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Basta con l’idea mediocre della vocazione cristiana 

23/11/2014

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Basta con l’idea mediocre della vocazione cristiana 
di Pippo Corigliano

Nel 2015 saranno cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e si farà un bilancio. 
La chiamata universale alla santità sarà il tema dominante: un tema che riguarda soprattutto i laici, perché non ci sono dubbi sulla chiamata alla santità per il clero e gli ordini religiosi. In questi anni lo Spirito Santo ha suscitato uomini e donne carismatici che hanno aperto nuove strade. Ammettiamolo: la grande novità del dopo Concilio sono stati i movimenti.

Ci sono diversità fra loro perché lo Spirito soffia dove vuole e segna per ognuno un cammino diverso. Si potrebbe dire con accostamento irriverente che lo Spirito Santo è insuperabile in quanto a marketing. Fra queste realtà così varie c’è un denominatore comune: occorre farla finita con una concezione mediocre della vocazione del cristiano comune. 
Occorre che cambi la mentalità del gregge e dei pastori. Bisogna alzare l’asticella dell’esigenza e rivedere il criterio con cui si forma la coscienza dei laici.

Il laico cristiano deve avere il cuore in cielo come i mistici, e deve, d’altra parte, vivere in pratica le virtù richieste dalle circostanze professionali, familiari, sociali, culturali, eccetera. Il modello non lo troviamo tanto nei santi classici del messale quanto in san Giuseppe, padre e lavoratore, e nei primi cristiani, come sono descritti negli Atti degli Apostoli e nella prima letteratura cristiana: lavoratori in mezzo al mondo pieni di fede, capaci di dare i loro beni e la stessa vita. Dobbiamo ripartire da lì.
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Perché i processi di nullità matrimoniale hanno un costo?

7/11/2014

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Parla la dottoressa María Victoria Hernández, giudice del Tribunale d'Appello del Vicariato di Roma

Nell'udienza di questo mercoledì ai partecipanti a un corso sulla prassi canonica “super rato” organizzato dal Tribunale della Rota Romana in Vaticano, papa Francesco ha chiesto che le procedure di nullità matrimoniale non diventino una questione di denaro né di affari. Nel Sinodo di ottobre è stato proposto che fossero gratuite. Il papa ha chiesto anche “giustizia” per quanti attendono una risposta dai tribunali ecclesiali.

Il pontefice ha istituito di recente una speciale Commissione di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico, presieduta da monsignor Pio Vito Pinto, decano del Tribunale della Rota Romana, e che ha la missione di preparare una proposta di riforma del processo matrimoniale, cercando di semplificare la procedura e difendendo allo stesso tempo l'indissolubilità dal matrimonio.

Al riguardo, va ricordato che per la Chiesa il matrimonio è sacro, secondo l'insegnamento di Gesù. La Chiesa può solo determinare se c'è stato matrimonio o meno. “Sicché non sono più due, ma una sola carne. L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Marco 10, 8-9).

Sul tema dei costi e dei casi di nullità, abbiamo intervistato la dottoressa María Victoria Hernández, giudice del Tribunale d'Appello del Vicariato di Roma. La Hernández è laureata in Diritto Canonico e insegna presso la Pontificia Università Salesiana di Roma.

In relazione ai costi, ha ricordato che “in Italia la causa è gratuita, ma in altri Paesi può avere qualche costo, al di là dell'avvocato. Già Giovanni Paolo II aveva chiesto che le cause fossero gratuite. Si paga un contributo, all'inizio della causa, di 500 euro. Dopo non si paga niente”.

Ma questo è un costo?

No, è un contributo. Il processo, in sé, costerebbe spesso tra i 3.000 e i 4.000 euro. Se la parte (il partner che presenta il caso) vuole un avvocato di fiducia, allora paga. La Conferenza Episcopale ha stabilito dei limiti per i costi degli avvocati. In altre (Conferenze Episcopali) non ci sono limiti, e quindi molti avvocati ne approfittano e prendono molto.

Esistono abusi...


Se non c'è una denuncia non si può fare nulla.

Esiste un limite nei costi da parte del Vaticano?


Da parte della Segnatura Apostolica esiste un controllo sugli avvocati perché non si verifichino certi comportamenti scorretti. Ci sono avvocati che sono stati espulsi dall'albo degli avvocati per questo.

In definitiva, attualmente le Chiese locali hanno l'autorità di esercitare controlli per evitare abusi nei costi e nelle procedure...

Sì.

Quali sono le cause più frequenti che vengono presentate nei tribunali per chiedere la nullità matrimoniale?

Persone che escludono l'indissolubilità del matrimonio e la prole. Questi casi sono i più frequenti, soprattutto in Italia. Sono pochi i casi che si giustificano per l'esclusione della fedeltà, ovvero “Mi sposo e non accetto la fedeltà che è un bene del matrimonio”. Da qualche anno, è frequente la richiesta di dichiarazione di incapacità di assumere i doveri essenziali del matrimonio. I beni del matrimonio.

Di quali beni stiamo parlando?

Il bene dell'indissolubilità, il bene della prole e il bene del coniuge.

Cosa significa il bene del coniuge?


Tenere la casa pulita o cucinare bene non sono doveri essenziali. Parliamo di una causa di natura fisica. Non per qualsiasi motivo. Ad esempio, il disturbo della personalità: narcisismo, paranoia, dipendenza... Lì si richiede l'intervento del perito in materia psichiatrica. Ci sono anche casi per violenza e per paura esterna, non interna.

In Spagna, ad esempio, il 99% dei casi è per incapacità, per una causa psichica. In Colombia ci sono anche molti casi di imposizione di una forza esterna. Ad esempio, nella città di Cartagena quasi tutte le cause sono per questo motivo. Paura di perdere i genitori, paura di perdere l'eredità. Una forza esterna. Mi sposo non perché lo voglio fare, ma perché mi viene imposto. In America Latina ci sono anche molti casi per incapacità.

È chiaro che la nullità per infedeltà non è la norma. In quali casi l'infedeltà potrebbe essere una causa di nullità matrimoniale?


Ad esempio quando una persona si propone di mantenere una relazione parallela a quella già stabilita. “Mi sposo con questa persona ma mantengo la relazione che avevo già con quest'altra”. Mi sposo perché è una cosa che gli altri si aspettano, ma non sono capace di abbandonare questa relazione. Questi matrimoni durano poco. Il matrimonio si può annullare perché la persona si è riservata di mantenere la relazione parallela.

Cosa succede quando lo sposo è omosessuale?


Poco tempo fa è stato annullato il matrimonio di una ragazza per la provata omosessualità di lui.

Per saperne di più, nel quarto libro del Diritto Canonico, nella parte dei sacramenti, si parla del sacramento del matrimonio. E in questa materia si trovano tutti i capitoli sulla nullità del matrimonio.
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Quando le anime in Purgatorio ritornano dai morti: Sì, a volte lo fanno. Dovremmo essere terrorizzati o grati?

5/11/2014

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Quando le anime in Purgatorio ritornano dai morti
Sì, a volte lo fanno. Dovremmo essere terrorizzati o grati?


Al giorno d'oggi non sentiamo parlare spesso del Purgatorio, ed è un peccato perché la maggior parte di noi sarà molto fortunata ad andare lì piuttosto che finire direttamente all'Inferno. E nel caso in cui qualcuno si lamentasse del fatto che Dio è cattivo o moralista perché manda le persone all'Inferno, dovrebbe ricordare che dipende completamente da noi, avendo usato il dono del libero arbitrio per dire a Dio “No”.

Quale (terrificante ma meraviglioso) dono sarebbe se una notte venissimo svegliati dalla presenza di un familiare o un amico defunto che ci chiede preghiere e sacrifici, e Messe da celebrare per uscire dal Purgatorio! E soprattutto se quell'anima sofferente lasciasse un segno permanente di modo che – alla luce del giorno e per sempre da quel momento in poi – potessimo sapere che quella visita non è stata un incubo provocato dal troppo vino o da qualche cibo un po' troppo strano che abbiamo mangiato a cena.

Nella parabola di Gesù dell'uomo ricco e di Lazzaro (Lc 16:19-31), il ricco epulone dall'Inferno prega il padre Abramo di inviare “qualcuno dai morti” per dire ai suoi fratelli di pentirsi. Abramo replica: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi”. Il riferimento, ovviamente, era alla resurrezione di Gesù, ma nella sua grande misericordia il Signore ha mandato molti emissari dai morti ai viventi, e questi hanno lasciato numerose prove dietro di sé.

Per “prove” non mi riferisco alle molte testimonianze scritte di santi riguardanti il Purgatorio o l'Inferno – dei santi Margherita Maria Alacoque, Gertrude, Brigida di Svezia, Giovanni Maria Vianney, Maria Faustina, Caterina da Siena, Caterina da Genova e altri e di veggenti come i bambini di Fatima o Kibeho, Medjugorje or Garabandal. Le prove concrete reali sono ospitate in una piccola stanza fuori dalla sacrestia di una chiesa di Roma, il Sacro Cuore di Gesù in Prati (chiamata anche Sacro Cuore del Suffragio). Questa chiesa neogotica, terminata nel 1917, è situata sulle rive del fiume Tevere, a dieci minuti da piazza San Pietro. È unica perché è l'unica chiesa in stile gotico di Roma e perché ospita il Piccolo Museo del Purgatorio.

La missione dell'Ordine del Sacro Cuore, fondato nel 1854 in Francia, era pregare e offrire Messe per il riposo delle anime del Purgatorio. La loro cappella a Roma, dedicata a Nostra Signora del Rosario, è stata ampiamente distrutta da un incendio il 15 settembre 1897. Dopo l'incendio, il sacerdote a cui era stata affidata la cappella, padre Victor Jouët, è rimasto senza parole vedendo l'immagine di un volto sofferente di quella che sembrava un'anima del Purgatorio su uno dei muri bruciati. Pio X gli ha permesso di viaggiare in tutta Europa raccogliendo reliquie che testimoniassero le visite delle anime del Purgatorio.

Una reliquia nel museo mostra una sezione di legno di una scrivania appartenente alla venerabile madre Isabella Fornari, badessa del Monastero delle Clarisse Povere di San Francesco a Todi. Madre Isabella è stata visitata dall'abate precedente, il defunto padre Panzini, dell'Ordine dei Benedettini Olivetani a Mantova il 1° novembre 1731. Per mostrarle che stava soffrendo in Purgatorio, l'abate ha posto la sua mano sinistra “fiammeggiante” sulla sua scrivania, lasciando un'impronta bruciata, e ha anche inciso una croce sul legno con il suo indice ardente. Ha inoltre posato la mano sulla manica dell'abito della badessa, che ha bruciato la sua sottoveste arrivando fino al braccio, al punto da farlo sanguinare. La badessa ha riferito l'evento al suo confessore, il sacerdote della Santa Croce Isidoro Gazata, che le ha chiesto di tagliare le parti dell'abito e della sottoveste e di donargli la piccola scrivania. È stato stabilito che tutto aveva un'origine soprannaturale. 

Nel 1815 Marguerite Demmerlé, che viveva nella diocesi francese di Metz, è stata visitata da un'anima che si è identificata come sua suocera, morta di parto trent'anni prima, e le ha chiesto di recarsi in pellegrinaggio al santuario di Nostra Signora di Mariental e di far celebrare due Messe per lei. Marguerite le ha chiesto un segno, e l'anima ha messo la sua mano sul libro che Marguerite stava leggendo - “L'imitazione di Cristo” -, lasciando l'impronta sulla pagina aperta. La suocera le è riapparsa dopo il pellegrinaggio e dopo che erano state dette le Messe per ringraziarla e dirle che era stata liberata dal Purgatorio.

Nel 1875 Luisa Le Sénèchal, morta da due anni, è apparsa al marito Luigi nella loro casa di Ducey, in Francia. Chiedendo le sue preghiere, ha lasciato segni bruciati delle sue cinque dita sul suo berretto da notte come prova concreta per la figlia della richiesta di far dire delle Messe per il riposo della sua anima.

Nel Piccolo Museo del Purgatorio si può vedere una dozzina di altri oggetti di questo tipo.

Questi esempi non hanno l'intenzione di scioccare o terrorizzare, e se ne possono trovare molti di più nei libri scritti dal gesuita francese del XIX secolo padre F.X. Schouppe, ad esempio in “Purgatorio spiegato”. Il gesuita scriveva:

Dandoci un avvertimento di questo tipo, Dio ci mostra una grande misericordia. Ci esorta nel modo più efficace ad assistere le povere anime sofferenti e ad essere vigili per quanto ci riguarda.

Se la Chiesa non afferma di conoscere la natura della sofferenza delle anime del Purgatorio, i commenti del papa emerito Benedetto XVI e gli scritti di Santa Caterina da Genova (1447-1510), soprattutto il suo “Il Trattato del Purgatorio”, sono istruttivi. La Santa ha descritto il Purgatorio non come un luogo avvolto dalle fiamme, ma piuttosto come uno stato in cui le anime sperimentano il tormento delle fiamme interiori riconoscendo la propria profonda peccaminosità di fronte alla perfezione della santità di Dio e al Suo amore per loro.

Il beato John Henry Newman ha composto una bellissima preghiera per le anime in Purgatorio. In questo mese dedicato ai defunti, faremmo bene a recitarla spesso.

Preghiera per i fedeli defunti del beato John Henry Newman

O DIO degli Spiriti di tutta la carne, o Gesù, Amante delle anime, ti raccomandiamo le anime di tutti i tuoi servi che sono morti con il segno della fede e dormono il sonno di pace. Ti supplichiamo, o Signore e Salvatore, che come nella Tua misericordia Ti sei fatto uomo, così ora Tu possa affrettare i tempi e ammetterle alla Tua presenza. Ricorda, o Signore, che sono Tue creature, non fatte da strani dei, ma da Te, l'unico Dio Vero e Vivente; perché non c'è altro Dio all'infuori di Te, e nessuno che può eguagliare le Tue opere. Fa' che le loro anime si rallegrino alla Tua luce, e non imputare loro le loro iniquità, che hanno commesso per la violenza della passione o le abitudini corrotte della loro natura. Perché anche se hanno peccato, hanno sempre creduto fermamente nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, e prima di morire si sono riconciliate con Te con vera contrizione e i sacramenti della Tua Chiesa.

O Signore, Ti imploriamo, non ricordarti dei peccati della loro giovinezza e della loro ignoranza, ma in base alla Tua grande misericordia ricordati di loro nella Tua gloria celeste. Possano i cieli aprirsi a loro, e gli angeli gioire con loro. Possa l'Arcangelo San Michele condurli a Te. Possano i Tuoi santi angeli venire a prenderli e portarli nella Gerusalemme celeste. Possa San Pietro, a cui Tu hai dato le chiavi del Regno dei Cieli, accoglierli. Possa San Paolo, vaso d'elezione, stare presso di loro. Possa San Giovanni, il discepolo amato, che ha ricevuto la rivelazione dei segreti del cielo, intercedere per loro. Possano tutti i Santi Apostoli, che hanno ricevuto da Te il potere di legare e slegare, pregare per loro. Possano tutti i Santi ed eletti di Dio, che in questo mondo hanno sofferto tormenti per il Tuo Nome, assisterli; liberi dalla prigione, possano essere ammessi alla gloria del Tuo regno, dove con il Padre e con lo Spirito Santo Tu vivi e regni unico Dio, mondo senza fine.

Venite in loro aiuto, voi tutti Santi di Dio; ottenete per loro la liberazione dal loro luogo di punizione; andate loro incontro, voi tutti Angeli; ricevete queste anime sant e presentatele al Signore. L'eterno riposo dona loro, o Signore. E splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.


Susan E. Wills
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LA SANTA MESSA E LA SANTE INDULGENZE PER LE ANIME DEL PURGATORIO

1/11/2014

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LA SANTA MESSA E LA SANTE INDULGENZE PER LE ANIME DEL PURGATORIO

Un mese di preghiere per i nostri cari.

Vivere la liturgia e le sacre tradizioni significa vivere con la chiesa.
Significa accoglierne la materne continue sollecitudini e gli insegnamenti evangelici.

Nel mese di Novembre ci sollecita a pregare in modo speciale per i nostri cari defunti. Possiamo suffragarli offrendo loro la migliore carità possibile per noi: la nostra preghiera e soprattutto il sacrificio eucaristico, che è indubbiamente il dono più grande che possiamo fare loro.

Diceva S. Giovanni Crisostomo: "Bisogna soccorrere i defunti non con le lacrime, ma con le preghiere, le elemosine e la carità". S.Agostino affermava: "Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera, invece, arriva fino al cuore dell'altissimo".

Questa è la preghiera che S. Bonaventura ha scritto per dare il suffragio alle anime del Purgatorio tramite l'aiuto misericordioso della B. V. Maria.

Santa Maria, Madre di Dio, consolatrice degli afflitti e soccorso dei cristiani, dolce Vergine, Madre del nostro Salvatore Gesù e di tutti i fedeli. Voi che siete pure la Madre di tutte le povere anime che tanto soffrono nel Purgatorio, io imploro con confidenza l'immensa bontà del vostro Cuore, e vi prego d'intercedere presso il vostro divin Figlio, affinché pei meriti del suo santo Sacrificio, le anime che sono punite e purificate col fuoco del dolore, come l'oro nel crogiuolo, ottengano il sollievo e la liberazione alla quale aspirano. Così sia.

Da secoli la chiesa ha insegnato circa l'efficacia del Sacrificio di Cristo, offerto per i vivi e per i morti; le Anime del Purgatorio si possono aiutare con i suffragi dei vivi e specialmente con il Santo Sacrificio della Messa.

Risale ai secoli passati la lodevole tradizione nella chiesa di far celebrare sante Messe per i defunti. L'infinito valore dell'eterno Sacrificio di Cristo ci fa legittimamente credere e sperare che ogni Messa ha in se la forza di liberare dalle loro pene tutte le anime del Purgatorio. Per questo in ogni celebrazione eucaristica si fa sempre memoria di tutti i defunti e in modo particolare si scandiscono il nome o i nomi di coloro per i quali è stato chiesto un ricordo speciale.

Gesù Immolato è la vera vittima di «espiazione per i nostri peccati» (1 Gv 2,2); e il suo Sangue viene sparso «in remissione dei peccati» (Mt 26,28).

Per partecipare alla S. Messa nel modo più efficace per noi e per le anime del Purgatorio, è richiesto di fare devotamente la Comunione: «O anime cristiane e devote, esclama S. Bonaventura, volete dare delle vere prove d'amore ai vostri Defunti? Volete inviare loro validi aiuti e la stessa chiave del Cielo? Fate sovente per loro la Santa Comunione!».

Si suole annettere alla richiesta della santa Messa per i defunti anche una libera elemosina; va sottolineato che non è il prezzo della messa, ma un modo concreto di sovvenire alle necessità della chiesa e di rafforzare l'atto caritativo che si vuole fare nei confronti dei cari defunti. Oltre che con il sacrificio eucaristico possiamo suffragare le anime dei nostri cari lucrando per loro le sante indulgenze.

La dottrina delle indulgenze si riferisce alla possibilità di cancellare per i
meriti di Cristo una parte ben precisa delle conseguenze di un peccato (dette pena temporale), dal peccatore che abbia già confessato sinceramente il suo errore e sia stato perdonato tramite il sacramento della confessione.
L'indulgenza può essere parziale o plenaria cioè può liberare in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.

In favore dei defunti, e applicabile soltanto ad essi, si può acquistare un indulgenza plenaria o parziale visitando il cimitero e pregando per i defunti, nei giorni dal 1-8 novembre. Nella nostra chiesa monastica questo privilegio,

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L'indulgenza e la preghiera per i defunti - Il valore delle Indulgenze

1/11/2014

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L'indulgenza e la preghiera per i defunti
Il valore delle Indulgenze

La ricorrenza della Commemorazione dei Fedeli Defunti, suscita in tutti noi il ricordo di chi ci ha lasciato e il desiderio di rinnovare nella preghiera quegli affetti che con i nostri cari ci hanno tenuto uniti durante la loro vita terrena. E' ciò che esprimiamo con il termine suffragio, parola che deriva dal verbo latino suffragari che significa: soccorrere, sostenere aiutare. In vari modi la Chiesa ci insegna che possiamo suffragare le anime dei nostri cari defunti: con la celebrazione di Sante Messe, con i meriti che acquistiamo compiendo le opere di carità, con l'applicazione delle indulgenze. In particolare su questa pratica, ultimamente un po' trascurata, vogliamo soffermare il nostro pensiero.

Che cosa sono le indulgenze.
Leggiamo dal catechismo la definizione. L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele debitamente disposto, e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.

Al di là del linguaggio, sempre piuttosto tecnico nelle formulazioni ufficiali, cerchiamo di tradurre il tutto in termini più semplici. La teologia cattolica insegna che ogni nostro peccato ha una duplice conseguenza genera una colpa e comporta una pena.
Mentre la colpa, che possiamo concepire come la rottura o il deturpamento dell'amicizia con Dio, è rimessa dall'assoluzione sacramentale nella confessione, (attraverso la quale Dio cancella l'offesa ricevuta), la pena permane anche oltre l'assoluzione. Allontaniamo da noi ogni pensiero che si tratti di una castigo che Dio infligge, analogamente a quanto avviene nel codice penale per i reati commessi contro la legge degli uomini. La pena di cui parliamo è una conseguenza che deriva dalla natura stessa del peccato, che oltre ad essere offesa a Dio è anche contaminazione e corruzione dell'uomo. I nostri peccati infatti rendono sempre più faticoso ricostruire l'amicizia con Dio e superare quella inevitabile inclinazione al male che permane anche dopo la remissione sacramentale, come conseguenza del peccato stesso. Semplificando, pensiamo ad una ferita: anche dopo che ha smesso di sanguinare continua a darci dolore, ed è un punto debole: basta un piccolo urto perché riprenda l'emorragia. Il nostri corpo deve faticare per ricostruire il tessuto nella sua integrità e solo allora possiamo dirci veramente guariti. Il peccato è unaferita dell'anima e anche dopo il nostro pentimento e l'assoluzione sacramentale rimane come una debolezza, siamo più fragili, più soggetti a ricadere proprio dove siamo già caduti, rischiamo che quella ferita non pienamente rimarginata, si riapra proprio nello stesso punto. Le indulgenze che possiamo acquistare anche per noi stessi (esempio il perdono d'Assisi o le indulgenze dell'Anno Santo) sono come un medicamento cicatrizzante, ci confermano nel proposito di rinnegare il peccato e sanciscono la nostra volontà di aderire pienamente al progetto di Dio. Pensiamo ancora cosa avviene quando l'amicizia tra due viene infranta. Essa si ricostruirà ma con fatica; anche dopo che l'offesa è stata perdonata, rimane come una difficoltà nei rapporti, finché con iltempo e la reciproca buona volontà non si rimuovono completamente le cause e i ricordi del litigio. Ora noi non possiamo certamente dubitare della volontà di Dio di riammetterci alla sua piena comunione, ma dobbiamo dubitare delle nostre capacità a staccarci completamente dal peccato e da ogni affetto malsano; è necessario un lungo cammino di conversione e di purificazione. La pena temporale non è quindi da concepire come una vendetta di Dio ma come il tempo necessario a noi per rigenerare la nostra capacità di amare Dio sopra ogni cosa. Questa pena temporale esige d'essere compiuta in questa vita comeriparazione, o in Purgatorio come purificazione. Nel cammino terreno il cristiano dovrà quindi vedere come mezzi di purificazione, che facilitano il cammino verso la santità: le varie prove e la sofferenza stessa, l'impegno nelle opere di carità, la preghiera, le varie pratiche di penitenza e, non ultimo, l'acquisto delle indulgenze.
Ma poiché difficilmente possiamo presumere che in questa vita riusciremo a giungere a quella perfezione che ci permetterebbe di essere, immediatamente dopo il nostro trapasso, ammessi alla piena comunione con Dio, la Giustizia Divina prevede un tempo di purificazione anche dopo la nostra morte, in quella particolare condizione, (tradizionalmente chiamata Purgatorio), nella quale si troverà la nostra anima al termine del nostro esilio terreno e in attesa di giungere alla piena comunione con Dio. Leggiamo ancora nel Catechismo: "Coloro che muoiono nell'amicizia di Dio, ma imperfettamente purificati, benché sicuri della propria salvezza eterna, vengono sottoposti, dopo la morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia di Dio":
La comunione dei Santi.
E' a questo punto necessario introdurre un altro elemento importante per la comprensione delle indulgenze che applichiamo ai nostri defunti.
In questo cammino di perfezione e di purificazione non siamo soli, ma come i rocciatori impegnati in una scalata siamo legati gli uni agli altri da un legame invisibile, ma reale, che la Chiesa chiama Comunione dei Santi. Abbiamo infatti la consapevolezza di appartenere alla stessa famiglia dei figli di Dio e la certezza che quanto ognuno di noi opera o soffre, in comunione con Cristo e come offerta a Padre, produce frutti di bene a favore di tutti. Dice il Catechismo: "Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli in Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione, dei beati in cielo; tutti insieme formiamo una sola Chiesa. Noi crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere."
In questo contesto possiamo affermare l'importanza delle preghiere di suffragio e le indulgenze con le quali soccorriamo i nostri defunti, abbreviando i tempi della loro purificazione. Consideriamo quindi un'opera altamente meritoria ricordare coloro che ci hanno fatto del bene, continuare a sentirci a loro vicini e solidali nel cammino di purificazione che stanno compiendo nel Purgatorio. E ancora più meritevole appare poi la preghiera rivolta a Dio per le anime più abbandonate e più bisognose delle sua Misericordia, quella devozione alle Anime Sante del Purgatorio che purtroppo sopravvive solo nelle persone più anziane. Non è da ritenersi cosa superata l'applicazione di Messe e suffragi in favore di chi pure non abbiamo conosciuto direttamente, quelle preghiere rivolte a Dio per le anime che attualmente si trovano in uno stato di attesa e di bisogno; un modo per farsi amici, come direbbe Vangelo, che "ci accolgano un giorno nelle dimore eterne".
La preghiera per i defunti

Rispetto per i morti
Presso tutte le religioni, fin dai tempi più remoti, è diffuso il rispetto, il culto per i defunti. Mausolei sono stati costruiti in loro ricordo; le imbalsamazioni in uso presso certi popoli, le offerte, i riti sacrificali, dimostrano quanto sia sentito il dovere di onorare coloro che ci hanno lasciato per una vita oltre la morte.
Per molti è un preciso dovere di gratitudine per il bene ricevuto, a partire dal dono della vita, ai valori intellettuali, morali, materiali con cui i nostri cari ci hanno beneficato durante la vita. Purtroppo sovente questo nobile sentimento viene espresso in maniera errata, con ostentazione di potere e ricchezza che non servono assolutamente al defunto, tanto meno a purificarlo dai peccati commessi durante la vita.
Una tomba di marmo pregiato, una cassa di legno prezioso, un funerale sfarzoso… sono il più delle volte spreco inutile di denaro che avrebbe potuto essere devoluto a opere di grande valore sociale e caritativo, di cui il defunto avrebbe goduto un grande beneficio.

Solidarietà con i defunti
La morte non spezza i legami che abbiamo con i defunti. Le “tre” Chiese: peregrinante, purificante, trionfante, rimangono strettamente unite come vasi comunicanti: i beni di una si riversano sulle altre. E’ una verità di fede che proclamiamo nel simbolo apostolico quando affermiamo: "credo nella comunione dei santi".
Con queste differenze. Noi che siamo ancora in vita possiamo con fiducia invocare e ottenere l’aiuto dei beati in cielo, questi sicuramente intercedono per noi, (particolarmente i nostri patroni, i parenti, gli amici, le persone che abbiamo amato).
Le anime del Purgatorio invece si trovano in una condizione per la quale non possono più meritare per sé stessi; mentre noi abbiamo possibilità di aiutarli, di lenire le loro sofferenze, abbreviando la loro purificazione.
Da sempre la Chiesa accompagna i defunti, dopo la morte, con particolari riti e preghiere. La liturgia esequiale onora il corpo del defunto in cui Dio è stato presente mediante la Grazia dei Sacramenti e spinge lo sguardo all’ultimo avvenimento della storia, quando Cristo tornerà glorioso per ridare vita ai corpi e renderli partecipi della sua gloria.
Il più grande desiderio dell’uomo è vincere la morte, che trova la risposta certa in Gesù morto e risorto, salito al cielo per preparare un posto per ciascuno di noi. Accomiatandosi dai discepoli Gesù ha promesso: "Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché anche voi siate dove sono io" (Gv 14,2-4). Per questo la liturgia esequiale è una celebrazione pasquale: un momento in cui i fedeli, mentre pregano per il defunto, affidandolo alla misericordia di Dio, ravvivano la propria fede e speranza in Cristo che tutti attende nel suo regno di amore.
Una delle preghiere recita: "Dio, Padre misericordioso, tu ci doni la certezza che nei fedeli defunti si compie il mistero del tuo Figlio, morto e risorto: per questa fede che noi professiamo, concedi al nostro fratello che si è addormentato in Cristo, di risvegliarsi con noi nella gioia della risurrezione".

Come aiutare i nostri defunti
La Chiesa, madre e maestra, ci addita parecchi mezzi per suffragare le anime dei nostri cari e aiutarle a raggiungere la pienezza della vita eterna.
L’aiuto più efficace è la S. Messa, la Comunione fatta in suffragio dei defunti. La celebrazione Eucaristica, rinnovando il sacrificio di Gesù, è l'atto supremo di adorazione e riparazione che possiamo offrire a Dio per le anime dei defunti.
La preghiera: un mezzo sempre efficace, alla portata di tutti, tanto più efficace quando non chiediamo aiuti e beni per noi stessi, ma perdono e salvezza per le anime dei nostri cari. Questa preghiera è tanto gradita a Dio perché coincide con la sua volontà salvifica: Egli desidera, attende di incontrarci tutti in Cielo, in quella beatitudine per la quale ci ha creati. Oltretutto per molti di noi è un dovere di gratitudine per il bene ricevuto da parenti e amici e insieme una garanzia perché le anime, giunte in Paradiso, pregheranno per noi.
Tra le preghiere tanto raccomandate dalla Madonna, la recita del Rosario, con l'aggiunta dopo il Gloria, di una invocazione per i defunti: l'Eterno riposo.
Oltre la preghiera possiamo suffragare le anime con mortificazioni, sacrifici, penitenze, beneficenza e atti di carità, in riparazione dei peccati commessi mentre erano in vita.

Le Indulgenze
La Chiesa ci propone per suffragare le anime del Purgatorio anche la pratica delle "indulgenze". Queste ottengono la remissione della pena temporale dovuta per i peccati.
Ogni colpa, anche dopo il perdono, lascia come un debito da riparare per il male commesso. La Chiesa traendo dal suo tesoro "spirituale", costituito dalle preghiere dei Santi e dalle opere buone compiute da tutti i fedeli, quanto è da offrire a Dio perché Egli "condoni" alle anime dei defunti quella pena che altrimenti essi dovrebbero trascorrere nel Purgatorio.
L’indulgenza più nota è legata alla commemorazione di tutti i defunti, il 2 novembre, mediante: visite alle tombe, celebrazione Eucaristica al cimitero, visita a una Chiesa. Si può lucrare l’indulgenza plenaria a partire dal mezzogiorno del 1° novembre a tutto il 2 novembre.
Si può lucrare una sola volta ed è applicabile solo ai defunti.
Visitando una Chiesa, (si reciti almeno un Padre nostro e il Credo).
A questa si aggiungono le tre solite condizioni
Confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, ave, gloria).
Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre.


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Nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle condizioni di cui sopra.
INDULGENZA PLENARIA per i nostri defunti
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Possiamo acquistare a favore delle anime del Purgatorio l'indulgenza plenaria (una sola volta) dal mezzogiorno del 1° novembre fino a tutto a tutto il giorno successivo nel modo seguente:
vistando una chiesa
e recitando il Credo e il Padre Nostro

Sono inoltre da adempiere queste tre condizioni:
- confessione sacramentale
Questa condizione può essere adempiuta parecchi giorni prima o dopo. Con una confessione si possono acquistare più indulgenze plenarie, purché permanga in noi l'esclusione di qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.
- comunione eucaristica
- preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice recitando Padre Nostro e Ave Maria

La stessa facoltà alle medesime condizioni è concessa nei giorni dal 1° all' 8 novembre al fedele che devotamente visita il cimitero e anche soltanto mentalmente prega per i fedeli defunti
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