i rapporti tra persone dello stesso sesso non sono moralmente leciti; (anche se da una prospettiva laicista che non tiene conto della legge naturale, ognuno nella sua intimità può decidere chi amare), che l'unione tra persone dello stesso sesso non è iscritta nel dna della creazione, che tali legami non potranno mai costituire una famiglia né di arrogarsene i diritti; che non è lecito "fabbricare" e commerciare in nome di una presunta libertà, la vita dei bambini come fosse merce da barattare; che non è umano abortire la vita nel grembo materno; che la vita è sempre sacra fino al suo ultimo istante. Certamente, è indispensabile il dialogo con tutti, perchè il Vangelo insegna senza ambiguità la "cultura dell'incontro" -alla quale invita con insistenza Papa Francesco-, come via privilegiata per condividere con gli uomini "gioie e dolori; fatiche e speranze". Ma su certi principi legati ai valori fondanti, non si può cedere per assecondare le voglie dei singoli, che tante volte come i bambini capricciosi vogliono trasformare in leggi, per soddisfare i personali desideri.

Ma chiediamo in particolare a voi, amici cristiani: siete pronti a ricordare all'uomo odierno, lontano da Dio, che non tutto è lecito? Siete pronti come il Battista a perdere la testa per amore di una Verità che è più grande della propria stessa vita? Siete pronti a rimetterci almeno la faccia, a perdere il rispetto, la considerazione, la stima degli uomini? Volete amare dell'Amore più vero l'umanità o fingervi moderni filantropi, assecondandone i capricci falsi e mortiferi? O riassumendo tutto ciò in altre parole: per voi conta più Cristo o il mondo? Nella società progredita e moderna è più importante essere servi fedeli del Signore, o figli del principe di questo mondo?
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